Bono in Africa: Festival del Deserto (VIDEO) ed intervista al Guardian

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Sembra proprio che Bono, insieme alla moglie Ali, sia nel bel mezzo di un suo personale ‘tour africano’ in questo periodo. Dopo essere stato in Ghana per ONE.org (vedi NEWS) ed in Uganda per Invisible Children / MEND (LINK) il cantante ha fatto tappa a Timbuctu, nel Mali, per assistere al Festival au Desert che si tiene nella città africana. Bono è anche salito sul palco per cantare una canzone assieme al gruppo africano dei Tinariwen.

Ecco un breve video della serata:

QUI invece altre foto del festival.

A questo LINK potrete trovare delle foto molto belle del fotografo Adrian Steirn del passaggio in Ghana pubblicate dal Guardian.

Il giornalista del quotidiano inglese John Mulholland ha inoltre realizzato in’intervista con Bono e Jeffrey Sachs di cui vi proponiamo la traduzione integrale. E’ vietata la riproduzione anche solo parziale senza autorizzazione.

John Mulholland: Bono, rispetto a 10 anni fa cosa è cambiato in Ghana? Se dovessi portare là un gruppo di gente che non crede molto agli aiuti, cosa gli mostreresti dicendo “Ecco, questi sono i benefici che hanno portato gli aiuti umanitari”?

Bono: La cosa che ho sempre fatto più fatica a digerire e a sopportare era quando i medici diagnosticavano un male ma non erano in grado di curarlo adeguatamente. E’ una cosa successa spessissimo in tutta l’Africa per il virus dell’HIV/Aids. Anche dopo l’arrivo dei farmaci anti-retrovirali nell’ovest del continente solo una piccola percentuale di malati riuscivano ad avere le medicine necessarie. E senza quei farmaci si muore. Quindi riuscire adesso ad avere medicine e cure per più di 6 milioni di persone è un grande risultato per me. Avere farmaci per la malaria è una gran cosa. Ho visitato l’ospedale di Accra che è finanziato ad aiutato dal Global Fund (Fondo Globale per la lotta contro AIDS, Malaria e Tubercolosi, ndt) ed ho avvertito veramente un senso di ottimismo.

Sono particolarmente orgoglioso perché un terzo delle risorse del Fondo Globale in Ghana sono state fornite da RED [fondata nel 2006 per raccogliere fondi per il Fondo Globale vendendo prodotti di marca tramite Nike, Apple, Starbucks ed altri]…e ONE ed a altre campagne hanno dato il loro aiuto per raccogliere gran parte del resto dei fondi da altri donatori. Per cui sono stato davvero sopraffatto ieri quando ho visto quell’ospedale e la cosa mi ha proprio confortato. E siamo anche vicini a poter offrire un’istruzione “universale”. Ad esempio la Millennium Challenge sta costruendo 240 nuove scuole. E’ incredibile. Dati concreti ci dicono che il Ghana ha avuto una crescita del 14% solo nell’ultimo anno. Pensiamo che la diffusione della malaria è scesa di più del 50%, forse anche più del 60%, ed è straordinario.

Ma per rispondere più nello specifico alla tua domanda: io stesso sono ‘diffidente’ riguardo gli aiuti sai? Non conosco nessuno che veda gli aiuti come la soluzione naturale a questi problemi. L’aiuto è qualcosa che dobbiamo offrire in situazioni di emergenza per traghettare chi è in difficoltà verso uno stato di auto-sufficienza e di auto-sostenibilità. L’Irlanda aveva bisogno dell’aiuto dell’Europa, la Germania a sua volta ha avuto bisogno dell’aiuto degli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. Tutti abbiamo bisogno di aiuto. Si tratta di un investimento dopo tutto, e allora quale è il ritorno di questo investimento?

E’ evidente che il Ghana ad esempio avrà molto meno bisogno di aiuti nei prossimi cinque anni di quanto ne abbia bisogno adesso e potrebbe non averne bisogno affatto tra 10 anni. Per rispondere finalmente alla tua domanda, la ragione per cui sono così esaltato per gli aiuti è che qui riusciamo davvero a vedere una fine a questo processo. Come risultato di un aiuto intelligente e mirato la “grande macchina” degli aiuti non servirà più qui, speriamo che questo si verifichi in 10 anni. Un modo per cui questo processo potrebbe velocizzarsi sarebbe che paesi come il Ghana usassero le proprie risorse naturali per la propria gente, e la chiave di tutto questo è maggiore trasparenza e chiarezza nel settore estrattivo – qualcosa su cui ONE sta insistendo con forza con l’Unione Europea proprio adesso. Ho incontrato personalmente 8 dei leader del G20 e 5 ministri delle finanze dei paesi del G20 per parlare proprio di questo.

John Mulholland: Jeff, il clima in cui si stanno sviluppando accese discussioni riguardo agli aiuti nella parte occidentale del continente è molto difficile, con voci sempre più insistenti contrarie alle spese per gli aiuti. Cosa vorresti rispondergli?

Jeffrey Sachs: Ci sono modi giusti e modi sbagliati di gestire gli aiuti. L’aiuto funziona bene quando è una cosa pratica, quando è centrato e mirato per un obiettivo, quando diventa un investimento, quando è parte di una strategia; non raggiunge il suo scopo invece quando si tratta di denaro in una busta di un alleato, specialmente in una zona di guerra, o quando è solo una “tangente” per ottenere supporto diplomatico. Deve essere gestito seriamente, professionalizzato, basato su dei risultati da ottenere. E sono molto contento che il Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale (DfID) stia seguendo questo approccio. Qual è la sostanza delle cose? Quali sono i risultati da ottenere? Cosa otterremo da questo? Il tutto all’interno di un “contratto” concreto, sostanzialmente, tra chi dona e chi raccoglie gli aiuti.

E’ così che dovrebbe essere gestito. E quando viene fatto in questo modo le malattie possono essere tenute sotto controllo, la produttività alimentare può crescere, si possono costruire delle infrastrutture, si possono educare i bambini ed i ragazzi, la crescita della popolazione può rallentare se le ragazze riescono a concludere l’istruzione superiore/secondaria. Ci sono diverse cose molto importanti che sono necessarie per aiutare regioni e Paesi che per motivi storici, geografici, geopolitici o sfortuna si trovano in situazioni in cui hanno bisogno di essere aiutati a raggiungere uno stato di crescita auto-sostenuta.

Bono: C’è una cosa che potrebbe convincere gli scettici. Perché a nessuno ovviamente piace la cultura della dipendenza. Non c’è nessuna discussione a riguardo. Noi vogliamo che finisca. Credo che ci sia qualcosa di strano sulla faccenda degli aiuti così come stanno le cose adesso. Le due parti più importanti coinvolte in questo processo – quelli che pagano le tasse e che mettono a disposizione le loro risorse e le persone a cui queste risorse servono per sopravvivere o per mantenere la propria famiglia – sono proprio quelle persone che sono meno informate su quello che accade. Questo quindi deve assolutamente cambiare.

Gli inglesi, in un periodo di dura austerità, hanno deciso tenere fede ai propri principi ed alle promesse fatte alle persone bisognose di luoghi molto lontani, ma devono sapere esattamente che obiettivi verranno raggiunti e quanto gli costerà.

Quando ci sarà una comunicazione chiara e precisa su questo processo, su questo “contratto”, penso che tutte le nebbie ed i dubbi sugli aiuti sull’assistenza allo sviluppo si diraderanno e la gente andrà avanti dando il suo consenso: “E’ davvero una cosa che vale la pena di fare ed è un grande privilegio dare meno dellì’1 per cento del reddito nazionale per trasformare delle vite umane.”

John Mulholland: Jeff, hai parlato poco fa di aiuti basati sui risultati – ma la gente spesso sfrutta questa opportunità per parlarne male e farsi pubblicità. Ti è successo di verificare questo comportamento?

Jeffrey Sachs: Penso che ci siano due cose che sono su un piano completamente diverso. Da una parte ci sono le parole, e ce ne sono tante che volano in giro. Poi c’è il fatto che la diffusione della malaria è diminuita del 40% in 10 ani. Credimi, la sola cosa che conta veramente è quest’ultima.

Ci sono state tante discussioni e si è parlato tanto di questo, spesso da critici che non si sono mai mossi dai loro uffici, non conoscono minimamente cosa succede nella realtà, proprio non riescono a vederlo.

John Mulholland: Bono, cosa diresti ai leader mondiali per rassicurarli sui finanziamenti che hanno stanziato per il Fondo Globale e che adesso sembrano in pericolo?

Bono: Il confondere e nascondere quello che sta accadendo realmente è solo nebbia per giustificare il fatto di non prendere una posizione e stare senza far niente. Abbiamo dovuto domare un fuoco di polemiche negli Stati Uniti perché sembrava che ci fosse un grande tasso di corruzione per le sovvenzioni del Fondo Globale. E non era vero. C’è stato solo qualche episodio isolato di corruzione. Il Fondo Globale è controllato in modo oggettivo ed indipendente e se c’è qualcosa che non va come dovrebbe lo pubblicano sul proprio sito, si autodenunciano.

Questi episodi vengono usati da chi critica ed è contro gli aiuti come ragioni per non finanziare i progetti di aiuto, ma in realtà il discorso è proprio il contrario. La trasparenza dovrebbe darci la sicurezza di procedere su questa strada. Pensate: ci sono 3,3 milioni di persone che ricevono i farmaci anti-retrovirali dal Fondo Globale. 1,3 milioni di donne incinte che non trasmettono il virus ai propri figli. Ci sono 5,6 milioni di orfani in un qualche tipo di programma di sostegno e di aiuto reso possibile dal Fondo Globale. 8,6 milioni di casi di tubercolosi diagnosticati e curati. E’ assolutamente incredibile.

E nonostante questo dobbiamo andare ogni anno al Congresso e combattere per ottenere questi fondi. In Germania dobbiamo lottare per il Fondo Globale. Nel Regno Unito stiamo facendo una campagna per ottenere il raddoppio degli aiuti “intelligenti” per il Fondo Globale.

Il motivo per cui David Cameron può essere così coraggioso per i poveri del mondo ed ha stanziato lo 0,7% del reddito nazionale è perché ha ricevuto un mandato. La gente nel Regno Unito è molto informata a riguardo.

Ti dirò, non è proprio il momento giusto per essere una rock star piena di soldi, o una star del cinema, una first lady…e parlare della gente povera. E’ come se la gente pensasse: “Ma smettila e tornatene a casa”. E sono contento che la gente si comporti così. Fuori dal Regno Unito non riceviamo lo stesso interesse e gli stessi risultati per questi problemi senza dover ricorrere a volti e nomi famosi e senza di essi i politici sono molto meno disponibili.

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Fonte: The Guardian / The Telegraph / u2news

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