Stories for Boys – La recensione del Tour di Bono

There’s a place I go
When I am far away

C’è un posto dove tutti noi fan andiamo a rifugiarci quando vogliamo fuggire dalla realtà. Un posto che conosciamo bene, una passione viscerale e di gioventù che prende lo stomaco, le vene, il cuore e si chiama U2.

Con questo breve ma intenso tour, il Surrender Tour, Bono chiude un cerchio e lo chiudiamo anche noi fan, in un certo senso.

Bono racconta se stesso, ma soprattutto racconta i suoi genitori, racconta Iris e Bob, e finalmente capiamo che Paul è morto insieme ad Iris e da quel giorno è nato Bono.

Questo show a teatro è un regalo immenso di Bono ai fan, di Bono a se stesso, ma soprattutto di Bono ai suoi genitori.

Il finale di queste serate si conclude con “Torna a Surriento”, quasi come a dire: “vedi papà, io sono finalmente come te, canto l’Opera che hai sempre amato, io sono un tenore, non un baritono che si crede tenore”.

In quelle quasi due ore Bono si mette a nudo, ci fa sorridere, ci fa piangere, ci fa assaggiare tutta la grandezza di questo piccolo ma grande uomo.

Bono per molti di noi è quasi uno di famiglia, è un animo gentile ma allo stesso tempo arrabbiato.

L’innocenza l’aveva portato a scrivere una “Song For Someone” che nell’esperienza è diventata una “13 (There is a Light)”, ma quella Canzone per Qualcuno è per se stesso, era per lui, era lui quel “qualcuno”, serviva solo per capire chi era veramente.

Una sorta di conosci te stesso greco, ma anche una sorta di “so di non sapere” socratico.

E alla fine quel cerchio si chiude, Bono capisce che tutto quello che ha scritto, suonato, detto e compiuto era per se stesso, per ritrovare se stesso, per ritrovare Iris e per fare finalmente pace con Bob.

E noi fan non possiamo che osservare, da spettatori, ammutoliti, presi a pugni in faccia da questa voce meravigliosa che ti prende, ti apre in due, ti devasta il cuore e l’anima e ti lascia a bocca aperta a realizzare (forse), a metabolizzare e a piangere a dirotto.

E il cerchio si chiude, il vertigo con il suo cerchio concentrico ti saluta con “hello, bello” che è lo stesso “hello, hello” di Stories For Boys.

Sometimes away he takes me
Sometimes I don’t let go.
Stories for Boys

Foto copyright – RAI TV

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