Il libro “Miss Sarajevo” di Bill Carter in uscita il 15 giugno in Italia: Intervista a Maja Ajdin

Del libro “Miss Sarajevo” di Bill Carter ve ne abbiamo parlato nei mesi scorsi e oggi, finalmente, vi possiamo comunicare la data d’uscita: 15 giugno. Il volume, per il momento, sarà disponibile solo online e il prezzo di vendita è di 15 euro.

Oggi vi proponiamo l’intervista a Maja Ajdin che si è occupata della traduzione e della pubblicazione del libro.
Ho incontrato per la prima volta Maja qualche mese fa, in una trattoria che, da brava romana, non conoscevo assolutamente!
Sono stata subito colpita dai grandi occhi espressivi e dalla solarità di questa giovane donna di Sarajevo.
Abbiamo conversato un paio d’ore sul suo progetto apparentemente molto ambizioso e complesso: tradurre e pubblicare in Italia il libro “Miss Sarajevo” di Bill Carter.
Per i fan degli U2 questo titolo riporta alla memoria la canzone omonima scritta e cantata con Pavarotti durante una delle serate del Pavarotti&Friends. Era il 1995 ma la storia di “Miss Sarajevo” era già stata scritta tempo prima.
Bill Carter si ritrova in una Sarajevo assediata dalla guerra e decide così di iniziare a fare delle riprese per documentare la situazione vissuta dal popolo bosniaco. Un giorno incontra per caso una ragazzina con un gruppo di amici in una macchina completamente distrutta…”cosa state facendo?” gli chiede “stiamo andando al mare” risponde la ragazza…e da lì inizia tutto: da lì inizia Miss Sarajevo! Miss Sarajevo che per Bill in realtà non è il concorso di bellezza di cui tutti siamo a conoscenza, bensì lo sguardo di quella ragazzina che, nonostante tutto, era lì con i suoi amici in cerca di una minima forma di normalità.
Bill porta avanti il progetto del documentario con l’aiuto di Bono che ne sarà poi il produttore, quel Bono che una volta gli disse “dimmi come possiamo (Bono e Edge) aiutarti e noi lo faremo” e che, durante lo ZooTV tour, fece ben 13 collegamenti in diretta con la città di Sarajevo, per dar voce a quella popolazione ormai provata da ciò che, in origine, doveva essere una “guerra lampo”.
Sedute al tavolo del ristorante, Maja mi racconta la sua storia…una storia fatta di emozioni, di paure, di gioie, ma soprattutto di forza e di unione. Questa giovane donna mi racconta gli anni passati in guerra, i compiti in classe svolti mentre fuori piovevano bombe, le difficoltà incontrate nel riuscire a soddisfare le esigenze più elementari, la paura quotidiana di non veder tornare amici e parenti…ma anche la forza di quel popolo che, nonostante tutto, è riuscito a vivere anche in una situazione difficile e devastante come quella!
Maja si è trasferita in Italia nel 1995, un anno prima che la guerra finisse, è vissuta a Torino, ed il suo accento “particolare” lo dimostra. Ora vive a Roma e porta avanti il suo progetto, quello di far conoscere ciò che è accaduto in quegli anni ma soprattutto la forza del popolo bosniaco.
A quel primo incontro ne sono seguiti altri fatti di racconti, a volte molto personali, che mi hanno sempre trasmesso forti emozioni, che mi hanno fatto commuovere ma soprattutto riflettere su una situazione che possiamo solo immaginare ma che non potremo mai comprendere fino in fondo.
U2Place ha così deciso di seguire la pubblicazione del libro, e gli eventi che seguiranno, in prima linea. E questo non solo perché la storia di Sarajevo si è intrecciata con quella degli U2 per molti anni, ma anche perché crediamo che sia un periodo della storia contemporanea che ci ha riguardato molto da vicino.
Maja, sempre molto disponibile, ha accettato la nostra collaborazione e ha risposto ad una breve intervista che le abbiamo proposto e che vi riportiamo di seguito

Raccontaci come hai scoperto il libro e deciso di pubblicarlo in italiano

Del libro avevo sentito da una mia amica che abita negli USA e lei l’aveva scoperto per caso. All’epoca mi incuriosì la storia di questo giovane americano che si era avventurato, durante la guerra, nelle viscere della Bosnia, fermandosi nella Sarajevo assediata per quasi due anni. La storia era talmente bella, ricca ed emozionante e mi fece pensare che il libro sarebbe uscito in Italia nei prossimi tempi.
Essendo una fan degli U2, dopo circa un anno, mi capitò di leggere un articolo di Bono che raccontava di come era nata la canzone Miss Sarajevo e di questo ragazzo, Bill Carter, che lo interpellò nel 1993 per aiutare la popolazione di Sarajevo. Solo lì capii che si trattava della stessa storia, dello stesso racconto, che però nel caso del libro era molto più ricco di particolari. Non ho perso tempo e l’ho letto subito in inglese. In seguito, trascinata da un urgano di emozioni, mi sono messa in contatto con Bill e gli proposi di tradurre il libro in lingua italiana. Ho acquisito i diritti d’autore per l’Italia con il pensiero che non potevo lasciare il paese che mi ospita da così tanti anni “orfano” di una storia così originale.

Cosa ci puoi raccontare della tua esperienza legata a quel periodo?

Ho vissuto la mia adolescenza nella Sarajevo assediata. Per chi non stava a Sarajevo e in Bosnia durante quel periodo, per chi non l’ha vissuta, è quasi impossibile descrivere tutte le sfaccettature di stati d’animo che uno vive in una sola giornata. Quello che mi è rimasto impresso, a distanza di anni, è il ricordo di emozioni forti vissute, nel bene e nel male, emozioni molto definite, quasi incontaminate da niente di materiale. Quando ci avevano tolto tutto, quando avevamo perso tutto, e parlo di cose, situazioni, abitudini che facevano parte delle nostre vite prima della guerra, solo lì abbiamo scoperto la forza che avevamo dentro… l’unica cosa che ci era rimasta. Le uniche cose che possedevamo provenivano da noi stessi, dal nostro “dentro” e ho dei ricordi talmente vivi di emozioni così forti, ovviamente a causa delle condizioni in cui vivevamo, che credo di non essere più riuscita a vivere dei stati d’animo così puri. Proprio per questo ho deciso di tradurre il libro di Bill Carter, perché credo che lui sia riuscito a cogliere e a descrivere questo nostro modo di vivere in quei giorni. Non è facile raccontarlo, ma ancora più difficile è capirlo per poterlo raccontare. Lui ci è riuscito in gran parte.

Come ha vissuto il popolo di Sarajevo l’impegno degli U2 in un momento così drammatico per loro?

Il fatto di aver accettato l’idea di Bill di “dare voce” alla popolazione di Sarajevo, collegandosi in diretta con Sarajevo, cosa possibile all’epoca solo ai giornalisti di grosse emittenti televisive, è stato un messaggio che non eravamo abbandonati, che non eravamo soli – cosa di cui, dopo un anno e mezzo di assedio, eravamo convinti. Gli U2 hanno corso un grosso rischio, infatti, andando controcorrente e creando notizia “senza filtri”. Infatti le conseguenze si sono viste, ma questo ve lo riveliamo nel libro.

A distanza di anni, com’è la situazione a Sarajevo ora?

Sarajevo è sempre stata una città molto viva dal punto di vista culturale. Proprio questa cultura, la musica, l’arte in generale è quella che ci ha fatto rimanere sani di mente durante gli anni dell’assedio.
Oggi a Sarajevo quasi tutti i mesi ci sono manifestazioni di portata internazionale e di ogni genere. Non posso, per esempio, non menzionare il Sarajevo Film Festival, nato proprio durante l’assedio, che è uno tra i più apprezzati nel mondo del cinema e di cui Bono, tra le altre star, è un ospite abituale.
Poi dal punto di vista di questa multi-etnicità di cui si parla molto, è una città dove in meno di un chilometro quadrato ci sono quattro luoghi di culto di quattro religioni diverse.
Bisogna andare a Sarajevo e sentire l’anima di quella città, bere un caffè (che dura diverse ore) in uno dei bar del centro o nel quartiere turco e mi racconterete di quello che avete vissuto.

E infine, raccontaci come ti sei avvicinata al mondo U2

Io e i miei amici prima della guerra siamo cresciuti a “MTV e nutella” (nutella, quella jugoslava ovviamente). Quello è stato il periodo durante il quale ho iniziato ad ascoltare la loro musica. In seguito alla canzone “Miss Sarajevo” e all’arrivo degli U2 nella mia città, mi sono avvicinata a loro con più attenzione. Devo dire, però, che è stato soprattutto mio fidanzato, grandissimo fan degli U2, che mi ha trascinato con sé a tutti i concerti degli ultimi anni.

Nei prossimi giorni vi proporremo l’intervista fatta all’autore del libro, Bill Carter
Vi ricordiamo, infine, che il 16 giugno ci sarà un evento a Napoli (qui) durante il quale sarà possibile, tra le altre cose, acquistare il libro.
Chi fosse interessato a partecipare alla serata può inviare una mail a kia@u2place.org

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