AB Anniversary: intervista a Davide Sapienza, storico fondatore di FIRE

In occasione del ventennale dell’uscita di Achtung Baby, abbiamo avuto l’onore di intervistare Davide Sapienza, storico fondatore di Fire: la prima fanzine e fanclub degli U2 italiano negli anni ’80.
Scrittore, giornalista, traduttore e narratore anche in prima persona dei propri viaggi ed esperienze è stato fonte di ispirazione per molti fan degli U2 negli anni ’80 che ancora oggi ricordano l’esperienza di Fire e della propria rivista con piacere.
Ecco le domande che ho preparato e le risposte di Davide che possono essere spunto di riflessione interessante sulla carriera degli U2 dagli anni ’80 ad oggi.

1) Cosa significava negli anni ’80 essere un fan degli U2 e di conseguenza essere il fondatore di Fire con tutto quello che Fire rappresentava in quegli anni?
Quando ascoltai gli U2 per la prima volta ero a casa di un amico di Torino, che mi fece ascoltare Gloria. Sapeva che amavo i Police e mi disse…senti questi…Fu amore a prima vista. Venivo da un’adolescenza ricca di rock e west coast, sono sempre stato molto orizzontale negli ascolti. Per me ascoltare gli Who o Neil Young, i Pink Floyd o i 10 CC, i Beatles o i REM era comunque stare con la musica. Venne War. Dal liceo ero passato all’università. Ero al primo anno e traducevo i testi degli album nuovi per il negozio dell’ateneo. Quel mese tradussi War e The Final Cut dei Pink Floyd. Temi vicini, dopotutto…Conobbi una persona, Giuseppe Calegari, all’università che l’anno seguente, nel 1984 mi disse: ma scusa, perchè non fondiamo un fan club degli U2? E così fu. Essere appassionato di U2 significava questo, per me, che mi stavo affacciando alla professione di autore di libri rock, traduttore e giornalista (quell’anno, infatti, pubblicai le traduzioni dei testi di Joe Jackson per Arcana). Fire nacque veramente da una vampata. E poi, a ottobre, arrivò The Unforgettable Fire che resta il mio album preferito, a livello di legame emotivo e interiore.

2) Da Joshua Tree ad Rattle And Hum… qual era il sentimento di un fan degli U2 quando Bono al termine del LoveTown Tour affermò di “aver bisogno di andare via per poi tornare a sognare ancora”?
Sinceramente pensai che faceva bene a dirlo. Ma ero abituato ormai al fatto che gli U2 sapevano pianificare bene le proprie mosse pubbliche. Nulla era a caso. Anche quell’annuncio. E quando nulla è a caso, c’è anche tanto marketing a sorreggere queste “uscite”. Diciamo che gli U2 sono una macchina che ha compreso subito come manipolare i mass media. Direi che solo Jim Morrison, per profondità di contenuti espressi, prima di loro, aveva saputo utilizzare i mass media come mezzo espressivo e artistico. Figuriamoci dunque un palco dal quale annunciare “ce ne andiamo per un pò”. A pensarci oggi, circa 2 anni. Allora un’eternità, oggi nulla.

3) Erano anni di grandi cambiamenti sociopolitici, con Achtung Baby gli U2 hanno cavalcato lo spirito di rinnovamento dopo la caduta del muro o secondo te l’hanno anticipato?
The Artist Is A Cannibal canta Bono in Achtung Baby. Da un certo punto in avanti gli U2 riuscirono a ripercorrere le tracce di alcuni grandi del rock inventando un idioma tutto loro. Il che è un grande merito. Achtung Baby ha il suono dei tempi che cambiano. Si capiva dai primi ascolti. Io rifiutai quell’album (pubblicamente, nella mia “infamous” recensione del Buscadero, probabilmente uno dei peggiori articoli che ho scritto da giovane) per motivi personali. Ero stufo, mi sentivo oppresso. Facevo il giornalista, scrivevo e traducevo libri e dovevo comunque sempre essere “quello degli U2”. Era caduto il Muro di Berlino, per me era venuto il tempo di far cadere questo muro che mi era stato costruito intorno. Gli U2 non c’entravano molto, ma la vita a volte va così soprattutto se hai solo 26 anni e lavori sotto pressione pubblica già da sette (in relazione agli U2, intendo).

4) Come ha reagito Davide di Fire e il fan degli U2 che veniva da Joshua Tree al primo ascolto del primo singolo “The Fly”?
Una canzone molto bella. Sentivo quattro giovani uomini che diventavano uomini adulti, con le malizie e le “protezioni” emotive che solo One e Love Is Blindness lasciavano cadere per svelarci che in fondo al cuore gli U2 volevano essere ancora passione emozione sentimento. Essere cool però divenne il loro imperativo. Ricordiamoci i discorsi di Bono sull’importanza di restare in superficie…

5) Per chi come te è cresciuto con il Bono spirituale degli anni ’80, quale sentimento ha provato nel vederlo calato nella parte della finta rockstar viziata e cinica del periodo ZooTv?
Era una parte e probabilmente un alter ego necessario per affrontare non solo un successo di massa mostruosamente grande ma anche una identificazione di massa difficile, per un essere umano, da gestire. Ricordo una frase di sua moglie Alison in un’intervista di Hot Press. Diceva che quando finiva un tour degli U2 spediva Bono in hotel per qualche giorno perchè appena arrivava a casa saltava sul tavolo e faceva il Bono degli U2. Così lei gli diceva: “ehi! Io non sono settantamila persone! SONO IO! TUA MOGLIE!”…

6) Come sono stati vissuti i mesi prima dell’uscita di Achtung Baby all’interno di Fire? E come hanno reagito la maggior parte dei fan al
primo ascolto?

FIRE non c’era più quando uscì Achtung Baby. Il saluto era avvenuto ormai da un anno. Inoltre FIRE, a parte l’inserto U2 World Service per gli abbonati, dal 1987 era già diventata una vera rivista di musica, cinema, libri e altre cose. Ma quando uscì Achtung Baby io viaggiavo il più distante possibile dai fan degli U2 e da quel mondo. Ne avevo bisogno. Il che non toglie che per l’edizione 1991 del libro dei testi e per quella del 1993 (Zooropa) scrissi delle prefazioni delle quali vado ancora molto fiero.

7) Prima che uscisse Achtung Baby ci si aspettava qualcosa sulla scia di Joshua Tree o c’era nell’aria l’idea che gli U2 avrebbero cambiato
rotta? C’erano stati dei segnali o fu un vero e proprio “shock”?

Come dicevo sopra, gli U2 pianificano ogni cosa e la comunicano a dovere e in maniera pervasiva. TUTTI ci aspettavamo un grande cambiamento. Quello che fecero di importante con Achtung Baby fu di tornare a essere cool nell’ambiente rock. Cosa di cui a me non fregava nulla. Ma ti racconto un aneddoto. Era novembre e da qualche mese vivevo in montagna. Una sera dopo un concerto al Bloom di Mezzago, invitai da me Manuel Agnelli degli Afterhours, che ai tempi seguivo assiduamente e sui quali avevo già scritto. Ascoltammo la musicassetta di Achtung Baby (che poi gli regalai) e lui rimase molto colpito. Non era un fan degli U2 ma capii che gli U2 erano riusciti a fare un album che sapeva colpire un certo ambiente alternative rock che aveva spesso attitudini snob nei confronti delle band di successo. Persino Paolo Mauri, noto fonico e mio caro amico con il quale dissentiamo su ogni cosa, amò quell’album. Due piccoli esempi che però rivelano una sensazione che c’era allora. Come dire: con gli U2, ti piaccia o meno, i conti li devi fare se vuoi essere uno che sta in questo ambiente.

8) Davide (come hai confermato sopra) fu molto severo con Achtung Baby all’epoca, oggi invece è ancora della opinione?
Come dicevo sopra la mia recensione più che severa fu una lettera mimetizzata di addio agli U2. Achtung Baby è un grande album e anche se non lo ascolto da molti anni (lo farò grazie a questa intervista), secondo me resta uno dei momenti chiave della carriera discografica degli U2.

9) Zooropa uscì a corollario di Achtung Baby nel luglio del 1993 dopo oltre un anno di ZooTv… com’erano cambiate le opinioni e le
sensazioni di Davide di Fire e in generale dei fan?

Zooropa uscì alla chetichella – altro esperimento di comunicazione degli U2 – e lo trovai affascinante, coraggioso. Interessante, importante. Vero. Sincero. Un piccolo grande album.

10) Qualcuno definì Zoo Station il suono di quattro ragazzi che abbattevano il Joshua Tree… cosa ne pensi?
Mah. Frasi ad effetto che lasciano il tempo che trovano…

11) Gli U2 sono sempre stati considerati una “mosca bianca” nel panorama musicale degli anni ’80, con Achtung Baby invece hanno scelto
un ruolo di primo piano o a loro modo erano ancora l’innovazione più all’avanguardia?

Beh una mosca bianca che vende 15 milioni di album di The Joshua Tree significa che trasformò tante altre mosche nere in bianche…perchè gli U2 innovarono soprattutto con The Unforgettable Fire. Quello è l’album innovativo. Il resto è il “raccolto” di frutti diversi, da The Joshua Tree ad Achtung Baby. Guarda caso tutti album prodotti dai due geni della lampada, Eno-Lanois. Guarda caso produttori del disco più interessante degli U2 da allora, No Line On The Horizon…

12) Secondo te gli U2 di oggi sono diventati quello che nel periodo Achtung Baby / Zooropa si divertivano a schernire?
C’era autoironia anche allora. Erano ben consapevoli di avere guardie del corpo rudi, come spesso è necessario che sia, e un manager cinico spietato e molto legato al business. Gli U2 diventarono un’azienda e lo sono ancora. Quello che mi ha colpito è stato il decennio di giochetti ad effetto sulle sonorità per coprire una incapacità o la mancanza di voglia di approfondire la Musica per tentare strade differenti. Sperimentare seriamente, insomma. Le canzoni sanno scriverle, questo non si discute. Però pensa a Pete Townshend e agli Who che vanno da I Can’t Explain a Who Are You? in dodici anni…per non dire poi del Townshend solista…ecco cosa intendo.

13) Fire… nome non a caso. Quel “fire” che animava l’anima inquieta di Bono c’è ancora? E Davide cos’ha imparato dal Bono di quegli anni?
Dagli incontri a Dublino etc. etc.?

Fire era passione, fuoco. Lo scelsi pensando alla canzone che c’è su October, album poco citato e sottovalutato. Ma album di una bellezza tersa e autunnale davvero emozionante. Penso che un personaggio come Bono non perderà mai la passione. E’ una figura fuori dagli schemi e dalle righe. Non l’ho incontrato tante volte, ma ogni incontro rivelava uno sguardo che difficilmente si dimentica. Lo sguardo di chi voleva vedere oltre. E io mi sentivo esattamente così. Allineato all’idea che U2, You Two ma anche You Too, significava semplicemente: andate, e fatelo anche voi.

Intervista e domande di Rudy Urbinati

Un grazie ancora a Davide Sapienza per la disponibilità.

Per chi volesse conoscere più a fondo Sapienza e le sue opere può trovare informazioni su davidesapienza.net.
Per chi invece fosse interessato a conoscere Fire e quello che è stato ricordiamo che per anni U2place ha ospitato tutti i numeri di “Fire” scannerizzati in PDF, oggi li potete trovare sul blog di Stefano Tesè (Las) all’indirizzo Fire @Suburbs

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