Analisi approfondita sulle vendite di Songs of Innocence degli U2

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It’s like – you people, you need heroes, you know. People want to… the media want to create heroes. But if I agreed to the job, you’d kill me! So, I’m backing out.”  Bono, marzo 1992.

Spesso, mentre ci arrovelliamo tra numeri e posizioni, ci viene chiesto: “Davvero gli U2 prestano tanta attenzione alle vendite dei loro dischi?” La risposta affermativa, oltre a suscitare una sorta di malcelato indispettimento nell’autore della domanda, innesca in genere una pletora di obiezioni, la più gettonata delle quali è: “Non hanno già guadagnato sufficiente denaro in carriera da poter leggere le classifiche con occhio incurante?”

Sgombriamo il campo dagli equivoci: la bramosia della band per i risultati delle charts non è dettata da censurabili forme di cupidigia, le quali, peraltro, confliggerebbero apertamente con i plurimi impegni sociali di Bono e gli intenti solidaristici manifestati dal gruppo nell’arco della carriera. Assurgere allo status di “migliore band al mondo”, tuttavia, implica giocoforza una stretta correlazione con i dati di vendita. I risultati commerciali costituiscono, infatti, un indefettibile parametro del consenso popolare, dell’adesione del pubblico ad un determinato progetto artistico, del grado di attecchimento del proprio lavoro.

band 1987

Il primo a saperlo era proprio l’ex manager della band, Paul McGuinness, che nel 2000 ebbe modo di stigmatizzare con veemenza i vertici della Interscope Records per il solo fatto di aver acconsentito alla pubblicazione, negli Stati Uniti, di All That You Can’t Leave Behind in concomitanza con l’album di Jay-Z (The Dynasty: Roc La Familia), temendo, come effettivamente fu, di perdere il  numero 1 nella “Billboard Top 200”. Un ragguardevole danno all’immagine della band che, da The Joshua Tree in avanti (raccolte escluse), aveva inanellato cinque numeri 1 consecutivi. Il buon vecchio Paul, tuttavia, non aveva considerato il “boom” degli OutKast con Stankonia che soffiarono agli U2 anche la seconda posizione, acuendo il disappunto del manager.

“I don’t believe in free music. Music is a sacrament.” Bono, Cupertino (Calif.), 9 settembre 2014

Bando all’ipocrisia, nessuno vuole sostenere l’assunto di un gruppo che, in spregio ai dettami del rock, è affetto da una desueta forma di filantropia, talché elargisce mentre dei guadagni se ne infischia bellamente. No. In questa sede ci preme sottolineare che se il mero fine fosse il solo profitto pecuniario, come sovente insinuato, gli U2 avrebbero potuto accomiatarsi dalle scene da parecchi lustri. L’ultimo Songs of Innocence ci offre una dimostrazione quasi inoppugnabile del reale intento che anima la band: diffondere la propria musica al maggior numero possibile di ascoltatori. In tal caso, posto il mese abbondante di free download dell’album, anche a costo di vendite esigue per i loro standard.

Ma per un esempio ancor più paradigmatico possiamo attingere dal rutilante passato.

Allorché la temperie dello ZOO Tv si arrestò, la band fece notare che mai come in quella circostanza erano stati vicini alla bancarotta. Spiegò Bono: “When we built Zoo TV (the 1992-93 tour), we were so close to bankruptcy that if 5% fewer people went, U2 was bankrupt.” Il costo giornaliero del tour, infatti, ammontava a ben 125.000 dollari! Il frontman del gruppo, con la velata ironia che da sempre lo contraddistingue, concluse allora: “I want to put on an extraordinary show, but I’d like to own my house when it’s over.”

 

ANALISI VENDITE U2 DAL 2000

Gli U2 irruppero nel nuovo millennio sorretti da una sensazione dicotomica: da un lato serpeggiava una sorta di giustificato appagamento per i fasti del PopMart, tour mastodontico che dopo i tentennamenti della prima leg era deflagrato in tutta la sua virulenta magnificenza, dall’altro non poteva certo essere dissimulata l’inquietudine legata allo scarso successo commerciale di Pop (ad oggi, circa 6,2 milioni di copie vendute) – il primo album della band a guadagnarsi il poco edificante appellativo di flop – che aveva minato molte certezze in seno al gruppo, solo parzialmente mitigate dai numeri da capogiro della prima raccolta, il The Best of 1980-1990 (ad oggi, quasi 17 milioni di copie). L’obiettivo dichiarato di Bono & soci fu, pertanto, quello di riprendersi lo scettro di migliore band del pianeta e ciò postulava la riconquista della primazia in quel mercato discografico che, tra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90, aveva visto una diuturna egemonia del quartetto irlandese. Gli U2 abbandonarono la lussureggiante ed impetuosa sperimentazione che aveva contrassegnato il decennio precedente per riabbracciare sonorità più mature e, forse, più congeniali all’epoca. Ecco, quindi, All That You Can’t Leave Behind.

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L’album non ebbe un impatto dirompente nelle principali charts mondiali, debuttando solo al terzo posto negli Stati Uniti (uscendo, peraltro, dalla “Billboard Top 10” in due settimane) e al primo posto nel Regno Unito, ma precipitando fuori dalla “Top 10” nel giro di tre settimane. Le cose andarono molto meglio in altri paesi: primo fra tutti l’Italia, feudo inespugnabile del gruppo, dove l’album debuttò direttamente al primo posto (certificato doppio platino dopo una sola settimana e, ad oggi, 600.000 copie vendute), mantenendosi nella “Top 10” per quattro mesi, o la Germania, dove resistette al vertice per cinque settimane consecutive. Eccellenti anche le prime settimane di vendita in Spagna, Olanda, Brasile e Australia. Ad onta di esordi non proprio brillanti, All That You Can’t Leave Behind fu però premiato da una solida longevità nelle classifiche (sette mesi di permanenza nella “Billboard Top 50” e nella “UK Top 50”), alla quale concorsero innumerevoli fattori: un singolo di successo (Beautiful Day), un disco che assunse tinte innodiche nella rinascita degli Stati Uniti dopo gli attentati dell’11 settembre, l’incetta di Grammy Awards del 2001 e 2002 (sette titoli conquistati, di cui ben tre per Beautiful Day). Alla fine l’album lambì la soglia dei dodici milioni di copie, divenendo il quarto (raccolte escluse) più venduto di sempre nella storia della band, dietro agli inarrivabili The Joshua Tree (26,5 milioni), Achtung Baby (oltre 17 milioni) e, seppur di poco, Rattle and Hum (quasi 14 milioni).

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Dopo l’interludio del The Best of 1990-2000 (6,7 milioni di copie), il successivo lavoro in studio, How To Dismantle An Atomic Bomb – trainato dall’ultima vera hit targata U2, Vertigo, che negli Stati Uniti, anche grazie alla collaborazione con Apple, debuttò al primo posto nella “Hot Digital Tracks”, collezionando inoltre quattro settimane al vertice della “Modern Rock Tracks” – corroborò i risultati del suo predecessore, rispetto al quale, a fronte di una minor longevità nelle classifiche, godette di un impatto iniziale quasi devastante: esordio al primo posto negli Stati Uniti, dove nella prima settimana vennero addirittura doppiati i numeri di All That You Can’t Leave Behind realizzando, con circa 840.000 copie, il miglior risultato dell’era SoundScan, nel Regno Unito (in cui si ottenne una prima settimana di vendite inferiore solo a The Joshua Tree e Rattle and Hum, issando sia Vertigo sia il successivo Sometimes You Can’t Make It On Your Own al numero 1 tra i singoli per la prima volta nella carriera della band) ed in altri 32 paesi, compresa l’Italia, dove venne bissato il successo di All That You Can’t Leave Behind (doppio platino la prima settimana, 500.000 copie, quattro mesi permanenza nella “Top 10”). Al risultato finale di quasi dieci milioni di copie complessivamente vendute, occorre aggiungere il conseguimento del prestigioso Grammy Award “Album Of The Year”, già vinto nel lontano 1988 grazie alla pietra miliare The Joshua Tree, e un complessivo numero di otto Grammy Awards legato al disco.

Nel 2006, ammantata da una fitta cortina di critiche, venne pubblicata la terza raccolta, U218 Singles, che regalerà alla causa quasi cinque milioni di dischi (oltre un quinto negli USA, benché tuttora manchi l’ufficialità della certificazione RIAA), portando il computo delle raccolte all’astronomica cifra di oltre 28 milioni di copie.

Tre anni dopo vide la luce, non senza travagli ispirazionali, No Line on the Horizon. La band, forse nel tentativo – rivelatosi poi fallace – di emulare il successo di Vertigo, lanciò come singolo apripista il brano Get On Your Boots che, dopo un’evanescente comparsa nelle charts, cadde precipitosamente nell’oblio. La tiepida accoglienza riservata al pezzo (debutto al numero 37 nella “Billboard Hot 100” statunitense e poi rapidissima uscita dalle charts) si riverberò sul rendimento commerciale dell’album: nonostante un esordio al numero 1 negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Italia (140.000 copie distribuite la prima settimana, tre settimane al numero 1 e circa 210.000 copie vendute) ed in altri 28 paesi, e benché supportato da un tour consacrato alla storia come il più redditizio di sempre, l’album scivolò fuori dalle classifiche in breve tempo. Ad oggi sono state vendute poco meno di 4,5 milioni di copie, una cifra comunque di tutto rispetto, tenendo in debita considerazione l’accennata mancanza di una hit e il drastico calo fatto registrare dal mercato discografico dopo il 2004. A comprova di quanto detto, No Line on the Horizon risultò il 7° disco più venduto nel 2009, in una classifica che, davanti agli U2, annoverava anche due album di Michael Jackson, tragicamente scomparso quell’anno.

Il successo clamoroso del 360° Tour (il tour dei record: 7.268.430 milioni di spettatori, con una media di oltre 66.000 spettatori per concerto e un incasso totale di 736.137.344 dollari) pareva aver mitigato, almeno in parte, la delusione per i dati di vendita di No Line on the Horizon. Ma le interviste alla band che hanno accompagnato il lancio dell’ultimo album Songs of Innocence hanno chiarito che così non è stato, soprattutto per bocca di Larry Mullen (“It wasn’t fun,” Mullen says of the album he refers to as No Craic on the Horizon. “It was pretty fucking miserable. It turns out that we’re not as good as we thought we were and things got in the way.” – intervista a The Guardian, UK, 13 ottobre 2014).

(info 2009-2010 e riassunto riepilogativo di tutto il tour)

 

SONGS OF INNOCENCE

U2 itunes soiAd un mese dall’uscita di Songs of Innocence, è cruciale evidenziare come ogni giustapposizione, ogni raffronto prettamente numerico con i lavori del passato, rischi l’ineluttabile connotazione di esercizio fine a se stesso. Il lancio mondiale dell’album via iTunes, gratuitamente per gli utenti iTunes Store, non si è però limitato a pregiudicare le canoniche comparazioni statistiche, ma ha altresì generato un vortice di polemiche e discussioni sugli aspetti più disparati: dalla privacy, al valore intrinseco della musica, al contratto multimilionario con Apple.

La domanda che dunque ci poniamo è: perché una band come gli U2, che in molte interviste non ha fatto mistero di ambire, anche nelle vendite, al ruolo di best band in the world, ha deciso di puntare sul free download?

La strategia intrapresa – questa potrebbe essere una risposta plausibile – ha affrancato gli U2 dall’ansiogena attesa delle classifiche. E, magari, ha persino contribuito a dipanare taluni dubbi in ambito creativo: la band, cioè, ha potuto mettersi a nudo, dando la stura a quel turbinio emotivo che affonda le radici in un passato non ancora onusto di gloria, lambendo le propaggini dei più intimi ricordi, scavando nei precordi della propria identità. Si è badato, cioè, alla qualità anziché ai numeri. Alla risonanza mediatica anziché alle charts.

Sotto questo profilo, è indubitabile che Songs of Innocence sia un album di successo.

Un secondo profilo di indagine viene offerto direttamente dalle parole di Guy Oseary: in una recente intervista, il manager della band ha chiaramente espresso l’obiettivo sotteso alla particolare release di questo album: raggiungere la “Top 10” in tutto il mondo. Non il numero uno, non cifre di vendita astronomiche.

D’altronde l’idea del lancio “a sorpresa e gratis”, in virtù dell’accordo con Apple, è fondamentalmente connaturata ­– sempre per bocca di Guy Oseary – ad una volontà precisa: raggiungere il maggior numero possibile di ascoltatori per alimentare un nuovo interesse in due direzioni:

  1. verso il catalogo degli U2, dato che su iTunes, e da alcune settimane nei negozi, lo stesso è stato scontato per incentivare la conoscenza della discografia della band, soprattutto a nuovi potenziali fans (es.: in USA e UK, dopo la release gratuita dell’album, il catalogo U2 ha goduto di un implemento pari anche al 900% rispetto alla settimana precedente, riportando nelle charts tutti gli album della band, finanche il vituperato Pop);
  2. in proiezione dell’annuncio del tour 2015 per rendere – se già non lo fosse – davvero incandescente la caccia al biglietto.

Il riepilogo dei numeri 1 raggiunti dall’album e delle posizioni di classifica nei vari paesi (abbiamo considerato solo i mercati principali) contribuisce a fare maggior chiarezza: “Top 10” raggiunta in USA, UK, Germania, Francia, Australia, Olanda, Italia, Spagna, Portogallo, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, paesi nordici, paesi dell’Est Europa, gran parte del Sud America.

Il tutto dopo quasi 30 milioni di download gratuiti dell’intero album (Bono in una recente intervista a Billboard.com ha efficacemente sintetizzato la riflessione: “Two figures arrived out of that, 100 million people checked us out and listened to two or three tracks. And 30 million people actually listened to the whole album. So we did in three weeks with Songs of Innocence what took us 30 years with The Joshua Tree“) e oltre 81 milioni di utenti iTunes che hanno scaricato almeno un brano di Songs of Innocence gratuitamente (fonte: Billboard.com).

La risposta alla vexata quaestio: con questa operazione gli U2 hanno centrato i loro obiettivi?, quindi, è sicuramente sì.

Ma con quali particolarità?

Senza dubbio la campagna relativa a Songs of Innocence e la release assolutamente peculiare e senza precedenti non sono paragonabili ad alcuna release passata degli U2; album/singolo di lancio (The Miracle of Joey Ramone, recentemente issatosi alla numero 1 nella Hot Adult Alternative chart di Billboard) sono stati rilasciati contestualmente, andando a modificare il consueto percorso (lancio del primo singolo nelle radio, vendita del singolo, lancio del videoclip, lancio dell’album) e impedendo sostanzialmente qualsivoglia confronto – già di per sé complicato, visti i mutamenti del mercato discografico – con i predecessori.

Inoltre, il rilascio gratuito del disco prima – protrattosi per cinque settimane – e il successivo momento di vendita nei negozi, hanno dimostrato come in Europa la vendita di album su supporto fisico (cd, anche a mezzo di negozi on line) sia ancora piuttosto consistente; paesi europei come la Francia (oltre 50.000 copie in due settimane), l’Italia (il comunicato ufficiale di Universal Italia parla di 100 mila copie distribuite, delle quali circa un terzo vendute, certificazione oro e album più venduto nella prima settimana di release nel 2014!), la Polonia (doppio platino), l’Olanda, il Portogallo (tre settimane al numero 1) oltre a confermarsi veri e propri feudi per la band, hanno sostanzialmente confermato, se non addirittura migliorato, i dati del 2009 legati a No Line on the Horizon! Il tutto nonostante la pubblicazione gratuita!

I dati meno confortanti – ma, a nostro avviso, del tutto prevedibili – arrivano dai paesi anglofoni (USA, UK, Irlanda su tutti), laddove l’impatto della musica digitale è più sostanzioso e l’assenza da parte della band di una vera hit, o comunque di un primo singolo “forte” nelle radio, si è maggiormente fatta sentire.

Ma anche in questo caso, soprattutto per i mercati come gli USA, una maggior promozione (è appena stata rinviata, a causa dell’infortunio occorso a Bono, l’intera settimana di ospitate al Tonight Show di Jimmy Fallon, programma di punta del network NBC, mentre la partecipazione della band al set live acustico della importante emittente radio KROQ è fissata per il 14 dicembre), la release della versione deluxe in digitale (18 novembre), la scelta di Every Breaking Wave come secondo estratto dall’album (già in “Top 50” nei formati Alternative, Modern Rock, HAC e AC nelle radio americane) e l’annuncio del tour non potranno che aiutare Songs of Innocence a farsi strada nelle charts statunitensi sino a Natale.

Prima di trinciare giudizi definitivi ed inappellabili circa il rendimento dell’album in taluni paesi, occorrerà pertanto attendere l’esito della pubblicazione della versione deluxe su iTunes: secondo le prime risultanze si registra già un esponenziale aumento delle vendite, con il conseguimento della “Top Ten” in tutti i principali mercati. Senz’altro un ottimo viatico, stante l’approssimarsi delle festività.

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Riguardo alle strategie di marketing, è interessante notare come il gruppo abbia sostanzialmente dedicato la prima parte delle proprie apparizioni pubbliche (esibizioni in Italia, Francia, Irlanda, UK, Germania; apparizioni pre-registrate in Australia, Brasile, Portogallo, Olanda) alla promozione delle versioni acustiche – unplugged dei nuovi brani (ad evidente incentivo all’acquisto della versione deluxe dell’album e del cd aggiuntivo su iTunes e negozi digitali), in una versione minimalista, anche a livello di immagine per la band (in contrapposizione col lancio mondiale dell’album tramite Itunes/Apple), mentre la restante ondata di appuntamenti (EMA’s di Mtv, Bambi Awards, Tonight Show di Jimmy Fallon, Band Aid 30, Live set at KROQ radio) riveste un ruolo strategico fondamentale per far sì che, tra novembre e dicembre, i due mesi più caldi dell’anno dal punto di vista delle vendite discografiche, Songs of Innocence abbia un notevole boost sia nelle vendite sia nelle posizioni di classifica in USA e in Europa.

Il 5 dicembre, infine, verranno comunicate le nomination ai Grammy Awards e vedremo se anche questa volta gli U2 vorranno essere protagonisti agli Oscar della musica, dall’alto dei loro 22 grammofoni e a fronte di un’assenza dal palco dei prestigiosi premi che dura dal 2009.

In conclusione: l’idea che si è fatta strada dal 9 settembre 2014, giorno del lancio via Apple del nuovo album, è che gli U2 abbiano utilizzato Songs of Innocence come ponte verso una nuova fase della loro carriera; l’età che avanza, la difficoltà nel reperire nuovi fans, la mancanza di hits radiofoniche, le vendite (generali) dei dischi sempre più basse, la crisi economica globale, hanno indotto la band ad escogitare un nuovo modo per essere “rilevante” nel mercato musicale attuale. Solo il tempo dirà quale strada vorranno effettivamente percorrere e quale, ennesima, reinvenzione i quattro dublinesi hanno in serbo questa volta.

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VENDITE 1° SETTIMANA DI PUBBLICAZIONE

 

All That You Can’t Leave Behind

– Stati Uniti: 428.000 copie

– Regno Unito: 164.000 copie

– Italia: 60.000 copie (200.000 distribuite)

– Mediatraffic (World Chart): 1.150.000 copie

 

How To Dismantle An Atomic Bomb

– Stati Uniti: 839.724 copie (+ 3.206 “early street sales”)

– Regno Unito: 200.863 copie

– Italia: 60.000 copie (200.000 distribuite)

– Mediatraffic (World Chart): 1.854.000 copie (+ 84.000 “street violations”)

 

No Line on the Horizon

– Stati Uniti: 483.925 copie (+ 574 “early street sales”)

– Regno Unito: 157.926 copie

– Italia: 45.000 copie (140.000 distribuite)

– Mediatraffic (World Chart): 1.182.000 copie (+ 100.000  “street violations”)

 

Songs Of Innocence

– Stati Uniti: 28.821 copie

– Regno Unito: 15.998 copie

– Italia: 30.000 copie (100.000 distribuite)

– Mediatraffic (World Chart): 195.000 copie (+ 25.000 copie “street violations”)

– MusiCharts (World Chart): 216.000 copie (+ 29.500 copie “street violations”)

 

CHART RUNS PRIMO MESE

 

All That You Can’t Leave Behind

– Stati Uniti: 3* – 5 – 12 – 22

– Regno Unito: 1* – 4 – 10 – 20

– Italia: 1* – 1 – 2 – 3

– Mediatraffic (World Chart): 1*– 1 – 1 – 2

 

How To Dismantle An Atomic Bomb

– Stati Uniti: 1* – 2 – 2 – 5

– Regno Unito: 1* – 1 – 1 – 3

– Italia: 1* – 1 – 4 – 5

– Mediatraffic (World Chart): (39) – 1* – 2 – 1 – 1

 

No Line on the Horizon

– Stati Uniti: 1* – 3 – 2 – 6

– Regno Unito: 1* – 1 – 6 – 9

– Italia: 1* – 1 – 1 – 2

– Mediatraffic (World Chart): (3) – 1* – 1 – 1 – 2

 

Songs Of Innocence

– Stati Uniti: 9* – 25 – 63 – 93

– Regno Unito: 6* – 13 – 28 – 42

– Italia: 1* – 1 – 2 – 4

– Mediatraffic (World Chart): (31) – 2* – 4 – 9 – 13

– MusiCharts (World Chart): (25) – 1* – 4 – 7 – 11

 

SONGS OF INNOCENCE CHARTS

 

Croazia: 1*
Francia: 1* – 1 – 2 – 5 – 15 (copie vendute: 21.771 + 29.157 + 13.600 + 8.600 + ~ 4.000)
Olanda: 1* – 4 – 5 – 12 – 11
Svezia: 2* – 15 – 24 – 36 – 48
Irlanda: 2* – 3 – 4 – 6 – 10
Grecia: 2* – 2 – 10

Norvegia: 6* – 20 – 34 – 33
Finlandia: 10* – 13 – 27 – 38 – 50
Taiwan: 12
Argentina: 14 – 3* – 6

UK: 6* – 13 – 28 – 42 – 58 (copie vendute: 15.998 + 6.130 + ~  3.400 + ~  2.400 + ~  2.100)

Germania: 2* – 9 – 19 – 33 – 34

Estonia: 7

Corea del Sud (int.): 2* (deluxe)/6 (standard) – 13 (deluxe)/21 (standard)

Repubblica Ceca: 1* – 2 – 6 – 7 – 13

Giappone: 17 – 3* – 24 – 33 – 34  (copie vendute: 2.693 + 10.622 + 4.123 + 2.565 + 1.960)

Ungheria: 13* – 40 – 33 – Out of Top 40

Israele: 5* – 5

Singapore: 2

Svizzera: 3* – 8 – 11 – 22

Spagna: 1* – 4 – 7 – 9

Danimarca: 3* – 11 – 22 – 25

Australia: 7* – 22 – 24 – 43 – 68

Nuova Zelanda: 6* – 13 – 21 –  21 – 29

Stati Uniti: 9* – 25 – 63 – 93  (copie vendute: 28.821 + 10.763 + 6.182 +~ 4.500)

Polonia: 1* – 2 – 2 – 4

Austria: 2* – 6 – 11 – 30

Portogallo: 1* – 1 – 1 – 4

Belgio (Fiandre): 2* – 6 – 9 – 14

Belgio (Vallonia): 1* – 2 – 4 – 12

Canada: 5* – 20 – Out of Top 25

Islanda: 14 – 5*

Italia: 1* – 1 – 2 – 4

Brasile: 7

Perù: 1* – 3

Messico: 98 – 8*

 

World Chart (Mediatraffic): 31 – 2* – 4 – 9 – 13 (copie vendute: 25.000 + 195.000 + 101.000 + 59.000 + 41.000)

Totale Mediatraffic: 421.000 (+ 7,5% territori non coperti) = ~ 453.000

 

World Chart (MusiCharts): 25 – 1* – 4 – 7 – 11  (copie vendute: 29.500 + 216.000 + 118.500 + 78.800 + 53.300)

Totale MusiCharts: 496.100

* = massima posizione raggiunta nella classifica di quel determinato paese

 

U2 ALBUM SALES (stime)

 

Boy – 3.500.000

October – 3.300.000

War – 9.200.000

Under A Blood Red Sky – 8.700.000

The Unforgettable Fire – 7.500.000

Wide Awake In America – 2.500.000

The Joshua Tree – 26.500.000

Rattle and Hum – 13.800.000

Achtung Baby – 17.200.000

Zooropa – 7.300.000

Pop – 6.200.000

The Best Of 1980-1990 – 16.800.000

All That You Can’t Leave Behind – 11.700.000

The Best Of 1990-2000 – 6.700.000

How To Dismantle An Atomic Bomb – 9.700.000

U218 Singles – 4.900.000

No Line On The Horizon – 4.450.000

U2 elegant

“A dieci anni dall’apertura del thread originario, desideriamo ringraziare sentitamente Rudy e l’intero staff di U2Place per lo spazio concesso, tutti i placers che quotidianamente condividono la nostra passione per il loro prezioso contributo, ed infine gli U2, perché i grandi numeri che analizziamo non esisterebbero senza la loro grande musica.”

Fabrizio Lunelli (Tallarico) e Gianluigi Cima (illusion)

 

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