U2place intervista Harry Kantas, collaboratore della mostra U2 al The Little Museum of Dublin

Oggi vi proponiamo un’intervista a Harry Kantas, collaboratore della mostra permanente sugli U2 al The Little Museum of Dublin.
Per fare questo lasciamo la “parola” a Monica Martino, nostra placer storica che ha visitato in prima persona il museo:

Quante volte sono stata a Dublino? Non so, ho smesso di contarle ma comunque a sufficienza per pensare di non avere più nulla di nuovo da vedere.
E invece…ho suggerito a delle amiche di andare a vedere The Little Museum of Dublin, veramente un gioiellino di Museo che riassume un po’ la storia della città in epoca “moderna”. Ed è uscito fuori che adesso c’è anche una mostra sugli U2!

Decido di andarci una mattina di tempo un po’ grigio. Faccio tranquillamente il mio giro del Museo al piano terra e al primo piano.
Il secondo piano è stato aperto al pubblico relativamente da poco. Salgo le scale e come i bambini che seguivano il Pifferaio Magico vengo magicamente portata dalle note di Out of control nella stanza di destra.
Mi fermo prima di entrare. Credo di aver assunto un’epressione a dir poco di incredulità. Ho avuto la stessa netta sensazione della prima volta che sono andata a un parco Disney: la stanza dei sogni, la voglia di tuffarsi in mezzo a tutte quelle cose come zio Paperone nella vasca dei soldi. Non smettevo di ridere.
Poi ho realizzato che non ero sola e ho riassunto un certo contegno.

La prima cosa che ti colpisce sono i fari della Trabant (a dir la verità un pezzo di Trabant) in mezzo alla stanza. Come non tornare con la mente al primo concerto del ’93 a Roma…

E poi McPhisto, placidamente poggiato al camino, messo con le spalle alla porta d’entrata ma che, per uno strano gioco di prospettiva (o autosuggestione?), sembra che ti segua con lo sguardo in ogni punto della stanza.

Comincio a guardare gli oggetti e le foto esposte (l’idea di un “furto” diciamo che mi ha sfiorato….) e girando intorno alla trabant mi accorgo che nel cruscotto è montato un piccolo schermo che trasmette di tutto di più sulla band. Colgo il momento della nascita del palco dello Zoo Tv Tour e mi piazzo là, con le cuffie sulla testa e il tempo sembra non passare più.
Immagini viste e riviste ma che mai ti saziano. Fino a quando con la coda dell’occhio capto lo sguardo di una ragazza che sembra dire: ma io quando gioco?
E allora le lascio, decisamente malvolentieri, il posto.
Finisco il mio giro, non so cosa guardare di più o di meno…. sfoglio libri, sfioro le foto, sorrido di fronte ai gadget più strani

E poi mi convinco ad uscire.

Prima della porta c’è una scritta con i dovuti ringraziamenti agli ideatori, realizzatori e contributori alla Mostra.
Tanti nomi, uno decisamente familiare: Harry Kantas. Possibile che sia lui? Un ragazzo greco conosciuto fuori gli HQ Studios e con il quale ho passato ore, insieme ad altri, a inseguire e raggiungere un sogno.

Decido di contattarlo.

-Harry, sono stata alla Mostra al Little Museum. Ho letto un nome fra i ringraziamenti. Sei tu quell’Harry Kantas?
-Si, proprio io. La Mostra è fantastica vero?

-Si decisamente. Senti…ti andrebbe di rispondere a qualche domanda per U2place?
-Certo, perchè no!

-Chi ha avuto l’idea per una stanza del Little Museum dedicata agli U2 e come è nata l’idea?
-I ragazzi al Little Museum hanno allestito una mostra fotografica (news) sui primi anni della band che è andata molto bene e che ha avuto visitatori da tutto il mondo. Riflettendo sui risultati, hanno pensato che fosse un peccato che in giro non ci fosse una Mostra permanente dedicata alla più grande band mai nata in Irlanda e quindi hanno pensato di occuparsene.

-Come sei stato coinvolto e cosa hai dovuto fare?
-Simon ( n.d.a. O’Connor, curatore del Museo) è stato invitato allo show radiofonico di Tom Dunne per parlare dei piani del Museo per la mostra. Io sono stato invitato come fan della band e collezionista. Abbiamo avuto modo di parlare e mi sono offerto di aiutare in ogni modo possibile, ritenendolo un grande progetto decisamente mancante a Dublino.

-Qual è l’elemento più prezioso della mostra?
-Ci sono molti bei pezzi provenienti da collezioni di tutto il mondo e oggetti acquistati direttamente dal Museo. Non mi piace distinguere gli elementi per prezzo, ma più per il valore sentimentale e ciò che può significare. Ricorda, gli U2 sono una cosa molto personale e ogni fan saprà sicuramente identificarsi con diversi oggetti in mostra.

-Quale invece per te è “il più prezioso” e perché?
-Ancora una volta, non voglio parlare di ‘prezioso’ nel senso di prezzo. Io comunque direi che ci sono elementi che anche i collezionisti più accaniti apprezzerebbero.
Per me personalmente, un elemento di grande valore sentimentale, è la candy bar promo di The sweetest thing autografata da Bono e Edge. Ricordo che quando passai questa cosa a Edge per l’autografo si fece delle grosse risate!
Ho anche un promo 12″ Popmart Sampler, che ho fatto autografare da Bono il giorno del mio compleanno. Ha aggiunto uno scarabocchio di se stesso facendo in modo di disegnare un naso grande abbastanza, mi piace pensare che abbiamo in comune il fatto di essere degli uomini con grandi nasi!

-Che cosa ti piacerebbe avere esposto alla Mostra?
-Come collezionista, vorrei vedere esposto uno dei 3 All I Want Is You 12” in verde. Si dice che uno dei 3 sia di proprietà di Larry Mullen jr.
Come fan, non avrei una vera e propria preferenza, camminare in una stanza circondati dalla storia degli U2 è di per sé grandioso.

-La collezione è permanente? Ci saranno dei cambamenti nell’esposizione?
-Si, la Mostra è permanente. Al momento non sono previsti dei cambiamenti anche se mi piacerebbe “rinfrescare” le cose fra qualche anno per mantenere viva l’attenzione dei fan e di chi l’ha già visistata.

-Qualche domanda personale. Tu non sei irlandese. Gli U2 sono stati la causa del tuo trasferimento?
-Si, decisamente. Non sono stati esattamente il motivo per cui ho lasciato casa. Sono da sempre uno fissato con la tecnologia e i computer e ho pensato che fuori dalla Grecia avrei potuto avere più possibilità per la mia carriera. Fra tutte le destinazioni in quel momento, Dublino poteva sembrare la meno ovvia ma gli u2 hanno fatto pendere il piatto della bilancia.

-Che cosa significano per te? Qual è la tua canzone preferita?
-La mia canzone preferita è With or without you, ascoltata fin dall’epoca dell’uscita di the Joshua Tree, quando avevo 5 anni. Mio cugino Steven comprò il vinile e lo passò su cassetta: me lo faceva ascoltare tentando di insegnarmi il testo in “Greenglish”.
Comunque il mio album preferito non è The Joshua Tree ma Boy!
E’ una grande sensazione crescere dall’età di 5 anni con la loro musica e pensare “un giorno li incontrerò”. Ed essere così determinato e fortunato dal riuscirci. Blessings, not just for the ones you kneel. Luckily…

Album

Qui potete trovare la versione originale in lingua inglese

Vi invitiamo inoltre a visitare il sito del The Little Museum

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