(AB Anniversary) Achtung Baby visto dai fans: la recensione di vicovox

Per l’iniziativa di U2Place Achtung Baby visto dai fans, vi presentiamo oggi la recensione di vicovox

I’m ready..

Pronto a parlare di quattordici anni di ascolti, di un’amicizia solida, che è più di un amicizia, è qualcosa di fraterno, ma forse di più, qualcosa che va oltre.
E’ la mia famiglia, mio padre che mi dà saggi consigli, mia madre che mi rincuora, l’amore che mi fa battere il cuore, un mio amico da poter abbracciare, i miei compagni di una vita per scherzare, uno sguardo rubato e ricambiato che mi ha fatto trasalire.
Sono 14 anni della mia vita che stanno in 55 minuti e 30 secondi.

Era fine Agosto del ’97, un’ estate importante per me, la fine della scuola. Estate fatta di vacanze ed improvvisate con gli amici, storie nate e concluse, l’imminente ingresso nel mondo del lavoro che incombeva.
Ma soprattutto, da qualche mese ascoltavo U2.
Sentivo in loop Joshua Tree mentre studiavo per la maturità ed un Pop ancora difficile da capire a fondo…
Avevo la necessità di approfondire il mondo uduico.
Quindi entrai in un grande negozio di musica di Viareggio con un mio amico, andai nella sezione “musica internazionale”, lettera U. Presi in mano un cd dalla copertina allettante che catturava la mia attenzione. Lo girai e lessi la traccia 3…Il prezzo poi era ancora più allettante..18.000 Lire.
Andai alla cassa non sapendo ancora che avrei fatto uno degli acquisti più importanti della mia vita.

Iniziai ad ascoltarlo piano piano, ma già alcune tracce mi prendevano troppo, le chitarre che abbattevano ciò che trovavano, una voce di Bono metallica ma allo stesso tempo profonda e sensuale. Cominciai a cercare di tradurre i testi e di darne una spiegazione.
“Che bello sentire la traccia 4, questa “until the end of the world” ad un concerto, che bello sarebbe” pensavo.
E cosi il 17 Settembre decisi con un amico di partire la mattina seguente senza biglietto per Roma, dove la sera l’avrei sentita quella canzone, mentre Bono (cavoli, Bono! Bono davanti ai miei occhi!) stava incornando un Edge improvvisato torero…

E cosi scoppiò la bomba uduica della mia vita, compro tutti i cd e ai miei amici copio questo favoloso Cd e ne rimangono estasiati anche loro.
Eravamo giovani, pensavamo di avere il mondo in mano, ci sentivamo come una mosca con giacche di pelle ed occhiali.
Every artist is a cannibal, every poet is a thief, l’esplosione di vita che avevamo, il sentirsi immuni a tutto quando sentivamo questa canzone in auto a tutto volume.
I pensieri comunque c’erano, i problemi la vita te li dava, i grattacapo di una giovinezza acerba ti facevano pensare e a volte stare male. In quei momenti il rimedio c’era, a letto disteso con l’album dalla copertina allettante in cuffia ed occhi chiusi.
Non era una cura…ma quel padre dal consiglio giusto, l’abbraccio di tua madre, lo sguardo di un amico.

Crescevo, il tempo passava e la testa da giovane sbarbato diventava più matura, time is train makes the future the past, i treni che andavano e non tornavano più, altri che ripartivano ma ero sempre con la faccia schiacciata al vetro; nuove responsabilità, gli amici con cui ascoltavo il nuovo cd, il primo degli anni 2000, gli amici con cui cantavo in macchina a squarciagola alle 4 di notte don’t turn around, don’t turn around, con quella solidarietà e unione che si ha solo con i veri amici…

La prima vera storia importante della mia vita, anche lei rapita dagli U2 e da questo disco, rapita da So Cruel dal testo “tanto vero, crudo ed ineccepibile”, una storia tra me e lei come tante, forte ma difficile.
Love is a tample, love is the highest law, you ask me to enter, but then you make me crawl.
La mia frase preferita del mondo uduico.
E cosi arrivò “Torino blow me away”, una The Fly che mi lasciò senza fiato che seguiva Mysterious Way, al contrario della sequenza delle tracce del Cd.

Cambi di vita, cambi di amore, cambi di lavoro, nuove amicizie.
Ma Achtung Baby è sempre nelle mie cuffie ad accompagnarmi.

The Real Thing che mi dava sempre la carica, Zoostation che mi dava la fiducia ed ottimismo nei momenti più delicati e che mi fa tutt’ora alzare in piedi, guardarmi allo specchio e dire I’m glad to be alive…
La One che non può non essere ascoltata e cantata ogni volta che ti bussa alla porta, una Acrobat che non mi è mai entrata veramente dentro come invece il manuale del fan uduico impone, Trying che mi rimanda subito ad Adam, The Fly che ancora posso definire “la canzone che mi spacca le ossa”, To touch is to heal, la sensualità e la passione che mi trasmette Mysterious Ways, Until the end of the world che dal 97 insieme a Bad è la “mia” canzone live uduica; non esiste un concerto perfetto se non suonano Until,
I Cavalli Selvaggi che ancora corrono senza avere trovato una sua identità precisa,
Love is blindness, e rimani immobile con la sua melodia, cieco verso qualcosa di solenne, verso un gesto compiuto o qualcosa di immenso. Cosi chiude questo album…ti fa chiudere gli occhi…e non dà una linea d’orizzonte a questo amore, e non pone la parola fine a questo mondo che dura tecnicamente 55 minuti, me che nella passione e poesia è eterno..
Ti fa chiudere gli occhi e ti apre tutta la vita davanti a te, passata, presente e futura.
Cosi….’till the end of the world..

E lascio per ultima la mia canzone preferita in assoluto, Ultra Violet.
Una canzone nata dalla solita madre di The Fly, una ragazza dalla testa che gira, che a me faceva girare la testa.
Ultra Violet c’è sempre stata, se sono felice è con me, se triste mi guarda e mi consola, se dubbioso mi consiglia, se ansioso mi dà una pacca sulla spalla, asciuga le mie lacrime e sempre illuminerà la mia strada, light my way..hanging over my bed.
E’ melodia per le mie vene, battito cardiaco per le mie emozioni, linfa per la mia pelle, droga che mi porta più alto ma non è pericolosa, miele e carne da strappare a morsi per la mia bocca.
Ascolto i suoi live molto spesso…Dublino 93 cantata da McPhisto è superbamente toccante, recitata come un film d’amore, sentita come una preghiera.
Non l’avevo mai sentita ad un concerto, era il mio sogno. Cosi, prima del 360 tour, u2.com propose di indicare ai fans 2 canzoni da ascoltare ai concerti. Non ci pensai un attimo, The unforgettable fire ed Ultra Violet.
Fui accontentato.

A Milano brividi e pelle d’oca mi assalirono mentre ascoltavo la MIA canzone, che lo so, tra 75.000 persone stavano suonando solo per me. La ascoltai senza cantare, a volte chiudendo gli occhi e rivedendomi i miei 12 anni passati, pensare alle mie esperienze, alle mie emozioni vissute, alle mie gioie, ai miei dolori.
Verso la fine della canzone pensai quindi a quello che mi sarebbe successo un mese dopo, e gli occhi non poterono che baganrsi di lacrime.
E ripiansi proprio il mese successivo, risentendo Ultra Violet, la prima canzone che ascoltai poco dopo che Luca venne alla luce.
L’8 agosto, il giorno in cui anni prima nacque colui che con un bridge improvvisato in Mysterious Ways, partorì One.

E ha dato quindi il LA a questo capolavoro, che con le proprie chitarre ha abbattuto l’albero di Joshua ma anche le nostre vite, i nostri sentimenti, le nostre emozioni.
L’album che era la cassetta che infilavo nello Walkman quando partivo, che era il CD quando ero in macchina, che è un mp3 ogni volta che ho voglia di volare e di stare solo.
E’ la mia valigia, è quello che non posso lasciare indietro, che mi ha accompagnato e lo farà nella mia vita, è l’oggetto che porterei nell’isola deserta, è il mio testamento e le mie pagine vuote da riempire ancora, è quello per cui gli U2 sono ancora qui e quello per cui sono io adesso, è sempre il mio padre con i suoi consigli, mia madre che mi rincuora, l’amico che mi abbraccia, il compagno con cui scherzo e quello sguardo rapito.
E’ ancora quel fuoco che ancora mi fa battere il cuore, e che nonostante tutto, nonostante i “ma”, ancora mi fa chiudere gli occhi e mi fa dire:

Ti amo.

Oh my love…
Blindness

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