Ecco a voi il quarto racconto dei nostri placers per festeggiare l’anniversario di Achtugn Baby:
La recensione di Alfred
Achtung Baby è arrivato in un momento pessimo della mia vita. Frequentavo l’ultimo anno del liceo,era l’autunno del 2005 e quell’anno ricordo che è stato fondamentale per quanto riguarda gli U2. Ho scoperto a poco a poco la loro fantastica discografia rimanendo estasiato e a volte a bocca aperta…tuttavia ancora mancava un album decisivo nel mio tassello, proprio Achtung Baby.
Era ottobre e mi ritrovavo a passare le giornate in ansia, agitato e incapace di gestire gli aspetti anche più basilari della mia vita con la naturalezza che mi contraddistingueva: tutto mi sembrava opprimente, soprattutto la scuola, e tendevo a ingigantire qualunque evento. Finchè una sera non arrivò uno speciale monografico dedicato agli U2: il celeberrimo “A Night With” di Mtv…non quello che mi ha folgorato sulla via di Damasco (quello condotto dalla Maugeri resterà unico) ma quello giusto al momento giusto. Rimasi incollato davanti alla tv ripercorrendo la carriera dei mitici quattro che già mi avevano conquistato e che in quel momento si erano calati nei panni di quella dolce carezza che tanto mi ci voleva. Così il giorno dopo decisi che, anche per farmi un regalino e aiutarmi a tornare a sorridere un pò, mi sarei fatto comprare da mia sorella (che passava tutti i giorni vicino a un negozio di dischi) il famoso album del 1991..quello di cui avevo sentito parlare a dismisura, che aveva segnato una nuova fase della band a cui mi ero recentemente affezionato, e da cui mi sentivo incredibilmente attratto, già semplicemente dal titolo, già solo perchè le tracce che avevo conosciuto nel Best Of 1990-2000 bastavano a incuriosirmi tantissimo.
Finalmente sono riuscito ad ascoltarlo nella mia stanza ma senza seguire la track-list. La prima traccia che ho messo su nel lettore fu The Fly…ricordavo qualche frammento del video su Mtv visto per puro caso e ricordavo perfettamente il titolo ma non riuscivo in nessun modo a ricordare la melodia quindi la dovevo sentire subito…d’altronde a quei tempi non sapevo neanche cosa fosse il file-sharing e non usavo eMule quindi…
The Fly mi conquistò subito per la poderosa chitarra di Edge, pungente e vigorosa, e per il testo sinistro, beffardo ma tremendamente affascinante di Bono. Da lì in un certo senso ho sentito che quello sarebbe stato uno dei miei brani preferiti assieme a Until The End Of The World che già avevo interiorizzato al massimo.
Il disco mi piaceva tantissimo una volta ascoltato tutto…mi emozionava, mi commuoveva, mi scuoteva dentro e mi evocava subito alla mente altri brani di svariati artisti che avevano optato per soluzioni sonore affini a quelle di Achtung Baby e qui,forse, è “colpa” della mia età che non mi ha permesso di vivere dal vivo la rottura con l’idealismo e la passione degli anni’80 che fino al 1989 aveva contraddistinto gli U2 e soprattutto la carica innovativa che quest’opera emanava.
Tuttavia sentendo l’album sono riuscito a scovare il mutamento profondo e la maturazione della band. Bono adesso si serviva dell’ironia, di alter-ego, di frasi pungenti e rifiutava in un certo senso la genuinità e quella sorta di aureola messianica di cui si era circondato pochi anni prima. La differenza con The Joshua Tree si sentiva, era evidente e questa voglia di re-inventarsi, di rivoluzionarsi e mettersi coraggiosamente in gioco mi aveva affascinato e catturato. Da lì capii il valore di questa band irlandese, capace di cambiare del tutto stile da un’opera all’altra, di percorrere sonorità sconosciute e capace come nessuno prima di emozionarmi fino alle lacrime, di leggermi dentro, di riuscire a toccare quelle corde inesplorate della mia sensibilità.
Achtung Baby ha avuto il merito e la capacità di condurmi in meandri eterogenei e diversificati: inizia con un viaggio, una stazione (Zoo Station), parla di tradimenti e speranza (Until The End Of The World), di rotture, di separazioni (One, Who’s Gonna Ride Your Wild Horses e So Cruel) e lancia inaspettati pugni allo stomaco denunciando la decadenza degli ideali, fino a chiudersi con un brano potente, inquieto e claustrofobico come Love Is Blindness..una canzone meravigliosa…
Questo disco è unico nel suo genere..per quello che ha rappresentato per gli U2, per la sua perfezione in tutte le tracce, per l’impatto devastante che ha avuto a livello socio-culturale grazie al mastodontico e stratosferico ZooTv, il tour più fantasmagorico nella storia della musica, e per aver virato senza dubbio verso una dimensione più personale e intima dei quattro dublinesi che si mettono a nudo come mai avevano fatto prima.
Achtung Baby è un disco che racconta la vita con le sue ombre e contraddizioni e che ha la capacità di allarmarti positivamente, di suscitare un capovolgimento dentro di te. Il titolo tradotto vuol dirti “Attento bimbo!”..quasi a dire che puoi vedere e cogliere varie angolazioni ma che, prima di tutto, hai bisogno di fermarti un pò, di staccare la spina col tuo passato, ripercorrerlo uccidendo i tuoi demoni e catapultarti in una dimensione interiore nuova, più autentica e proficua…questo è per me Achtung Baby.
Alfred