Hot Press incontra Adam Clayton: l’intervista completa

Qualche giorno fa Hot Press ha pubblicato sul proprio sito internet una lunga intervista con Adam Clayton che sarà inserita anche nel prossimo numero della famosa rivista musicale irlandese. L’intervista è stata realizzata a Dublino in occasione del lancio della campagna Walk In My Shoes (vedi NEWS). Adam parla liberamente dei problemi avuti con l’alcol molti anni fa spiegando perchè abbia così a cuore questa campagna ma non solo: il bassista degli U2 infatti parla anche della musica che sta ascoltando e che lo attrae in questo momento e del prossimo album della band.

Vi proponiamo la traduzione completa dell’intervista che abbiamo cercato di completare come di consueto con collegamenti e precisazioni in modo da arricchirla di alcune informazioni importanti. Buona lettura.

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In un’intervista rara e particolare (impostata tra l’altro in terza persona dal giornalista, ndt) Adam Clayton parla di come combattere contro i propri demoni lo abbia portato ad aiutare i giovani afflitti da problemi di salute mentale…e del prossimo album degli U2

Stuart Clark, 25 Marzo 2013

Le teste dei presenti non si girano a 360 gradi come nel film l’Esorcista quando Adam Clayton entra nel Four Seasons Hotel. Il 5 stelle situato nella zona di Ballsbridge ospita spesso delle superstar del calibro dei Metallica, Bon Jovi, Slash, Justin Timberlake e Cameron Diaz ma quando si parla di essere riconosciuti e venerati nella propria città gli U2 sono completamente su un altro pianeta rispetto a tutti gli altri. Ed è un qualcosa che, e ne parleremo tra poco, porta con sé tutta un’altra serie di pressioni.

Hot Press: L’ultima volta che abbiamo incontrato Mr. Clayton per Natale aveva una capigliatura quasi Afro mentre oggi è pressochè tornata alla normalità.

Siamo qui per parlare del sostegno di Adam per la campagna Walk In My Shoes e della giornata dedicata alla salute mentale del 12 aprile prossimo , ma prima di addentrarsi in questi argomenti lui vuole parlare un po’ del suo vero “lavoro”.

Adam: “Vogliamo proprio pubblicare un album prima della fine dell’anno” mi dice. “Settembre, ottobre o novembre…in quel periodo insomma. Stiamo lavorando con Danger Mouse, è un tipo brillante. Sa quello che fa, è emozionato. Siamo un’ottima squadra ed è davvero liberatorio adesso. Sta andando tutto bene.”

“Abbiamo materiale in abbondanza” prosegue Adam. “Potremmo fare tre o quattro dischi diversi ed essere tranquilli con noi stessi ma per fare il miglior disco possibile devi cercare di stare lontano da quelli che puoi fare con troppa facilità. Stiamo provando ad entrare in territori che non ci permettano di sentirci completamente a nostro agio, non vogliamo adagiarci. Non so se mi sono spiegato…”

Hot Press: Si è tutto chiaro. Durante tutta la loro carriera, che ha ormai attraversato ben cinque diversi decenni (70-80-90-00-10, ndt), gli U2 non si sono mai ripetuti ed all’interno di Achtung Baby, Zooropa e Pop hanno dato prova di saper stupire. Ho trovato molto significativo il fatto che Bono, quando qualche anno fa gli chiesi chi fossero in quel momento i loro “avversari”, anzichè rispondere con qualche nome da Hall of Fame come i The Who o gli Stones citò invece gli Arcade Fire, The Killers, Franz Ferdinand, Arctic Monkeys.

Adam: “Beh è quella la musica che ci emoziona” ribadisce Clayton. “Puoi sempre ascoltare Van Morrison o gli Stones o tanti altri ma è diverso. Mi piace sentire qualcosa che venga espresso in nuovi modi. Del resto se io fossi in una band emergente adesso non credo che ascolterei molto gli U2. Hai bisogno di qualcosa con cui confrontarti in modo diretto.”

Hot Press: E allora in quale direzione vanno le sue preferenze musicali ultimamente?

Adam:‘Baby’, l’album dei The Tribes, è un disco che ascolto spesso. Non vedo l’ora di sentire l’ultimo di Nick Cave, c’è qualcosa di fresco e di insolito nel singolo. I The Vaccines hanno quell’atteggiamento da garage band alla Ramones per cui vado matto. L’album dei Villagers è molto bello, Conor J. O’Brien ha davvero un grande talento. Oggi poi per il lancio della campagna Walk In My Shoes ho conosciuto i The Original Rudeboys, hanno molta energia. Una band che mi piace veramente e che sono andato a vedere recentemente a Londra sono i The Maccabees. Suonano un abbastanza duri su disco ma dal vivo sono..beh non dei rammolliti, direi sensibili!”

Hot Press: Quindi alla fine sono cinque artisti emergenti, più il buon vecchio Nick, che magari sperano in una chiamata quando gli U2 torneranno in tour in giro per il mondo.

Adam: “Chi lo sa?” ride. “Tutti hanno sempre le orecchie bene aperte. Come quando i Kings Of Leon si stavano facendo conoscere, mi pare che avessimo partecipato a Top Of The Pops insieme a loro ed abbiamo pensato ‘Questi ragazzi sarebbero perfetti per il Vertigo Tour’. E così è stato. La gente pensa che siamo noi a fare un favore a loro ma in realtà è proprio il contrario. Niente è più stimolante di un’ottima band che suona prima di te per i tuoi concerti!”

Hot Press: Adam è ancora un grande fan del reggae?

Adam: “E’ stato molto tempo fa, quando mi piacevano le “reggae woodbines” (probabile riferimento a delle ‘sigarette un po’ particolari’. Usate la fantasia :-), ndt). La mia prospettiva è cambiata un po’ quando le ho lasciate perdere” sorride. “Le canzoni sono ancora bellissime. Se Bob Marley fosse stato bianco sarebbe diventato anche più grande dei Beatles. Se analizzi come si sviluppa il tutto, ritmicamente e tutto il resto, lui e gli Wailers erano davvero incredbili. Non è questione di essere ‘fatti’ o storditi.”

Hot Press: Questo quindi ci porta dritti al motivo principale per cui siamo qui adesso, cioè il ruolo di ambasciatore di Adam per Walk In My Shoes, una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi lanciata dal St. Patrick’s University Hospital di Dublino per affrontare i problemi di salute mentale che affliggono i giovani ragazzi irlandesi. In che modo è stato coinvolto in questa iniziativa?

Adam: “E’ un insieme di tre o quattro fattori” dice Adam. “Mia madre, che se ne è andata l’anno scorso, nel corso degli anni ’80 ha lavorato nella commissione per la raccolta fondi al St. Patrick e mi fece conoscere una gran persona, il Dottor John Clooney. Lui le disse ‘Se Adam vuole investire il suo denaro allora dovrebbe puntare sull’arte’. Sapeva davvero il fatto suo e mi ha aiutato a mettere insieme la mia collezione. Parlammo anche di come il numero di suicidi trai giovani maschi irlandesi fosse il più alto in europa nonostante la schizofrenia, la depressione ed altri disturbi simili siano curabili.”

Hot Press: E’ doppiamente difficile essere un giovane ragazzo quando non c’è uno straccio di possibilità di lavoro.

Adam: “So bene che stiamo attraversando un periodo di recessione molto simile a quello che abbiamo vissuto e superato negli anni ’70” prosegue Adam. “Per me ed il resto della band e molti altri appartenenti alla ‘generazione senza speranza’ l’ancora di salvezza è stata la musica. Mi piaceva l’idea di proseguire in qualche modo il lavoro svolto da mia madre insieme al St. Patrick e poi senza dubbio c’entra qualcosa anche la mia esperienza personale con le droghe e l’alcol.”

Hot Press: E quando è iniziata?

Adam: “Ho iniziato a bere e fumare quando avevo più o meno 15 anni. Ogni volta che avevo un problema o avvertivo qualche disagio invece di provare a risolvere il problema alla radice cercavo di curarmi da solo. Birra e sigarette erano il mio modo di reagire a quel genere di depressione che ti prende quando sei un adolescente che può in seguito trasformarsi in qualcosa di più oscuro e pericoloso se non viene affrontata e curata nel modo giusto.”

Hot Press: La nostra percezione il fenomeno del suicidio in età adolescenziale fosse un problema che riguardasse i maschi in maniera predominante è cambiato lo scorso anno quando Ciara Pugsley e le sorelle Gallagher, Erin e Shannon, si sono tolte la vita dopo essere state vittime di cyber-bullismo (LINK). Entrando sul sito Ask.fm, che tutte loro frequentavano secondo le cronache, uno dei primi messaggi che ho visto è stato questo: “Okay, è ora che questa troietta si ammazzi. Mandatele dei messaggi e tormentatela finchè non si taglierà le vene dei polsi così a fondo da morire, per favore. x”

Un perfetto esempio di quello che può essere definito un anti-social network.

Adam: “Cavolo…è una cosa angosciante” dice il musicista visibilmente colpito. “Succedono molte cose sbagliate ed ingiuste in rete e sono le persone più deboli che vengono prese di mira. E’ livello completamente differente di intrusione nelle loro vite.”

Hot Press: Per caso Adam ha parlato dei rischi del cyber-bullismo col suo giovane figlio che usa internet?

Adam: “Non sto più con sua madre. E’ stata una relazione molto breve e lui adesso vive in Svizzera. Cerco di vederlo il più regolarmente possibile. Ma è un’ottima domanda…personalmente non uso molto il computer. Ci sono così tante cose che preferisco fare piuttosto che stare sempre connesso…quindi ammetto che non sono pienamente consapevole di tutte le opportunità offerte dalla rete. Credo che dovrei informarmi meglio in merito. Ho subito qualche episodio di bullismo da piccolo” aggiunge. “Portavo gli occhiali ed ero un po’ grassottello. Ho scoperto che il modo migliore per stare lontano dai guai era far ridere la gente. Quella era la mia tattica inizialmente. Poi è cambiata: sono dimagrito e mi sono sbarazzato degli occhiali (ride)!”

Hot Press: Ed è stato preso in giro a scuola per l’intonazione inglese del suo accento?

Adam: “Beh un pò si. Ma era più una fantasia che una cosa reale. Sono arrivato qui quando avevo 5 anni ed è stata un’esperienza stranissima. Vivevamo in Kenya quindi ero abituato agli odori tipici della natura, alla luce del sole e a parlare in Swahili (la lingua nazionale keniana, ndt), cosa che non figurava nel curriculum alla Howth National School! Dovevi chiedere il permesso per andare in bagno o per fare qualsiasi altra cosa in lingua irlandese. All’inizio ero un po’ spaesato perché non ci ero abituato, c’erano un sacco di espressioni e modi di dire come ‘dùn an doras’ (che significa “chiudi la porta” in gaelico, ndt) e cose simili. Era proprio una cosa strana per me trovarmi in questo paese freddo, buio ed umido. Forse è da lì che è iniziata la mia depressione!”

Hot Press: L’ultima persona con cui ho bevuto un’acqua tonica nella sala di lettura del Four Seasons è stata Amy Winehouse. Lei era assolutamente sicura che i suoi problemi di abuso di alcol e droga appartenessero ormai al passato.

Adam: “Credo che tutti quelli che soffrono di qualche tipo di dipendenza cerchino di convincere loro stessi e tutte le altre persone che questa volta sarà diverso” dice Clayton. “Nel mio caso ero in grado di bere così tanto da rovinare la mia salute ma ero sempre in grado di suonare ai concerti. Finchè non successe il contrario.”

Hot Press: Adam si riferisce ad un concerto tenutosi a novembre del 1993 al Sydney Football Stadium (si parla della prima data di Sydney, il 26 novembre: LINK, ndt) quando era così ubriaco che dovette essere sostituito dal suo roadie personale (il suo tecnico Stuart Morgan, ndt).

Adam: “Hai la grande fortuna di lavorare nel mondo della musica e di far divertire la gente…è stata una situazione davvero terribile e allora mi sono ripromesso che non sarebbe più dovuto accadere. Sono stato fortunato, ho capito che se non avessi fatto qualcosa per quel problema avrei perso tutto. Non avevo più scuse.”

Hot Press: Prima di quel crollo gli altri componenti della band erano consapevoli che il suo problema col bere si stava trasformando in una spirale fuori controllo oppure Adam cercò di nasconderlo?

Adam: “Non tutti riescono a notare subito un fenomeno di dipendenza, ma stavano cominciando a pensare: ‘Non la sta gestendo bene’. Divenni una persona molto triste che non sfruttava il suo potenziale. Poi, quando si cresce, arriva un momento in cui questo non è affatto piacevole.”

“Facevo parte di una band di successo insieme a delle persone stupende e le loro vite erano a posto. Avevano relazioni salde e famiglie in continua crescita. Guardavo loro e poi pensavo a me: “Cosa c’è di diverso? Che c’è che non va in tutto questo?’. Non sopportavo la sensazione di non sentirmi all’altezza”

Hot Press: Adam crede che con una moglie e dei figli a casa, o magari in giro per il mondo insieme a lui, sarebbe rimasto lontano dai guai?

Adam: “Non lo so. Non ero molto bravo nelle relazioni. Beh è come la storia dell’uovo e della gallina no?”

Hot Press: Quando è passato dal bere qualcosa per rilassarsi prima o dopo i concerti a svuotare il mini-bar dell’hotel?

Adam: “E’ successo ai tempi dello ZooTV. Era un periodo di confusione per me. Penso sia cominciato tutto col successo di The Joshua Tree. Ripensandoci adesso, ha avuto un successo tale che mi ci sono voluti almeno 10 anni per abituarmici”

Hot Press: Glen Hansard ha detto la stessa cosa ad Hot Press a proposito della vittoria agli Oscar con Once (premio vinto nel 2008 per la miglior canzone originale con “Falling Slowly”, ndt). Passi una vita cercando sempre di arrivare a qualcosa per poi avvertire un senso di perdita quando quella cosa succede davvero e cambia irrimediabilmente la tua vita.

Adam: “Non è mai la stessa cosa” dice. “Tutti dicono ‘Beh, non è quello che volevi…etc etc etc?’ ma ci sono cose che non puoi più fare ed alcune erano molto importanti per me.”

Hot Press: Ad esempio?

Adam: “Salire su un mezzo di trasporto pubblico ed osservare la gente; andare ai concerti senza gente che ti parla per tutto il tempo e poter ascoltare la band che suona. E’ stato difficile per me trovarmi in una situazione in cui tutte le persone presenti nella stanza sapevano più cose su di me di quante ne sapessi su di loro. Il lato positivo è che se sei abbastanza fortunato da far durare il tuo successo, alla fine ti ci abitui!”

Hot Press: Adam avrebbe avuto problemi di dipendenza se fosse stato un idraulico o è stata una reazione alla vetrina e all’esposizione mediatica in cui gli U2 vennero a trovarsi?

Adam: “Posso solo fare delle ipotesi ma ho la sensazione che io avessi una predisposizione. La prima volta che ho fatto una bevuta o provato droga o che ho provato qualcosa di eccitante la mia prima reazione è stata ‘Voglio farlo di nuovo, datemene ancora, il doppio!’. Questo probabilmente non sarebbe cambiato anche se avessi fatto l’idraulico.”

Hot Press: A Glen è servito un discorsetto da parte di Bruce Springsteen per superare lo smarrimento dovuto all’improvviso successo. Quale è stata la cura giusta per Adam?

Adam: “Ho fatto tutto da solo. E’ come darsi uno schiaffo in faccia alla fine. Se ti poni dei limiti allora puoi anche rimuoverli. Adesso prendo la metro a Londra o a New York se è il modo più veloce di andare da qualche parte. Mi piace.”

Hot Press: E la Luas (la linea tramviaria di Dublino, ndt)?

Adam:“Beh non così tanto! Trovo che Dublino sia una città molto semplice in cui vivere ma sono fortunato perché alla fine sono solo il bassista del gruppo!”

Hot Press: Hot Press, come potrai leggere nel prossimo numero, sosterrà Luke ‘Ming’ Flanagan quando quest’estate presenterà al Dàil (la camera del parlamento irlandese, ndt) la sua proposta per la legalizzazione della cannabis. Che opinione ha in merito Adam in qualità di ex-fumatore?

Adam:“E’ una questione complicata” ammette. “Una volta ero più liberale al riguardo. Non si vogliono criminalizzare le persone per l’uso di cannabis ma…ho rispetto sia per le droghe che per l’alcol e credo che non siamo adeguatamente informati in merito. Bisogna informare nel modo giusto le persone invece di creare allarmismi.”

Hot Press: Adam ha parlato della sua continua lotta contro i suoi “demoni”. Chi sta vincendo per adesso?

Adam: “Quel lato oscuro era legato alla mia incapacità di relazionarmi con me stesso” riflette. “Ho lavorato sodo per essere in grado di superare le mie insicurezze e la mia mancanza di autostima. Diversamente da 20 anni fa adesso vado a letto pensando al giorno che verrà. La mia speranza è che Walk In My Shoes rompa ogni taboo che circonda i problemi legati alla salute mentale. Se le persone sentono di aver bisogno di aiuto non devono vergognarsi di chiederlo.”

Hot Press: E’ un fan dei Soprano?

Adam: “Certo, un grande fan!”

Hot Press: Quello che non sapevo prima di parlare con Joey Pantoliano, che interpreta Ralf Cifaretto nella famosa serie televisiva, è che Amnesty International ha inserito la salute mentale nell’elenco dei diritti umani.

Adam: “Non lo sapevo nemmeno io, ma è giustissimo” conclude Adam. “Tutti dovrebbero poter avere accesso alle cure necessarie per la propria salute mentale.”

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Intervista realizzata da: Stuart Clark (Hotpress)
Traduzione: U2place.com

© La traduzione è completamente ad opera dello Staff di U2place.com e ne è vietata la riproduzione anche solo parziale senza riportare i riferimenti del sito

Fonte | Hot Press

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