(AB Anniversary) Achtung Baby visto dai fans: Sun

Per festeggiare l’anniversario dell’album Achtung Baby, vi proponiamo oggi la seconda recensione scritta da un utente del forum di U2Place.

Il racconto di Sun:

Correva l’anno 1989, da un palco Bono salutava tutti dicendo che per un po’
sarebbero spariti per tornare solo quando avrebbero potuto sognare tutto di
nuovo.
Erano stati anni pieni di emozioni per loro, ma anche per noi. Io avevo
iniziato ad ascoltarli proprio con The Joshua Tree, grazie ad un mio amico che
mi aveva convinto ad ascoltare questa band irlandese. Tutto era iniziato con l’
ascolto di Streets e da lì in poi, anche grazie al mio solito amico che,
essendo stato a Modena, mi riempiva la testa, fu tutto un crescendo.
Ci fu R&H,
ci fu il film e i miei pomeriggi al cinema, ci fu la scoperta di The unforgettable fire e dei
primi tre album. Fu un amore immediato, consumato velocemente. In breve tempo
gli U2 mi avevano conquistato.

All’epoca non esisteva Internet, non c’erano tutte le notizie di adesso.
Esistevano solo i grandi giornali di musica attraverso i quali ci si teneva
informati su cosa succedeva nel mondo. Ricordo ancora l’enorme shock quando per
la prima volta vidi in televisione il video di The Fly. Gli U2 erano spariti
per un po’ chissà dove, adesso erano tornati, ma in realtà non erano più loro.

Quelli che avevo tanto consacrato e studiato in ogni loro movenza (devo essere
sincero per tutti gli anni 80 e 90 ho avuto un culto assoluto per la figura di
Bono, adoravo la sua voce, come si muoveva sul palco, i suo taglio di capelli,
i suoi vestiti … studiavo tutto). Erano gli u2, certo, ma ricordo di aver
pensato “ i ragazzi sono diventati uomini”. Bono nascosto dietro a questi
grandi occhiali, ‘sta musica nuova che non capivo, ‘sta voce strana, ‘sto video
pieno di colori, di riferimenti, di spunti. Edge in canottiera, Bono che
cammina sul cornicione facendo l’Acrobata. Tutto nuovo, tutto diverso, gli U2
anni 80 non esistevano più, morti stecchiti, e solo il tempo avrebbe poi
confermato che in realtà sarebbe stato meglio di prima.

Solo con il tempo si sarebbe saputo che la loro intenzione era quella di
abbattere quel benedetto albero che li aveva portati in cima al mondo. Solo con
il tempo avremmo saputo che erano andati via per sognare di nuovo, ma in realtà
invece che sogni sulla loro strada avevano trovato solo incubi. Erano sul punto
di sciogliersi a causa di forti incomprensioni, di diverse idee su cosa doveva
essere la loro futura musica e che solo nella città dove stavano abbattendo il
grande Muro sarebbero riusciti a tornare UNO e abbattere a loro volta il muro
che si era creato tra loro.

Ricordo che i primi ascolti di Achtung Baby non furono semplici. In realtà anche adesso
è l’unico album che maneggio con cura. Non lo ascoltavo tanto per ascoltarlo
allora e non lo faccio neanche adesso che ormai è diventato il MIO album. Anche
perché ho sempre goduto questo album nella sua integrità. Certo, alcune canzoni
sono entrate più facilmente di altre, ma è sempre stato il progetto AB a
conquistarmi e col tempo a farmelo amare.

Infatti, se l’album era una rottura secca con tutto quello che erano stati
prima, anche il successivo tour fu una vera rivelazione emozionale a dir poco.
Una invasione di tv, pixel, di parole, frasi, suoni e loro quattro a dar libero
sfogo al loro essere artisti . Credevano così tanto in questo progetto che le
prime 6/7 canzoni dei loro concerti erano solo canzoni del nuovo album.

Ho avuto la fortuna e l’onore di vederli a Bologna nel lontano 1993 e
ovviamente fu uno dei concerti della vita. Non scorderò mai l’inizio, l’intro,
con tutta quella musica, gli schermi impazziti e Bono che saliva e scimiottava
se stesso, marciava, fumava, ed imitava Elvis. Durante il mini set acustico su
un palchetto ero lì a pochi passi da loro, mi sembrava quasi di toccarli e
anche se poi il ritorno in macchina fu disastroso a causa di un cretino che ci
aveva sfasciato un vetro, ero felice come non mai.
E poi c’era Bono con i suoi travestimenti. Con quei grandi occhialoni da
mosca, con quel completino di pelle nera e con quella pronuncia
provocatoriamente accentuata quando cambiava canale col telecomando e nell’
ultimo set del concerto quando si travestiva da Mecphisto. Quel suo
nascondersi, far finta di essere qualcun altro per manifestare la propria vera
essenza mi ha sempre fatto pensare molto, mi ha sempre portato da lì a fare
altre riflessioni su me stesso e forse AB è stato, ed è, fondamentale anche per
questo.

Gli U2 avevano esorcizzato i loro incubi , erano tornati a sognare. Bono era
pronto per il grande salto, per la partenza, per la rinascita e noi, dopo un
primo senso di smarrimento, adesso eravamo pronti a seguirlo tranquillizzati
dal fatto che lui ci sussurrava all’orecchio che sarebbe andato (di nuovo)
tutto bene.

Sun

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