Zoom on Music: “Kid A” dei Radiohead

Kid A
Radiohead

Anno: 2000 (2 ottobre)
Prodotto da: Nigel Godrich
Registrato: Parigi, Copenhagen, Glouchestershire, Oxford
Musicisti:

Thom Yorke (voce, chitarra, tastiere, piano, basso)
Jonny Greenwood (chitarra, ondes martenot, tastiere, sampler)

Colin Greenwood (basso)

Ed O’Brien (chitarra)

Phil Selway (percussioni)

Tracklist 

O Everything in Its Right Place – 4:11
Kid A – 4:44
The National Anthem – 5:50
How to Disappear Completely – 5:55
Treefingers – 3:42
Optimistic – 5:16
In Limbo – 3:31
Idioteque – 5:09
Morning Bell – 4:29
Motion Picture Soundtrack – 7:01

“…in order to save rock music, Radiohead had to destroy it…” ( Rolling Stone)

Kid A, quarto album della band inglese, registrato e uscito a cavallo del nuovo millennio, e’ il disco che sulla carta, dopo il successo di OK Computer e il relativo tour mondiale del ‘97-98, avrebbe dovuto consacrare i Radiohead sull’olimpo del rock mainstream, facendo ereditare a Yorke e soci lo scettro delle grandi band degli anni ‘80. Frutto di una grossa crisi esistenziale e creativa dovuta all’incredibile e inaspettato successo di Ok Computer, e ben documentata nel filmato Meeting People is Easy, Kid A rappresenta invece la reazione della band, alle regole inaccettabili dello show business, costituendo un vero e proprio “suicidio commerciale” e allo stesso tempo uno degli album imprescindibili del nuovo millennio.

Il titolo Kid A (in realta’ il nomignolo di uno dei sequencer utilizzati dalla band in studio) indica idealmente il primo bambino geneticamente clonato.
La copertina, che raffigura il rendering computerizzato di una montagna ghiacciata, rappresenta la visione di Stanley Donwood (il grafico che, da sempre, cura gli artworks radioheddiani) sulla guerra del Kosovo del 1999.

Originariamente l’album avrebbe dovuto prendere il titolo dal celebre saggio “No Logo” di Naomi Klein: del volume della Klein riprende infatti i temi della denuncia al consumismo e alla globalizzazione.
Coerentemente con questa idea, il disco usci’ senza alcuna promozione tradizionale e senza alcun singolo nè video di traino. La Parlophone/Capitol, etichetta sotto la quale il gruppo pubblicava all’epoca, preoccupata per le vendite, decise quindi di affidarsi al passaparola via internet di notizie, blips (brevi video musicali) e immagini che cominciarono a rimbalzare sui moltissimi siti non ufficiali dedicati ai Radiohead.
Nel 2000, la band suono’ inoltre alcuni brani inediti durante un breve giro di concerti, testandoli davanti al pubblico e rendendosi immediatamente conto dell’enorme potenziale della rete:

“Abbiamo suonato a Barcellona e il giorno dopo l’intera performance era gia’ su Napster. Tre settimane dopo abbiamo fatto un concerto in Israele e il pubblico conosceva gia’ a memoria tutte le nuove canzoni. E’ stato fantastico.” (Colin Greenwood)

Al culmine di questo processo fu distribuita sul web, tre settimane prima dell’uscita ufficiale, una copia digitale del cd. Grazie a questa originale “promozione”, e nonostante il download “illegale”, Kid A balzo’ immediatamente in cima alle classifiche di vendita sia europee che americane

Il processo creativo di Kid A (e dell’album gemello Amnesiac, uscito solo 8 mesi piu’ tardi) nasce dalle influenze musicali di Yorke, che in quel periodo, aveva acquistato l’intero catalogo dell’etichetta Warp e, allo stesso tempo, dall’esigenza della band di ri-orientarsi. Reduci da un lungo ed estenuante tour per la promozione di OK Computer, i Radiohead si ritrovarono privi di ispirazione e terrorizzati dal futuro:

“Il capodanno del ‘98 fu uno dei momenti peggiori della mia vita. Mi sembrava di impazzire. Ogni volta che prendevo in mano una chitarra mi venivano i brividi. Iniziavo a scrivere una canzone, mi fermavo dopo poche battute e poi la nascondevo nel cassetto, la ritiravo fuori, le davo un’occhiata e poi la stracciavo, la facevo a pezzi. Stavo sprofondando nella depressone, era sempre peggio. Non ne potevo piu’ della melodia. Volevo ritmo. Tutte le melodie mi mettevano in difficoltà” (Thom Yorke)

Da questa crisi nascono due dei pezzi piu’ belli e rappresentativi di Kid A, Everything in its Right Place, brano di apertura, il cui verso “yesterday I woke up suckin’ a lemon”, apparentemente senza senso, starebbe proprio ad indicare la sensazione di disagio e disgusto (proprio quella di chi assaggia il sapore aspro di un limone) del cantante di Oxford nei confronti del successo sul finire degli anni ’90, e l’onirica “How to Disappear Completely” nella quale Yorke utilizza un effetto di straniamento, a indicare la separazione tra uomo e icona rock (That there, that’s not me…. I’m not here, this isn’t happening), per raccontare di un vero e proprio attacco di panico avuto durante un concerto tenutosi a Dublino (da qui il riferimento al Liffey). Curiosa la citazione del verso “I’m not here, this isn’t happening”: sarebbe stata infatti pronunciata dall’amico Michael Stipe dei REM in risposta a uno sfogo di Yorke durante una conversazione privata sui problemi derivanti dall’eccessiva notorieta’.

Per i Radiohead post-OK Computer era dunque vitale reinventarsi: durante alcune delle session di registrazione, ai vari membri della band fu addirittura inibita, la possibilita’ di suonare il “proprio” strumento, in un tentativo estremo di sperimentazione, e il ritmo prese il sopravvento sulla melodia.
Esempio lampante di questo processo e’ “Idioteque” , brano senza basso, chitarra e batteria tradizionali, nel quale la band di Oxford abbandona gli abiti rock per gettarsi a capofitto nell’elettronica. Secondo Yorke era importante che ognuno dei 5 di Oxford, attraverso Kid A, imparasse a “compartecipare a un brano pur senza suonarne una singola nota”.

Tratto caratteristico di Kid A, oltre alle influenze di elettronica, krautrock e jazz (che culmineranno in Amnesiac) è l’uso di strumenti non tradizionali: in particolare l’ondes martenot (un pionieristica tastiera elettronica degli anni 20) con la quale Jonny Greenwood inizia a “giocare” una volta privato della sua chitarra, ma anche archi, ottoni e innesti orchestrali. La stessa voce di Yorke, a partire proprio da Kid A, a tratti distorta e modificata, viene utilizzata come un vero e proprio strumento. Perfino i testi subiscono una metamorfosi: si fanno piu’ criptici e nonsense (si dice che addirittura Yorke ritagliasse delle frasi mischiandole e pescandole a caso da un cappello rifacendosi a una tecnica attribuibile alla poesia dadaista del bulgaro Tristan Tzara). Kid A e’ il primo album dei Radiohead privo di un booklet con le lyrics: al suo posto fu inserito, ben nascosto nella custodia del cd, un libretto con stralci dei testi illustrati da artworks a sfondo politico di Stanley Donwood (il piu’ famoso, il ritratto del Tony Blair-Diavolo).

Eppure questi testi, frammentati e nascosti nel packaging, sussurrati, distorti e looppati, disturbati dai suoni stratificati e intrisi di citazioni letterarie, sono forse tra i piu’ significativi e sentiti mai composti da Yorke che tratta temi universali (dal pamphlet politico, all’intimismo) venandoli di una cupa visione apocalittica.

Kid A, del resto, è l’album delle antitesi e dei paradossi: un enorme successo commerciale senza promozione, un continuum di brani che suona chirurgicamente freddo e distaccato per farsi incendiario e struggente nelle versioni live, la definitiva destrutturazione del rock che finisce per diventare un faro per la musica del nuovo millennio.

Curiosità:

– il libretto nascosto con frasi sconnesse opera un lavoro durato un anno, fatto da Stanley e Tchock (un alter ego T. Yorke): sollevate la parte grigia della custodia sulla quale si ripone il CD e lo troverete!

– Kid 17:  provate a riprodurre l’album da un PC utilizzando due differenti lettori multimediali. Avviate la prima riproduzione di una qualsiasi canzone dell’album con un lettore e dopo 17 secondi esatti avviate la seconda: avrete una perfetta sovrapposizione del suono, quasi una nuova canzone. L’effetto è ottenibile per tutto l’album anche ascoltandolo per intero.

Alessandra Fossati (@li)

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