Paul McGuinness intervistato da Billboard

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foto ILMC, Paul McGuinness e Ed Bicknell lo scorso 11 marzo al 29mo Live Music Conference a Londra

Paul McGuinness è stato manager e quinto U2, per più di 35 anni. Il suo affetto e la sua ammirazione è ancora fortissima con Bono, Edge, Adam e Larry. Lo scorso 11 marzo è con l’ex manager dei Dire Straits, per una chiacchierata a largo respiro sulla sua carriera, con alcune riflessioni sul mondo della musica, durante il 29mo International Live Music Conference.

‘Diciamo che sono attivo nel background, ma senza responsabilità dirette’, questo è l’inizio della frase sugli U2 a due mesi esatti dal prossimo tour celebrativo Joshua Tree Tour

Ecco alcuni passaggi della chiacchierata con Bicknell:

Cosa ti ha fatto accendere la scintilla per aver voglia di lavorare con gli U2, quando li hai visti la prima volta?

E’ stato Bono! Uno straordinario performer già allora. Gli U2 uscivano dal punk, le principali influenze all’inizio erano i Ramones ed i Clash e quando Bill Graham li ha ascoltati la prima volta ha detto loro ‘ma queste sono canzoni dei Ramones, non vostre’ e li ha colti di sorpresa perchè non si aspettavano l’avesse saputo.

Raccontaci della firma degli U2 con la Island Records..

Due grande persone all’ufficio stampa della Island Record, Neil Storey e Rob Partridge. Erano fan ed hanno promosso gli U2 nei loro uffici.  E c’erano due  A&R, Annie Roseberry e Nick Stewart che li hanno guidati.
Chris Blackwell (proprietario della Island), non si era molto appassionato a loro all’inizio. Sostanzialmente la Island Records è stata l’unica etichetta che ha firmato un contratto con noi. Quindi non è stato un grande affare, ma il nostro punto di partenza da cui tutto è migliorato.

Lo ZooTv del 1992/93, come ha cambiato il business per gli U2…

Una produzione di rottura che ci ha creato problemi economici. Costoso e spaventoso, per me. Perchè avevamo ancora la mentalità del gruppo punk con prezzi bassi dei biglietti. Siamo stati a rischio in ogni concerto e se uno dei promotori non ci avesse pagato, sarebbe stata subito la rovina. Alla fine del tour, che non ha sviluppato economia, mi sono ripromesso che non avremmo mai più fatto in quel modo.  Il Tour successivo infatti è stato sottoscritto da un unico promotore globale, Arthur Fogel e Michael Cohl, dapprima con Clear Channel, successivamente con Live Nation. Il rapporto con Arthur è al centro delle attività degli U2.

La lotta contro YouTube e altre aziende tecnologiche, per tutelare i diritti d’autore..

Argomento difficile per me, perchè quello che andavo dicendo è che Internet, come tutti gli altri mezzi di fruizione della musica, non condivide il business con artisti, scrittori, etichette ed editori. Alcuni mi accusavano ‘lui vuole solo più soldi per gli U2, ne hanno già abbastanza’, Ma in realtà la vedevo in modo molto più vasto. Tutti gli artisti venivano calpestati e unirli tutti per una campagna unica per ottenere maggiori diritti, era difficilissimo. Lo è già difficile all’interno di una singola band.

Il nuovo fronte di battaglia…

L’argomento focale adesso si è spostato. Non è più il download illegale ma è la trasparenza. Gli artisti al giorno d’oggi hanno offerte dalle loro etichette, che comprendono quote di reddito derivanti da Spotify, iTunes e altri servizi in indiretta. Ma gli artisti non stanno ottenendo giustizia.

Dove ha sbagliato l’industria della musica..

Abbiamo cavalcato il boom dei CD negli anni 90 ed era una situazione meravigliosa. Da allora, l’industria musicale è andata in completo declino in modo pigro. Chiunque pensava sempre allo scorso Natale ed era considerato un genio stategico, così quando è arrivato Napster portando il peer-to-peer, erano tutti completamente impreparati ed hanno reagito inizialmente nel modo sbagliato

La Brexit e la perdita delle agevolazioni fiscali…

Il Copyright non dipende dall’UE e le industrie del Copyright, come cinea e tv, in Gran Bretagna sono potenti. Non penso proprio che la Brexit sarà la fine per l’industria musicale britannica. Ma potrebbe essere utile, ad esempio, che la trattassero con molto più rispetto e amore. Nel cinema, nella televisione e nella post-produzione, in Gran Bretagna ci sono grandi agevolazioni sui crediti d’imposta, offerti dallo Stato. Perchè le stesse agevolazioni non ci sono per il business della musica?

Affrontare il divario del valore…

Quello che mi sorprende ancora è quanto avido ed egoista, negligente ed opprimente, sia la mentalità di Google e di Youtube. Queste enormi aziende, che sono cresciute cavalcando i contenuti gratuitamente, sono ancora riluttanti ad affrontare le proprie responsabilità in modo adeguato. E’ ormai chiaro che il danno del download è del tutto irrilevante. Il futuro è lo indiretta, Spotify sta per diventare il più grande fruitore di musica e nessuno si preoccupa in pieno delle proprietà.
E’ tutta una questione di accesso e l’accesso sarà onnipresente per il cinema, la televisione e la musica. Youtube in particolare è storicamente e straordinariamente avido.. Spero che cambi.
Hanno assunto Lyor Cohen per costruire rapporti con l’industria della musica e mi piacerà vedere i cambiamenti in questo senso, perchè bisogna affrontare questo problema. L’unico investimento nel mondo della musica, di fatto proviene dalle case discografiche.

Il mercato del Secondary ticketing…

Nell’aria si respira un senso di ingiustizia. I fan vanno online per acquistare un blglietto e pensano di avere tutti la stessa equa possibilità di acquistarlo e soffrono se dopo due minuti vedono che gli stessi biglietti a prezzo aumentato.
Bisogna riconoscere che alcuni promotori e dirigenti, sono conniventi con il Secondary Market. Si potrà dire che è ingiusto che i membri del fan club U2.com, possano avere la prevendita un paio di giorni in anticipo, immaginando che alcuni acquirenti siano veri Bot.
Io non so davvero cosa suggerire al riguardo. Ci sono buoni e cattivi scalping. Se vendi 4 biglietti da 100$ ad uno studente, e sei mesi dopo li rivedi a 300$, chi va dallo studente a vietarne l’autorizzazione per la vendita a maggior profitto? E’ molto difficile affrontare in modo equo il problema. E’ un mercato che sfida le regole e non ho mai letto o sentito, una proposta globale che affronta il problema. Dalla vendita dei biglietti si sposterà alla vendita di altri spettacoli come Wimbledon o le partite di calcio?
Avete intenzione di sistemare tutta l’economia della vendita dei biglietti?

Il nuovo ordine mondiale…

Il ciclo cui eravamo abituati album+Tour, non è più rilevante. Gli artisti devono impegnarsi più di continuo, ecco perchè i Live fioriscono. Se fossi un Promotore Live, sarei molto interessato a capire e seguire quanto sta succedendo, perchè con iTunes e Spotify, si può distribuire in tutto il mondo e contemporaneamente, in modo decisamente più significativo di quanto capitasse anni fa.

Il Diritto D’autore, un porto sicuro…

In generale il paradigma è che YouTube sta distribuendo musica, pagando etichette ed editori in modo legale, ma solo una piccola parte di quanto riceve. YouTube incassa e non investe e è in grado di chiedere una normativa sicura per proteggere i distributori di internet dai diritti d’autore.
Questo è il caso in Europa ed in America, ma in Europa quantomeno c’è un cambiamento in atto e per la prima volta la Commissione Europea, affronterà il problema dei copyright.

Come mai nessuno degli U2 ha mai fatto un album da solista…

Non so se potessero farlo. Tutti possono fare più o meno quello che vogliono all’interno degli U2.

FONTE, Billboard

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