Bono e The Edge ospiti a “Che Tempo che fa” su Rai 1

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Questa sera gli U2 si sono esibiti alla trasmissione “Che tempo che fa” condotta  da Fabio Fazio su Rai 1. Erano presenti Bono e The Edge e hanno suonato tre canzoni in versione acustica.

You’r The Best Thing About Me
Get Out On Your Own Way
Sunday Bloody Sunday

Durante la breve intervista durata circa 10 minuti Fazio ha intervistato Bono e The Edge sul nuovo disco “Songs of Experience”. Era presente una delegazione di U2place composta dallo staff e da altre 30 persone sorteggiate tramite un concorso all’interno del nostro forum nei giorni scorsi. La parte relativa a Bono e The Edge è stata registrata giovedì 7 dicembre presso gli studi RAI di Via Mecenate. Su richiesta esplicita della RAI non abbiamo potuto rivelare pubblicamente l’orario di registrazione, trattandosi di un’esclusiva della RAI. Purtroppo ci sono delle regole e abbiamo dovuto rispettarle. Erano presenti comunque numerosi fan dentro e fuori dagli studios che erano comunque a conoscenza della registrazione.
Troviamo parecchio mortificante leggere certi commenti superficiali e con una vena di cattiveria. U2place esiste da 18 anni e da 18 anni è al SERVIZIO dei fan, quello che è stato fatto non è un insieme di tante belle parole farcite di falsità come molti altri amano circondarsi, U2place ha parlato con i fatti: coreografie, raduni, esclusive in anteprima mondiale a volte, aiuti continui costanti e quotidiani ai fan in cerca di biglietti, di abbonamenti, di presale e di tante altre cose… e tutto questo GRATUITAMENTE e forse meglio a volte del sito ufficiale. Quindi chi commenta sui social dandoci dei falsi o dei depistatori dovrebbe vergognarsi e fare un piccolo esame di coscienza. Essere fan degli U2 non è un dovere e nemmeno un diritto acquisito, essere fan degli U2 è un piacere che dev’essere condiviso con serenità. La cattiveria va lasciata da un’altra parte, non qui.

E noi fan come abbiamo vissuto l’intervento di Bono ed Edge? Ecco alcuni pensieri raccolti tra i presenti:

Alessandro, Alex The Fly: “ci sono momenti in cui prendi una decisione ed inconsapevolmente stai per fare una scelta che in qualche modo ti cambierà o quantomeno ti segnerà. Uno decide di andare ad un concerto, sceglie la data, si arma di pazienza, carta di credito, spera nella fortuna e poi programma tutto il resto.
Questa volta invece non c’erano Biglietti da prendere, date da scegliere…una sola possibilità, quella di vedere delle “persone” con cui “convivi” da quasi trent’anni in un’occasione molto più intima di quello a cui sei abituato quando sei insieme a 40/50 mila fan come te.
Puoi spendere soldi non preventivati per soli 15 minuti per due perfetti “estranei”? perdere un giorno di lavoro, fare su e giù per l’Italia in un solo giorno lasciando a casa moglie e figli per soli 15/20 minuti?
Non si può fare realisticamente ma stavolta pensi che lo devi fare, non so se te lo meriti ma senti che lo devi fare.

Forse ti spinge il “timore” che non ci possa essere in futuro una nuova occasione come questa ma hai la sensazione che va fatto e basta.
Tutto quello che poi è successo prima di quei venti minuti resterà comunque nella memoria: attesa, freddo, speranza, un cd e un libro da farsi autografare, la penna tenuta in mano quando le dita ormai non sembrano rispondere più…poi l’arrivo e la cocente delusione…ecco forse non dovevo…
Comunque si va avanti…i miei venti minuti mi aspettano adesso e cerchiamo di goderceli per bene.
Ecco “Lo studio”, il posto occupato con quella telecamera forse troppo tra la mia direzione e quel divano, tutto scorre troppo velocemente mentre sullo schermo compare un “countdown” e una cifra che conosco bene 20′ 00”.
Quando inizi a sentire le prime note dici dentro te “perché questa?” (you’re the best thing about me) (anche se sapevi che ci sarebbe stata), i secondi scorrono al contrario sempre più in maniera rapida e tutto diventa magico, quel pezzo abusato dalle radio è diverso o sono io che lo sto avvertendo in maniera differente.
Un quarto di quel tempo se n’è già andato e le successive note che ti arrivano nella testa sapevi che sarebbero arrivate e anche stavolta l’impatto è diverso da come te lo immagginavi (get out of your own way).
180 persone battono le mani e intonano parole che hanno ancora pochi giorni di vita e tutto questo è sempre più coinvolgente.
Poi arriva l’intervista e ti trovi a guardare in faccia così da vicino persone tu segui da una vita che invrce non sapranno mai della tua esistenza.
Il countdown continua a correre troppo veloce e i tuoi minuti sono inesorabilmente scaduti…quei due tuoi cari amici sconosciuti vogliono fare un regalo a chi è lì per loro “one more” e allora in un attimo ti trovi investito da uno dei primi pezzi che te li ha fatti incontrate e conoscere (sunday bloody sunday)…finisce il pezzo e come in un concerto c’è chi intona “Pride”…il cerchio si chiude, il viso stanco del tuo fratello maggiore ti mette apprensione ma ti ha regalato inconsapevolmente 20 minuti indimenticabili, unici, magici…anzi trenta”

Marina, Cliath: “Ho partecipato all’appuntamento al buio in preda alla tonsillite perchè sono una sfrontata, quando sono stata estratta ho fatto il 2+2 con Fazio e sono trasalita. Sono una cinica alfaprivativoemotiva, ma se si tratta di BONO si fermano tutti gli orologi del cosmo. Dalla Puglia con furore sono piombata sul divano della mia seconda casa preferita, tra cuori ribelli e pieni d’amore. Nemmeno siamo usciti a fare festa, avevamo il buco dentro dell’appuntamento con chi ami. La mattina l’ansia delle nozze e i corpi nel viaggio sull’autostrada deserta del Nord che produce. Freddo, un freddo porco per una terrona, vinto solo e soltanto dagli amici. Amici vecchissimi, nuovi e nuovissimi, io vi chiedo scusa, perchè quando vi vedo per me siete automaticamente casa. Al di fuori non ci capisce nessuno, la banalità delle solite domande o degli sguardi critici di chi non ha il fuoco indimenticabile, ci ha inondato di noia per anni, con voi si sta per ore, giorni, in giro per il mondo ed è come se fosse così da sempre. Quindi il mio eterno grazie agli U2 va agli U2 per tutto ciò che sappiamo e che dentro abbiamo e a questo mondo di amici  in continua espansione come l’Universo. Belli tutti quelli che ho incontrato, quelli che non c’erano ma che erano nel cuore e quelli che guarderanno stasera con la stessa emozione. 
Dentro, negli studi, quando parrucchino ci invitava ad essere caldi negli applausi ridevamo tutti, perchè quando gli U2 sono entrati è stato come se fossimo come sempre, sotto un palco. A parte la performance da brividi, vissuta in religioso silenzio, c’era una energia diffusa che era tangibile, con le bocche che sussurravano i testi, con gli occhi lucidi e con una empatia che è arrivata dritta negli occhi di Bono. L’abbiamo visto tutti, si è sentito a casa subito, tra i suoi, nell’abbraccio del pubblico suo, dei cuori suoi. Mi meraviglio di come manteniamo la compostezza di non andare tutti ad abbracciarlo, a raccontargli le nostre lacrime, i nostri grazie, la nostra esistenza da sempre stretta per mano alla sua. Mia madre dice che da quando avevo 9 anni ha visto questa cosa crescere e crescere e crescere che ormai è come se avesse un altro figlio in casa, mi ha chiesto come stesse, se avesse ancora gli orribili capelli biondi e tra le righe voleva sincerarsi di quell’ansia forte che avevo addosso, voleva essere certa che se qualcosa è andata storta adesso sia tutto ok, perchè se the lines on the face are the map to the soul, quel volto segnato ha fatto male a tutti. Eravamo lì ad abbracciare l’Uomo che amiamo, a celebrare un disco STUPENDO e una vita insieme. Grazie U2, per essere quello che sono. Grazie U2place perchè la passione è potente come il fuoco, ma è nulla senza l’intelligenza e l’empatia.”

Mikaela, MikaelaTenderTrap: “L’appuntamento è dopo pranzo, ma l’agitazione inizia a farsi sentire dal mattina. All’arrivo in via mecenate le transenne suscitano il ricordo di altri momenti già vissuti, ma questa volta è diverso, l’attesa pietrifica, un po’ per il freddo, un po’ per l’album appena uscito, un album denso che ti entra dentro, le liriche di Bono questa volta rimbombano dentro, lo calano in un ruolo umano, lo identificano nelle sue fragilità , ne sottolineano i momenti difficili attraverso cui è passato, forse mentre noi vedevamo solo la star immersa in un tour; del resto le emozioni per il joshua tree ci hanno saziato l’anima da fan u2, che altre emozioni potrebbero regalarci?
Le ore passano, in compagnia, con l’album in mano, la speranza di un autografo, la paura di dimenticare una frase da dire che poi al momento giusto non verrà mai fuori. Arrivano i van, i cuori si scaldano, ma Edge e Bono si infilano dritti negli studi Rai. E’ solo un attimo, Bono promette di passare a salutare dopo la registrazione, ma noi si ha un appuntamento dentro e si entra.
Una volta seduti c’è chi ci ricorda l’importanza di accoglierli in modo caloroso, ma noi siamo fan, sappiamo come farlo al meglio.
Le luci si accendono, Fazio annuncia gli ospiti, ed eccoli finalmente, le luci dello studio sono ancora più luminose ora.
Bono si accomoda sul divano, quasi si sdraia come un bimbo sul suo amico Edge, e a lui si appoggia per tutto il tempo dell’intervista, a lui cede spesso la parola. 
Vengono eseguite You’re the best thing, Get out of your own way , e una toccante Sunday bloody Sunday, il pubblico in delirio si alza in piedi, l’ovazione e’ totale e Bono si getta verso il pubblico, saluta, ringrazia, cerca un appoggio anche da noi, e viene ricambiato con gioia.
Un momento unico, intenso, vederlo e sentirlo fare cenno alle sue fragilità e ai momenti difficili attraverso cui è passato rende il tutto ancora più emozionante, le luci si spengono e rimaniamo nell’ombra e nel dubbio che le sue parole, dell’intervista e dei suoi testi celino una sofferenza che ancora non è finita. Ma ci sarà tempo per parlarne con gli amici, tempo per organizzarsi per il tour, tempo per tornare a sognare di incontrarlo ancora, per una stretta di mano e una parola detta in un inglese zoppicante, ringraziarlo di tutto quello che abbiamo saputo cogliere dalla musica degli u2 in tanti anni di passione.
Torna al centro della band con quest’album Bono, forse questa volta non con il suo ego dirompente, ma con la sua umanità ci guida verso quelle luci di casa che celano ombre che un po’ spaventano, ma le ombre fanno parte della luce attraverso di esse si impara a conoscersi meglio, a conoscere meglio anche quel tipo irlandese che ci ha sempre guardato dall’alto di un palco e che ora vediamo un po’ più umano“.

Massimo, lupomax: ” U2place in questi anni ha reso il “place” dove si trovavano gli u2 (in dato ed importante momento legato ad un evento) sempre più vicino a noi, complice la tecnologia che avanza a grandi passi e ci rende sempre più facile condividere esperienze portando la condivisione ad un livello tale da poter a volte credere di aver vissuto certe esperienze in prima persona. Con periscope assistiamo ai concerti attraverso gli “occhi” degli altri, con mixrl abbiamo sentito i concerti con le “orecchie” degli altri.
Sono grandi emozioni che l’essere in una community molto ben informata ed organizzata ci regala ma c’è comunque un invalicabile limite che non si può scavalcare, c’è sempre uno schermo di un pc o di uno smartphone tra noi e questa esperienza oppure lo schermo di una tv.
U2place ha fatto un regalo grande, enorme che molti sembrano fare ancora fatica a capire, il regalo di poter scavalcare questo limite e vivere una di queste esperienze in prima persona, tra l’altro un tipo di esperienza di solito riservata a pochi spettatori che di solito non hanno informazioni riguardo gli artisti che vedranno durante la trasmissione, un’esperienza per la quale non si può semplicemente acquistare un biglietto, non c’è presale o codice.
Ed è cosi che ci si ritrova fuori dagli studi televisivi davanti ai quali mai avrei pensato di trovarmi solo qualche giorno prima. Il grigio del cielo milanese e l’umidità non hanno gettato la minima ombra su una giornata perfetta sotto tutti i punti di vista. Non sono stato tra i fortunati che hanno incontrato il Bono e The Edge all’aeroporto, ma non posso dire nemmeno di essere stato parte dei delusi che li aspettavano in via mecenate. Facevo parte di un gruppo di persone felici, speranzose di un icontro certo ma felici di ritrovare amici provenienti da ogni dove.
Io non conoscevo molti dei presenti ma con altri invece sto notando che ormai siamo a 8 anni di conoscenza.
Il tempo passato nello studio (per lo meno il tempo dedicato agli u2) si è consumato in un lampo, sul cronometro a loro dedicato ho notato che si è andati oltre al tempo previsto di 10 minuti abbondanti, una sorpresa nella sorpresa.
Dovrò rivedere il tutto in tv per mettere a fuoco alcuni dettagli ma quello che si vedrà domenica sarà comunque filtrato e costruito da una regia, quello che abbiamo visto noi era reale, ci è stata concessa l’opportunità di assistere ad un evento reale e di poterlo ricordare così come è stato… La realtà che ho avuto di fronte mi ha permesso anche di cogliere un Bono all’apparenza molto stanco e un po’ giù di tono. Anche durante l’intervista l’ho visto cedere volentieri la parola ad Edge in più occasioni cosa che non è tanto da lui. Forse è stata solo un’impressione comunque, perchè ai miei sensi tutto è sembrato molto diverso durante l’esecuzione di una bellissima ed intima quanto potente Sunday Bloody Sunday, canzone extra non prevista, Edge ha fatto un sorrisetto furbo a Fazio davanti alla richiesta ma l’esecuzione che ci è stata regalata non era certo una cosa tanto per fare, Bono è stato profondo ed incisivo, cantando ad occhi chiusi nel silenzio di uno studio ammutolito che però ha sempre fatto la sua parte ad ogni minimo accenno di Bono. Ricordo questa più che le altre due canzoni eseguite per fare promozione al disco, eseguite forse in modo un po’ sbrigativo (o forse ero io emozionato a tal punto da non rendermi bene conto).
Auguro a Bono ed Edge un futuro assieme oltre alla musica quando e se questa dovesse mai venire meno nelle loro vite, dire che sono comici è dire poco.
Un plauso al pubblico, educato quanto potente e rumoroso al bisogno, a sottolineare la nostra passione, credo che i 2 l’abbiano percepito, dubito però che dalla tv ciò possa trasparire, lo spero. Comunque sia io c’ero e quindi ricorderò.
Ricorderò anche un bel dopo trasmissione davanti ad una semplice pizza accanto a delle semplici persone che parlano in maniera semplice delle cose straordinarie che capitano loro, vite diverse legate da questa passione che di tanto in tanto prende qualche colpo ma che è ancora viva e vegeta.
Ho visto gioia e rispetto negli occhi di chi ha ricevuto questo regalo tanti quanto ne ho visti negli occhi di chi questa sorpresa è riuscito a realizzarla, con grande difficoltà per cercare di accontentare quanti più possibile e dovendo comunque fare i conti con chi questo rispetto invece non l’ha avuto.
Ancora grazie e auguro ad altri di avere la stessa fortuna che ho avuto io.”

Eleonora, U2rules: “Inizia tutto con una notte insonne: quella tra il 6 e il 7 di Dicembre. No, nonostante sia milanese non ho una strana forma di feticismo per la giornata di Sant’Ambrogio e la fiera degli Obej Obej. A Milano, nella mia Milano arrivano loro, la band che da quando ho 14 anni accompagna la mia vita e in un certo senso la controlla; nessuna accezione negativa. Gli U2 mi sono entrati nel cuore quando ero un’adolescente e non ne sono più usciti.
Chi non ha grandi passioni non capisce cosa voglia dire per me avere l’opportunità di assistere ad una loro esibizione in un piccolo studio televisivo davanti a sole 200 persone. Per cui sì notte insonne e agitazione alle stelle, poi con la mia sorella uduica Adele, Marco e Carolina arriviamo in via Mecenate alle 13.30 circa. Li troviamo tante facce amiche, quelle che senti ogni giorno ma riesci a vedere solo di tanto in tanto, ma non importa perché ad unirci c’è un’unica grande passione, quella per i quattro di Dublino.
Inizia la lunga attesa, Bono e Edge dovrebbero arrivare nel pomeriggio; le notizie si alternano, gli orari cambiano. Intanto fai chiacchiere con fan storici ascoltando quasi ipnotizzata i loro racconti. Si parla anche del nuovo album e il giudizio è unanime; lo amiamo. Un album che ti entra dentro e ti smuove l’anima e le viscere. Sono le 17.25 circa quando la polizia si schiera e subito dopo ci sfilano davanti prima un furgoncino nero con dentro Bono e poi una berlina nella quale siede Edge. Scendono dalle vetture, salutano con un gesto della mano i fan schierati in loro attesa e si scusano; è tardi e devono entrare a provare. Inutile negare un po’ di delusione ma mi ricordo subito della grande opportunità che mi è stata data e mi torna il sorriso.
Dopo il controllo documenti di rito entriamo in studio e prendiamo posto; siedo in terza fila. A breve saranno a pochi metri da me.Entra Fazio, qualche raccomandazione sulla discrezione da mantenere e preannuncia che tenterà di fare loro una richiesta extra rispetto quanto pattuito. Finalmente si comincia Fazio e la Lagerback li presentano, sul mega screen le immagini della loro storia, nello studio si diffondono le sonorità dei loro pezzi più celebri.
Lo schermo si apre e finalmente fanno il loro ingresso Bono e Edge; il pubblico è in piedi, l’accoglienza festosa e rumorosa.  Ho la pelle d’oca. Intonano per prima You’re the Best Thing About Me; il pubblico ascolta in religioso silenzio, forse intimorito dal fatto di trovarsi in uno studio televisivo. La voce di Bono è calda e potente, ti avvolge e ti culla.
E’ la volta di Get Out Of Your Own Way. A questo punto il pubblico non si trattiene e canta insieme a Bono, accompagna battendo le mani a ritmo. Bono ed Edge sono visibilmente storti dalla reazione del pubblico e sorridono emozionati, grati per l’accoglienza. Si accomodano su un divanetto di pelle; bono si stende poggiando la testa sulle gambe di Edge, un o’ come se fosse dallo strizzacervelli.
Fazio inizia con le domande sul disco e sui testi; Non posso fare a meno di notare che Bono appare molto stanco e cede spesso la parola a Edge che interviene come un fratello amorevole.
Poi la richiesta di Fazio: “vorremmo intonaste la vostra preghiera laica”. I due si consultano e accettano. Partono le lacrime per una versione di Sunday Bloody Sunday di una bellezza che non si può spiegare, puoi solo arrenderti e lasciare che ti trafigga il cuore.
L’applauso che segue è interminabile, Bono visibilmente commosso. Mentre esce dallo studio cerca il contatto con il pubblico che come dalla migliore tradirione italiana si dimostra un po’ troppo caloroso e costringe la sicurezza ad internare accompagnando il “poeta” fuori dallo studio.
Resto seduta per qualche minuto, in contemplazione di quanto appena vissuto, certa di avere ricevuto un dono unico”

Stefano, Vicovox: “Seduto su un seggiolino di uno studio televisivo, pensando a come è passata la giornata – 4 ore piacevolmente volate aspettando automobili nere con vetri oscurati – e a come sarà la serata.

Nel frattempo assistenti di studio che spiegano come funzionerà il programma, quando applaudire, Fazio che scalda i motori e chiede di dargli una mano quando domanderà ad i nostri un fuori programma sul finale. Non ricordo chi tempo fa esortava ironicamente di guardare più televisione (eh eh).
E dal seggiolino mi alzo quando entrano loro, microfono e chitarra pronti, e via con due acustici, Bono che sa come stare davanti a telecamere e sa come afferrare – come ce ne fosse stato bisogno – il pubblico.
Mr Hewson che un paio di ore prima scendeva dall’auto nera vicino a pochi metri da me, calmo ma di una presenza forte, carismatica, quasi “magica”, e si scusava perchè doveva entrare dentro siccome in ritardo ma sarebbe uscito a salutare in un secondo momento.
L’intervista procede nella normalità, si tocca il tasto del periodo negativo passato da Bono, Edge e Fazio che lo rincuorano con due gesti rassicuranti. 
Arriva il momento in cui Fazio aiutato da noi chiede il fuoriprogramma, ed allora salgono le note di Sunday Bloody Sunday, e quindi i 250 presenti, le persone rimaste fuori ad aspettarli (Bono ed Edge manterranno la promessa ed andranno a salutarli), gli spettatori che assisteranno da casa, si uniscono insieme a questa preghiera – come l’ha definita Fazio – e cantiamo, ed il calore è tanto, ed allora la performance volge al termine, il pubblico si alza in piedi, noi che innalziamo il coro di Pride, ed io alzato sopra quel seggiolino applaudo, e ripenso ai miei 20 anni uduici, ed applaudo, e penso che cavolo l’avresti detto 20 anni fa, ed applaudo, e sorrido, e li vedo ringraziare e penso – un’altra volta – che siamo fortunati ad essere fans degli u2.
Si spengono i riflettori ed i due vanno spontaneamente a salutare le prime file, ed allora il fan che è in me, quello che non ha mai incontrato la band scende e trova un passaggio laterale, Bono continua a salutare e quando prende la via di uscita si trova davanti me che semplicemente gli dice un “hey Paul, great”, e ci stringiamo la mano alta. Seguirà anche la stretta di mano con Edge.
In venti anni più  volte mi ero immaginato cosa avrei fatto, cosa avrei detto a Bono se lo avessi mai incontrato, se lo avrei abbracciato o detto chissà quante cose. In verità ho fatto la cosa più semplice del mondo, l’ho guardato negli occhi e ci siamo dati la mano, un secondo di stretta forte e decisa in cui c’erano 20 anni di ascolti, di sogni, di sorrisi, di dispiaceri, di vita. 
Non gli ho più detto niente, forse non l’ho neanche salutato, e sono tornato felice, quasi in trance, a sedere su quel seggiolino di quello studio televisivo ricordandomi sempre – come diceva quello lì – che devo guardare sempre più televisione.”
Andrea, Dobro: “07/12/2017, il mio primo appuntamento al buio, così tanto al buio che non mi ero nemmeno accorto del contest sul forum; e per questo devo ringraziare un amico placer che me lo ha segnalato sabato 2.
Non ci ho pensato 2 volte, l’appuntamento è totalmente al buio ma lascia comunque intendere che sia un evento unico nel nome degli U2. Devo ammettere che per due delle 4 domande ho dovuto andare a rivedere su U2byU2(non si smette mai di sapere abbastanza sui nostri 4).
A questo punto non restava che attendere, contando di non aver mai vinto in vita mia un’estrazione, un concorso o un sorteggio, la vivo con molta serenità, ma allo stesso tempo comincio a fantasticare su cosa possa essere questo evento straordinario, con la speranza forte che vi sia presente la band. Domenica 3 Fazio annuncia la presenza di Bono ed Edge nella puntata successiva e a quel punto il sospetto che l’evento sia la registrazione alla RAI si fa piu’ concreto.
Arriva il giorno dell’estrazione e non ci posso credere ma ci sono! Sono l’ultimo della lista! Da un lato una grandissima gioia, dall’altro un terribile senso di colpa per quell’amico che mi ha segnalato il contest e che non è tra gli estratti. I giorni precedenti all’evento devo ammettere di averli vissuti con un po di sana ansia, tra i primi ascolti di SOE e il provare ad immaginare a cosa avrei assistito.
Finalmente arriva il grande giorno, alle 13 sono già in via Mecenate, ritrovare tante persone con cui hai vissuto e condiviso concerti, viaggi, transenne ed emozioni è un po come un ritorno a casa; diciamolo, gli U2 e la loro musica sono quello che ci porta a ritrovarci in queste occasioni, ma poi il condividere la nostra sana malattia è qualcosa che vale tanto quanto la musica che amiamo.
L’attesa scorre via piacevolmente in compagnia tra risate, ricordi e un gran freddo, con l’aspettativa di riuscire ad avere Bono ed Edge davanti a te per un attimo, per un autografo, un selfie o anche solo una stretta di mano.
Devo ammettere che un po di delusione c’è stata quando i nostri sono arrivati in ritardo e sono entrati negli studi senza fermarsi fuori; una delusione che comunque ha ben poco peso se confrontata con la possibilità di vederli dal vivo in un ambiente intimo e fuori dal comune come lo studio di Che tempo che fa. E’ la prima volta che partecipo ad una trasmissione televisiva e sono molto incuriosito da tutto quello che succede attorno (diciamo che anche Filippa mi “incuriosiva” parecchio). La scenografia è da subito ben chiara, due poltrone al centro dello studio dove si siederanno Bono ed Edge come nel salotto di casa. Finalmente ci siamo eccoli che entrano e si presentano con Best thing+Get out acustiche quasi in medley, due canzoni che non amo particolarmente, forse due delle canzoni che apprezzo meno di SOE ma come al solito il coinvolgimento è totale, la capacità di Bono di rapirti e portarti dentro le canzoni è unica. L’intervista è piacevole, Fazio mi risulta quasi simpatico(e non è facile ammetterlo per me viste le nostre opposte fedi calcistiche).
Il tempo vola tra argomenti leggeri e piu’ impegnati, si arriva velocemente alla fine dell’intervista con la richiesta (non so quanto a sorpresa) di Fazio di eseguire Sunday Bloody Sunday: Bono ed Edge non possono rifiutarsi nello studio non siamo tanti ma siamo molto rumorosi e il nostro entusiasmo credo (o voglio pensare che sia così) abbia trasportato un po anche loro.
E’ una Sunday dolce e intensa che vuole dare un messaggio di speranza, quello che anche le situazioni che sembrano insuperabili si possano risolvere, col compromesso dice Bono. L’esecuzione termina con un tripudio, il mio amico Medulla di fianco a me parte col coro di Pride(Oh oh oh oh) e tutto lo studio si unisce facendo sentire chiaramente a Bono e Edge l’affetto, il calore e l’intensità che proviamo per loro e la loro musica. E’ stata una serata speciale, una giornata speciale, memorabile nel nome degli U2, nel nome di u2place e di questa passione che ci unisce e ci fa stare bene insieme.
Grazie di cuore a chi ha permesso che tutto questo si realizzasse.”
Alessandro, Il Prof: “Cercherò di raccontare soprattutto il contorno di quello che è stato visto in televisione e che è già stato descritto con molto sentimento da gli altri.
Tutto inizia con telefonate, messaggi, accordi per partire in macchina tra amici che arrivano da parti diverse d’Italia, c’è chi ha fatto ore di treno, chi parte dalla stessa città di Bologna e chi da vicino, primo appuntamento in autogrill per incontrare altri amici e finalmente ci dirigiamo in via mecenate, in macchina racconti della volta precedente sempre in RAI, aspettative, pensieri, mentre ascoltiamo in sottofondo il nuovo album.
Forse questa volta sono più tranquillo senza troppe aspettative di incontrarli o altro, sono già tanto contento di assistere al programma, che qualunque cosa sarebbe un, comunque meraviglioso, di più.
Vedo fan intorno che non li hanno mai incontrati e percepisco la loro “tensione”, li capisco perfettamente perchè è la stessa che avevo anche io, prima di incontrarli per la prima volta che guarda caso è stata proprio in via mecenate il 12 ottobre 2014
L’attesa passa veloce in compagnia e tra risate, chiacchiere e un gran freddo arriviamo alle 17.30
Arrivano le auto, qui capisco perchè li ho dentro di me dai tempi di WAR, le emozioni aumentano, non si possono trattenere ed è, anche per me, come fosse la prima volta, spero di rivedere quello sguardo che ti fissa come ogni volta che l’ho rincontrato.
Questa volta però il caso vuole che non ci sia tempo, l’aereo ha tardato, si sono già fermati con i pochi fuori dall’aeroporto per cui vanno subito dentro, vedo molte persone deluse e tristi, la loro occasione dopo tante tante ore di freddo sembra svanita.
Ma c’è sempre il grande onore di poterli vedere e soprattutto sentirli in studio per cui ci accomodiamo dentro.
Al loro ingresso in studio, in un attimo sparisce tutto, si crea quella magia che solo loro riescono a creare, c’è poco da raccontare, le emozioni si vivono, e non riuscirei a descriverle perchè sono comunque molto personali, una voce e una chitarra riempiono lo studio e ci scaldano, Bono ispirato, si carica dell’energia del pubblico e la restituisce amplificata, il suo carisma è ancora immenso!
L’intervista scorre tra battute, cose serie, racconti sull’origine delle canzoni, qui Bono è invece “strano”, non è il solito chiacchierone, lascia spesso parlare Edge… quando finiscono, dopo una meravigliosa “Sunday Bloody Sunday”, scendo con calma qualche scalino, li vedo passare vicino e semplicemente allungo educatamente la mano, stringo quella di Edge che sorride trasmettendo la sua calma.
Prima di tornare al mio posto vado a salutare anche il mitico e disponibilissimo “Joe” che mi dice delle 4 date ad ottobre, gli dico “see you next year in Los Angeles” e mi risponde quasi sorpreso “oh great”
Ma non è ancora finita qui, durante l’intervista di Hamilton iniziano ad arrivare messaggi che sono ancora a Milano e che partiranno alle 22,30, cerco a mia volta di condividere questa informazione  e di avvisare gli altri, finita la trasmissione andiamo anche noi in aeroporto, siamo in pochissimi fuori ad aspettarli, tutti tranquilli e composti.
Vediamo le auto che entrano, Edge esce per primo ma anche questa volta non si ferma, ma come sempre è sorridente e dispensa saluti.
Bono rimane in auto per 5 minuti abbondanti insieme ad un’altra persona a vedere un video, quando esce ha un viso stanco, non sembra molto in forma, spero sia stanchezza, ma trova l’energia per scusarsi di non potersi fermare a fare foto e firmare autografi, passa vicino  e stringe un paio di mani, si gira e mi guarda, non so cosa gli sia passato in testa, magari un flash dell’incontro di qualche mese prima ad Amsterdam, sta di fatto che allunga la mano per stringere anche la mia, una stretta che ricorderò, una mano calda, forte che ripaga di tutta la lunga giornata e rientriamo a Bologna. 
Se dovessi riassumere la giornata, direi che sono semplicemente felice.”
Francesca, Lince: “Ho sempre sognato di “vedere” gli U2 in uno spazio intimo, ristretto, come se suonassero solo per me. Un concerto privato, mio.
Un sogno, appunto.
In qualche modo è capitato, in quello strano modo con cui il destino snoda davanti a noi i suoi percorsi: eccoli, davanti a me, a pochi metri. Bono ed Edge. Veri, reali.
Sono qui, con me.
Sono qui per me, per noi pochi e fortunatissimi. Davvero non ci si crede.
Quando parte l’annuncio di Fazio e sul video wall iniziano a scorrere spezzoni di filmati, concerti ed interviste e nell’aria si sentono le loro canzoni più note mi rendo conto che sta per succedere, che sta succedendo, che il sogno sta diventando reale.
Bono si avvicina al microfono, Edge con quel suo sorriso spiazzante lo affianca con la chitarra e tutto comincia. E io ci sono, incredibile davvero.
La cosa pazzesca è la voce di quest’uomo, l’uomo che insieme ai suoi 3 amici mi ha salvato la vita decine di volte. E continua a farlo.
Voce incredibile, calda, toccante, emozionante, perfetta .. perchè in un set acustico non puoi mentire, non puoi truccare, nasconderti dietro effetti o strumenti complicati. C’è solo la tua voce accompagnata dalla chitarra.
Ed eccoli col cuore in mano, con una sincerità disarmante. La dolcissima voce di Edge accompagna quella di Bono: armonia perfetta.
Passano the best thing e get out e sono così intense che è impossibile non amarle: mi sono piaciute entrambe al primo ascolto perchè sanno di estate, di cieli blu e di armonia, ma avere l’onore e il privilegio di sentirle così è qualcosa che va oltre ogni mia aspettativa.
L’intervista scorre veloce, domande interessanti, risposte complete.
Edge parla tantissimo, sorride sempre, allarga le braccia e il cuore: quest’uomo riesce a trasmettermi una serenità incredibile.
Bono è … Bono:  si sdraia sul divanetto, parla del Papa, dell’Africa, dei figli, di se stesso, del disco .. Di questo disco “ossessionato” dalla morte: “rivolgiti agli altri pensando di essere morto”… da morti non si può mentire, le maschere cadono, i filtri non servono più, la prospettiva è vera, cruda, tagliente.
Un disco infinito, talmente puntuale nel toccare corde profondissime da quasi spaventare, ma intriso di speranza e di luce. Tantissima luce.
Come quella sui cieli d’Irlanda, finalmente in pace… “se è successo in Irlanda, perchè non potrebbe succedere altrove?”
Parte Sunday, sentitissima … how long must we sing this song?, how long? tonight we can be as one .. il cuore batte fortissimo, un sorriso che si allarga da un lato all’altro del viso e tanta gioia dentro.
Brividi a non finire, la felicità di quei minuti insieme a loro, un sogno realizzato. Priceless.
L’emozione palpabile, la chiarezza con cui avverto che sì, anche stasera mi hanno presa per mano, su quelle strade senza nome .. perchè l’amore è tutto ciò che ci resta, l’unica cosa che trascende lo spazio e il tempo. E la morte.
Questo è il dono che ci fa l’ “esperienza”. E questo è il regalo che ho ricevuto da loro.
Grazie, fino alla fine del mondo.”
Andrea, Bono83: “40 ore di passione che mi hanno portato ad essere presente a questa performance live.
‘Sunday Bloody Sunday’ rappresenta il punto finale di ciò che ho vissuto ma anche il punto di partenza, la silenziosità acustica della sua esecuzione rappresenta il nulla in confronto alla potenza rivoluzionaria del messaggio che vuole trasmettere. Questa ‘preghiera laica’ è figlia dell”innocenza’ dove solo un ego smisurato del ‘North side of Dublin’ ti porta a conquistare il mondo con la forza delle parole e ideali che hanno segnato la tua giovinezza, una sorta di parallelismo continuo come un legame che vuole essere da raccordo con quell’ego che Bono riconosce di placare con uno scatto d’umiltà figlio dell’esperienza e che ti porta ad avere coscienza di ciò che sei stato, ciò che sei ma soprattutto dove tutto questo ti porterà. L’architrave di questo pensiero è alle loro spalle, il loro percorso musicale segnato da 41 anni di immagini che si sovrappongono dall’’innocenza’ di Peter Rowen in ‘Boy’ all’’esperienza’ Eli Hewson e Sian Evans in ‘Songs of Experience’ con le copertine dei loro lavori musicali, dove al centro di tutto primeggiano i loro giovani figli innocenti nella posa ma con elmetto in testa alla giovane Sian segnata in passato da problemi che è la vera chiave di questa immagine semplice ma potente, tutto ciò non è altro che una logica non solo musicale ma anche ideologica che rispecchia il loro credo lungo una vita intera. È questo che hanno voluto trasmettere Bono e The Edge in questi 30 minuti, scanditi non solo da questa idea musicale ma anche segnati da opinioni in merito a temi spinosi come la questione migranti tanto a cuore ai due rocker irlandesi, una visione comune con Papa Francesco con cui condividono primati unici, da una parte il pontefice che ‘lotta’ da ribelle di fronte a tale questioni, dall’altro The Edge che è il primo musicista che abbia mai suonato nella Cappella Sistina. Ma come tutti sappiamo il padrone della scena resta Bono che conquista il palcoscenico gettandosi sul divano come farlo suo e alla fine saluta tutti stringendo mani e con un mio sussulto mi avvicino ad una scala all’uscita dove incrociamo gli sguardi come una sorta d’intesa dove accenna un sorriso e vedi quell’innocenza ma dove intravedi l’esperienza che ti segna e capisci tutto il senso per cui insegui i tuoi sogni attraverso le loro parole fino alla fine del mondo. A presto vecchi amici di Dublino, ‘Dream out loud’ 
Alcune foto ‘rubate’ durante il pomeriggio:
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