Michael Hutchence & U2

Sliding doors. La vita è fatta di scelte e anche dietro a quelle più banali, si possono nascondere effetti decisivi che portano la nostra vita in una direzione o in un’altra. Col senno di poi viene naturale pensare a come sarebbe potuta andare, a come avremmo dovuto giocare le carte che la sorte ci aveva servito… Diventa quasi un riflesso ovvio quando si pensa a situazioni tragiche come quella di Michael Hutchence, fantastico frontman degli INXS, la cui scomparsa sembra dover essere l’imprescindibile punto di partenza di ogni narrazione circa la band australiana. La mattina del 22 novembre 1997, a soli 37 anni, Michael Hutchence fu infatti ritrovato senza vita nella sua stanza d’albergo soffocato da una cintura stretta intorno al collo. L’autopsia stabilì che si era trattato di suicidio. Un finale doloroso che ha segnato il ricordo di molti appassionati di musica, ma che di certo non deve in alcun modo cancellare il contributo musicale fornito dagli INXS.

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La band nata nel 1977 (un anno dopo ai nostri) con il nome di “The Farriss Brothers” (i 3 fratelli Farriss sono stati infatti parte fondamentale del gruppo suonando rispettivamente chitarra, batteria e tastiere), nei primissimi ’80 iniziò a girare in lungo e in largo l’Australia tenendo concerti e facendosi le ossa, convinti di avere nelle proprie corde il talento necessario per sfondare. Già con i loro primi dischi la band pian piano iniziò ad essere notata e apprezzata, anche a livello di vendite, fino in America. Un percorso parallelo a quello dei nostri U2 che stavano lentamente conquistando il mondo della musica…

Fu però con il quarto album The swing (1984) che la crescita degli Inxs divenne evidente e potentissima, anche grazie all’intervento di Nile Rodgers, mente degli Chic, che produsse per loro il brano Original Sin, primo singolo del disco. Il successo fu dirompente. Tutto questo accadeva mentre gli U2 si affidavano a Brian Eno per una collaborazione che avrebbe permesso alla band di esprimere a pieno il proprio talento, a partire da The unforgettable fire. La scelta di un nuovo produttore che trova la chiave giusta per aprire uno scrigno pieno di tesori… Sliding doors.

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Le due band, anche se a distanza, condivisero anche la storica giornata del 13 luglio 1985. Mentre a Wembley gli U2 infiammavano il pubblico del Live Aid segnando una delle loro pagine più gloriose, gli INXS avevano da poco concluso il loro set sul palco del concerto Oz for Africa tenutosi a Sidney e iniziato circa 12 ore prima di quello di Londra. Il concerto australiano fu organizzato in collaborazione con Bob Geldof e gli altri artefici del Live Aid e ne condivise gli obiettivi. Gli Inxs suonarono per ultimi e proposero una scaletta con “Original Sin”, “Listen like thieves”, “Kiss the dirt”, “What you need” e “Don’t change”.

Michael, ai tempi 25enne (è infatti nato nel 1960 proprio come il nostro Bono), dimostrava di saper tenere il palco come pochi altri, senza sfigurare se paragonato al nostro cantante, a Dave Gahan o agli altri grandi dell’epoca (alcuni lo definirono addirittura l’erede di Mick Jagger).

Alla fine del 1985 gli INXS fecero uscire il loro nuovo album “Listen like thieves” che per alcuni rappresenta il loro disco più “udduico”, anche se musicalmente i due gruppi non possono essere complessivamente avvicinati dal punto di vista stilistico. E’ quindi nel 1987 che la band australiana regalò il suo lavoro più importante, quel Kick dove sono presenti pezzi ancora oggi ben presenti nella memoria anche dei meno attenti. Proprio come per il nostro The Joshua Tree, in quel momento gli INXS raggiunsero il loro picco artistico. Con questo successo musicale, arrivò anche la massima popolarità che si rovesciò potentemente sui componenti del gruppo e in particolar modo su Michael Hutchence che sembrava perfetto per attirare le attenzioni del grande pubblico: bello, carismatico e talentuoso, finì sempre più spesso sulle copertine dei giornali patinati: il fidanzamento con la stella emergente del pop australiano Kylie Minogue, la storia con la top model Helena Christensen, per non parlare della discussa relazione con Paula Yates.

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Nel periodo che seguì l’uscita di Kick e per tutta la prima parte degli anni ‘90, Michael Hutchence visse però numerosi periodi difficili caratterizzati da troppi eccessi. In quella fase Hutch passò molto tempo anche in Costa Azzura, insieme a Bono ed Edge, suoi grandi amici (come anche Adam e Larry). Nel 1995, periodo di costanti frequentazioni con i nostri, gli U2 con la celebre Hold me, thrill me, kiss me, kill me e Michael con una particolare versione di The Passenger di Iggy Pop contribuirono alla colonna sonora di Batman Forever.

Nonostante le difficoltà personali di Hutchence, gli INXS continuarono a produrre ottimi album e ad avere costante successo anche negli anni ’90 (da vedere il live che tennero il 13 luglio 1991 a Wembley, esattamente 6 anni dopo lo storico Live Aid). Michael però viveva sempre più spesso periodi di depressione e di grande aggressività, resi più difficili dal consumo di alcool e droghe… Le attenzioni della stampa sulla sua vita privata di certo non aiutarono in questo momento di difficoltà. Quando poi iniziò una relazione con Paula Yates, celebre volto televisivo inglese nonchè moglie dell’organizzatore del Live Aid Bob Geldof, la situazione degenerò. Le polemiche che ne seguirono investirono i protagonisti con violenza. Paula andò a vivere in Australia insieme a Michael, portando con sè le tre figlie avute con Geldof, mentre i tabloid continuavano a tenere i fari ben piantati sulla coppia, a maggior ragione quando nel 1996 dalla loro relazione nacque la figlia Tiger Lily. Le polemiche erano quotidiane.

Fino a quel tragico 22 novembre 1997 quando Michael Hutcenche venne trovato morto nella sua stanza d’albergo. Suicidio o autoerotismo finito male, poco importava. Michael non c’era più.

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Il 23 novembre 1997 gli U2 erano a San Antonio, dall’altra parte del mondo per un concerto del Popmart tour, ma dal palco vollero ovviamente ricordare Michael che li aveva tragicamente abbandonati poche ore prima. Nelle registrazioni si sente un Bono particolarmente scosso per la perdita dell’amico che prima di Gone alza al cielo un lamento: “Michael! Hutch!”. Quella sera furono abbondanti gli snippet di canzoni degli INXS: alla fine di Last night on earth e di All I want is you, la band regalò lo snippet di Never tear us apart, e alla fine di Discotheque partì la citazione di Need you tonight.

Più raro, ma davvero emozionante lo snippet di Waltzing Matilda, regalato sia prima di I still haven’t found che all’inzio di un’emozionante One che sfociava in Hear us coming, prima della chiusura con Wake up dead man.

Waltzing Matilda è una ballata di Banjo Peterson, poeta australiano del XIX secolo, che fu addirittura proposta come inno nazionale e racconta la storia di un vagabondo che si accampa nei pressi di uno specchio d’acqua e mette a bollire il pentolino per il tè. A un certo punto una pecora arriva per abbeverarsi e il vagabondo la chiude nella propria sacca. Il proprietario della pecora, arrivato poco dopo insieme alle guardie, chiede conto della pecora e il vagabondo, ormai senza via d’uscita, si getta nel lago piuttosto che essere preso vivo. Il fantasma del vagabondo può essere ancora udito se si passa vicino a quello stagno.

(Per avere maggiori informazioni e leggere il testo di Waltzing Matilda, visitate questa pagina del sito Canzoni contro la guerra)

I riferimenti a Michael Hutchence e gli snippet di canzoni degli INXS saranno da allora una costante nei concerti degli U2. Sicuramente memorabile fu il primo concerto che gli U2 tennero a Sidney dopo la tragica scomparsa di Hutch. Era il 27/02/1998 e, dopo aver regalato ancora una volta gli snippet di Waltzing Matilda, Never tear us apart e Need you tonight, Bono volle ricordare così l’amico scomparso prima di intonare una toccante One:

Just wanted to say goodbye,
Just wanted to say goodbye,
To a great singer,
A great mate,
Just wanted to say goodbye,
In front of his mates,
In front of his family,
In front of his band,
I just wanted to say goodbye,
So goodbye, Michael

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Bono era dannatamente arrabbiato con Hutch, non riusciva proprio ad accettare quel gesto estremo, non tollerava la perdita di quell’artista prezioso, di quel compagno di tante serate, di quell’amico. Da questo sentimento duplice, fatto di rimpianto e di dolore, di rabbia e di amore, nacque l’ispirazione che portò a Stuck in a moment you can’t get out of, secondo singolo del successivo disco degli U2 All that you can’t leave behind.

I’m not afraid of anything in this world
There’s nothing you can throw at me
That I haven’t already heard
I’m just trying to find a decent melody
A song that I can sing in my own company

I never thought you were a fool
But darling, look at you
You gotta stand up straight, carry your own weight
These tears are going nowhere, baby

You’ve got to get yourself together
You’ve got stuck in a moment
And now you can’t get out of it
Don’t say that later will be better
Now you’re stuck in a moment
And you can’t get out of it

I will not forsake, the colours that you bring
But the nights you filled with fireworks
They left you with nothing
I am still enchanted by the light you brought to me
I still listen through your ears,
And through your eyes I can see

And you are such a fool
To worry like you do
I know it’s tough, and you can never get enough
Of what you don’t really need now… my oh my

You’ve got to get yourself together
You’ve got stuck in a moment
And now you can’t get out of it
Oh love look at you now
You’ve got yourself stuck in a moment
And now you can’t get out of it

I was unconscious, half asleep
The water is warm till you discover how deep…
I wasn’t jumping… for me it was a fall
It’s a long way down to nothing at all

You’ve got to get yourself together
You’ve got stuck in a moment
And now you can’t get out of it
Don’t say that later will be better now
You’re stuck in a moment
And you can’t get out of it

And if the night runs over
And if the day won’t last
And if our way should falter
Along the stony pass

And if the night runs over
And if the day won’t last
And if your way should falter
Along the stony pass
It’s just a moment
This time will pass

Non ho paura di niente in questo mondo
Non c’è niente che puoi gettarmi
Che io non abbia già sentito
Sto solo cercando di trovare una melodia decente
Una canzone da poter cantare in compagnia di me stesso

Non ho mai pensato che tu fossi uno sciocco
Ma caro mio, guardati
Tu devi stare dritto in piedi, portare il tuo peso
Queste lacrime non vanno da nessuna parte, baby

Devi riuscire a mantenerti insieme
Sei stato bloccato in un momento
Ed ora non riesci ad uscirne
Non dire che dopo andrà meglio
Ora sei bloccato in un momento
E non riesci ad uscirne

Non rinuncerò ai colori che tu porti
Ma le notti che riempisti di fuochi d’artificio
Ti hanno lasciato senza nulla
Sono ancora stregato dalla luce che mi portasti
Io ascolto ancora dalle tue orecchie
Ed attraverso i tuoi occhi riesco a vedere

E tu sei così sciocco
A preoccuparti come fai tu
Lo so che è dura, e tu non riesci ad averne mai abbastanza
Di ciò di cui ora non hai davvero bisogno… oh mioddio

Devi riuscire a mantenerti insieme
Sei stato bloccato in un momento
Ed ora non riesci ad uscirne
Oh amore guardati ora
Ti sei bloccato in un momento
Ed ora non riesci ad uscirne

Io ero incosciente, mezzo addormentato
L’acqua è calda finché non scopri quanto è profonda
Non stavo saltando, per me era una caduta
E’ giù distante verso il nulla assoluto

Devi riuscire a mantenerti insieme
Sei stata bloccato in un momento
Ed ora non riesci ad uscirne
Ora non dire che dopo andrà meglio
Sei bloccato in un momento
E non riesci ad uscirne

E se la notte sopraggiunge
E se il giorno non durerà
E se il nostro cammino dovesse vacillare
Lungo il sentiero pietroso

E se la notte sopraggiunge
E se il giorno non durerà
E se il tuo cammino dovesse vacillare
Lungo il sentiero pietroso
E’ solo un momento
Questo tempo passerà

La canzone è una sorta di litigio con l’amico, una specie di conversazione sulla follia del gesto che Michael stava per compiere. Bono ha rivelato di aver discusso con lui dell’idea del suicidio, prendendo spunto dalla morte di Kurt Cobain, e del fatto che quella non potesse essere una soluzione percorribile ai problemi della vita. I due amici si erano anche promessi che non avrebbero mai superato quella linea che porta alla completa autodistruzione.

(A questo link potete leggere l’interessantissima intervista rilasciata a Rolling Stone nel gennaio del 2001 in cui Bono affrontava questo argomento)

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“Stuck” non fu però l’unica canzone dedicata a Hutch… Poco prima della morte del cantante australiano, Simon Le Bon scrisse il brano “You’ve Got A Lot To Answer For” che presentò live soltanto in un’occasione, senza però riuscire a concluderla, scoppiando letteralmente a piangere per il dolore per l’amico scomparso, e addirittura anche Bob Geldof, nonostante i pesanti litigi che, per ovvie ragioni, avevano caratterizzato il loro rapporto, si ispirò a Michael Hutchence per scrivere il brano intitolato “Inside your head” che recitava:

Tu hai il palazzo, e mi hai lasciato la baracca,
ma cosa cazzo hai in quella testa?
E come ti è passato per la mente
di metterti un cappio intorno al collo?
Ma cosa cazzo
hai in quella testa?

(Questo è il trailer del film documentario su Hutch che è appena uscito nelle sale australiane e che vede anche la partecipazione del nostro Bono)

Negli ultimi anni di vita Hutch aveva lavorato a un disco solista che però vide la luce solo dopo la sua scomparsa. L’album chiamato semplicemente “Michael Hutchence” nacque grazie al lavoro dei produttori con cui aveva collaborato che misero mano al lavoro fatto sino ad allora per poterlo finalmente pubblicare. Andy Gill, uno dei produttori, ha dichiarato a proposito del disco: “E’ un album introspettivo, quasi dark. Michael voleva reinventarsi, pensava agli U2. Aveva successo e fama con gli INXS , ma c’era un lato di lui che con il gruppo non riusciva a venir fuori”. Data l’amicizia di lunga data con Hutch, fu deciso di coinvolgere Bono nell’ultimazione del brano Slide away. Il nostro cantante aggiunse così una strofa al brano, una specie di dolorosa risposta all’invocazione di Hutch nella prima parte della canzone.

Are you gonna wake again?
Are you gonna take it down?
Oh babe, I wanna deal it
Oh, make it alright

Gimme some, my love
Away, away, away

I just want to slide away and come alive again
I just want to slide away and come alive again
I will see that love again and find a life again
I just want to slide away and come alive again

I wanted to let it go
Just couldn’t let it go
I wanted to let it go
I just couldn’t let you…

I would catch you
I’d catch you as you fall
I would catch you
I’d catch you if I heard your call

But you tore a hole in space
Like a dark star that falls from grace
You burn across the sky
And I would find you wings to fly
And I would catch you
And I would catch your fall

I just want to slide away and come alive again
I just want to slide away and come alive again
I will see that love again and find a life again
I just want to slide away and come alive again

I just want to slide away and come alive again
I just want to slide away and come alive again
I will see that love again and find a life again
I just want to slide away and come alive again

Slide away ha fatto capolino nelle setlist degli U2 una sola volta, come snippet finale (dopo gli accenni delle “solite” Need you tonight e Never tear us apart) di una fenomenale All I want is you, suonata il 14 dicembre 2010 a Sidney durante la quarta leg del 360° tour. Quella fantastica versione finì per arricchire il disco U22 che riassumeva il meglio di quel tour, facendo in qualche modo entrare nella discografia U2 quella malinconica e dolorosa Slide Away che ci regala un duetto ormai impossibile.

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Questo approfondimento non ha in alcun modo carattere enciclopedico ed è stato realizzato grazie a svariate fonti: Il post, wikipedia, youtube, ondarock, canzoni contro la guerra, independent.ie, mix.com.au, rockol.it, u2australia.net, atu2.com, u2gigs.com

 

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