B. B. King e un nuovo un disco con gli U2?

Ecco l’intervista che il grande vecchio del blues B.B. King ha rilasciato nei giorni scorsi comparsa oggi sul Corriere Della Sera:

«Bono mi fa sentire più giovane»
Il re del blues a 84 anni: «Ho ancora qualcosa da trasmettere. Il palco mi fa ancora paura»

«Finché Bono continuerà a telefonarmi e a invitarmi in sala con lui vorrà dire che non sono vecchio e che ho ancora qualcosa da dire e da trasmettere». Così parla da Miami il Grande Vecchio (84 anni) del blues B.B. King. Torna in Italia per un tour che partirà il 9 giugno dal Teatro degli Arcimboldi di Milano. Circa un mese fa Bono gli ha telefonato chiedendogli di partecipare a parecchi brani del nuovo album degli U2 la cui lavorazione comincerà a settembre. Ulteriore tappa di vera amicizia nata parecchi anni fa e così raccontata dal re del blues.

«Gli U2 vennero nel mio camerino dopo un concerto a Dublino. Persone semplici, immediate, senza la spocchia delle rockstar. Chiesi a Bono se aveva voglia di scrivermi una canzone. Mi disse subito di sì. Un anno dopo si fece vivo emi chiese di suonare con il mio gruppo, prima di loro, in un concerto nel Texas. Ci incontrammo e mi spiegò che i nostri stili avrebbero potuto fondersi in una canzone che aveva scritto, «When Love Comes to Town». Parlava della crocifissione di Gesù. Brano bello, solido, intenso. Io, che cantavo gospel da ragazzino nella chiesa del mio paese, sono rimasto molto religioso. Un’altra cosa che mi unisce a Bono». Il video di «When Love Comes To Town» mitico duetto del 1989 fra U2 e B. B. King impazza ancora su YouTube.

Cosa dobbiamo aspettarci dal suo ritorno sulla scena?
«Sono un bluesman e quello faccio — risponde ridendo —. Canto e suono la chitarra e ad ogni concerto do il meglio delle mie capacità».

Il palco riesce ancora a farle paura?
«Certo, come a tutti. Sono un essere umano. Mi spaventa il fatto di dover dimostrare ogni sera quanto valgo, perché la gente che viene a vederti sa chi sei e devi confermare il tuo nome, la tua credibilità, la tua fama ed essere meglio di quello che hai inciso su disco, ma non troppo diverso».

Che opinione ha degli artisti delle nuove generazioni?
«Mi sembra che i giovani di oggi che si accostano alla musica lo fanno solamente per fare soldi e non per una passione autentica».

Diceva che la fede è una delle cose che la unisce a Bono. Lei è religioso?
«Sì, ma vado in chiesa ogni tanto. Non sono certo un fanatico. Ma credo in Dio».

Fa questo lavoro da quasi sessant’anni. Come mantiene l’entusiasmo degli esordi?
«Mi motiva il fatto che il pubblico cambia ogni sera. Non mi sento mai rilassato semplicemente perché penso a quello che si aspettano di ascoltare da me. Mentre è la consapevolezza di trovarmi sempre di fronte ad un pubblico diverso che mi rende cosciente che ancora c’è qualcuno che vuole vedermi su un palco. Ciò che ancora oggi mi spinge ad esibirmi è il desiderio di intrattenere la gente».

Una grande carriera, ha qualche rimpianto? «Assolutamente nessuno». Se non fosse diventato un bluesman, che altro mestiere avrebbe fatto?
«Che domanda… Provi a indovinare. Sono nato in una piantagione e probabilmente avrei continuato a lavorare in una fattoria».

Lei ha regalato una delle sue chitarre a Papa Giovanni Paolo II. Che cosa ricorda di quell’incontro?
« Mi trovavo con la mia band assieme ad altri artisti. Mi sembra di ricordare che fosse un concerto di beneficenza per raccogliere soldi da destinare alle scuole. Fu il Papa stesso a volerci conoscere personalmente e complimentarsi con noi». Era il 18 dicembre 1997. Si trattava dell’udienza privata concessa dal pontefice agli artisti partecipanti al Concerto di Natale in programma nella Sala Nervi in Vaticano. Il Papa e il « re » B.B. si strinsero la mano, dopo di che la consegna: il Pontefice imbracciò la chitarra Gibson nera e ringraziò il bluesman del regalo. «In quel momento mi sarei messo a volare dalla felicità» ricorda B.B. King.

Che ne è di Lucille, la sua chitarra preferita?
«La Lucille originale mi è stata rubata all’inizio degli anni Cinquanta e non mi è stata mai più restituita. Però la Gibson me ne ha regalata un’altra il cui modello porta lo stesso nome. È quella con cui suono ora».

Ha intenzione di andare in pensione?
Come tutti prima o poi dovrò farlo, ma per ora non se ne parla.

Mario Luzzatto Fegiz
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Grazie a Donavox, Andrea e Damiano per la segnalazione