U2: analisi approfondita sulle vendite di Songs Of Experience

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Come stanno andando le vendite di Songs Of Experience, a distanza di un paio di settimane dal lancio mondiale? Puntuale l’analisi dei nostri esperti Gianluigi Cima e Fabrizio Lunelli.
Buona lettura

Innocenza ed esperienza.

Non rappresentano solo stati d’animo su cui gli U2 hanno forgiato e cesellato gli ultimi due album. Con una parafrasi neppure così ardita, potremmo infatti considerare innocenza ed esperienza i due volti contrapposti che hanno effigiato l’approccio della band sul mercato nel 2014 e nel 2017, generando una singolare dicotomia: se per Songs of Innocence, forse peccando di candida ingenuità (“innocenza”), il gruppo optò per polarizzare su di sé ogni attenzione, pascendosi del clamore scaturito dal rilascio gratuito a beneficio esclusivo degli oltre 500 milioni di utenti Apple, per Songs of Experience si è registrato un moto di resipiscenza che ha indotto gli U2 a muoversi con più circospezione e maggior cautela. Un’uscita, insomma, all’insegna della morigeratezza o quasi (“esperienza”).

La peculiare release di Songs of Innocence aveva irreparabilmente menomato, sotto il profilo ostensivo, l’ermeneutica delle classifiche. Valutare il rendimento di un album disponibile gratuitamente per oltre un mese, vien da sé, è compito improbo. Ciò nonostante, non si temono smentite affermando che il successo ha travalicato ogni più rosea previsione. Circa 1,5 milioni di copie vendute ed una sequela di numeri #1 all’esordio in vari paesi: Italia, Croazia, Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, Polonia, Belgio, Repubblica Ceca.

A fare da contrappunto al successo commerciale (perché di successo bisogna indubitabilmente parlare), il vespaio di polemiche che ha costretto il gruppo ad una pubblica ammenda tanto repentina quanto inopinata: “il pomo della discordia”, paradossale ma vero, era incarnato proprio da quell’album-cadeau (eppure, qualche lustro addietro, le querimonie per l’esorbitante prezzo della musica si sprecavano, no?), giudicato da più di qualcuno inopportuno: indebita ingerenza nelle abitudini musicali (?) degli aficionados della “mela di Cupertino”, coartazione della volontà altrui, manie di grandezza, megalomania. Se ne sono lette di tutti i colori.

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Alla fine, tuttavia, gli algidi numeri sono stati dalla parte della band: più di 81 milioni di utenti hanno ascoltato l’album, ben 26 milioni i download integrali, oltre al prepotente rientro del nutrito catalogo nelle classifiche di tutto il globo. Per tacere, infine, dei 100 milioni di dollari incassati dal gruppo sulla concessione ad Apple dell’esclusiva. Pur stretti nell’avviluppante morsa delle critiche, una volta rintuzzati i malumori, gli U2 ne sono usciti vincenti da par loro. Come accade da oltre trent’anni a questa parte, peraltro.

La strategia promozionale che era seguita al lancio gratuito “di massa”, si snodava secondo profili decisamente nuovi per gli U2: 15 eventi con performance live, principalmente acustiche/semi acustiche, spesso ad opera del solo duo Bono-The Edge. Allorquando, tra novembre e dicembre 2014, la band aveva in programma di spingere sull’acceleratore della promozione, soprattutto negli Stati Uniti, con la partecipazione per ben cinque serate al The Tonight Show with Jimmy Fallon, sul network americano NBC, Bono fu vittima del grave incidente in bicicletta che costrinse gli U2 a rivedere i propri piani. Vennero così annullati quasi tutti gli impegni promozionali, ivi compresa l’attesa partecipazione, quali headliners, al popolare festival radiofonico KROQ’s Almost Acoustic Christmas. Priva del proprio leader, la band mantenne solo il concerto benefico del 1 dicembre 2014 a New York, denominato “U2 Minus 1, in celebrazione del World AIDS Day: al microfono, in sostituzione di Bono, si alternarono Chris Martin e Bruce Springsteen. Anche questo aspetto incise sul rendimento di Songs of Innocence nelle sue prime settimane di uscita.

Quanto sopra ha influenzato in maniera rilevante anche la release dell’ultimo album degli U2, Songs of Experience, fresco d’uscita. Questa volta, come già detto, il gruppo ha imboccato il dolce declivio di un lancio più tradizionale. Ha riposto le fanfare e anteposto la musica. Conformandosi, tuttavia,  agli odierni dettami del mercato. Dopo il rilascio del singolo apripista, You’re The Best Thing About Me, anticipato di qualche giorno dalla gustosa anteprima del video di The Blackout su Facebook, similmente ad altri artisti, gli U2 non hanno calato sul tavolo un secondo singolo univoco e definito, come succedeva sino a qualche anno fa, ma hanno puntato ad appagare i variegati palati del pubblico con un lancio quasi plurimo, così da garantirsi un appeal radiofonico quanto più eterogeneo possibile. Nell’ordine sono stati rilasciati Get Out of Your Own Way (il cui videoclip è di uscita imminente) e, di nuovo, ma questa volta in studio version, The Blackout, entrambe rese disponibili per il download e lo streaming all’inizio di novembre 2017 (quest’ultima è stata anche riversata in un vinile in edizione limitata capace di titillare l’animo dei più strenui collezionisti in occasione del recente “Black FridayRecord Store Day” del 24 novembre). A ciò si aggiunga il rilascio, a metà novembre, sia del lyric video sia del download/streaming di American Soul, ennesimo succulento antipasto dell’album.

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Songs of Experience, quattordicesima fatica di studio della band irlandese, ha visto la luce ufficialmente il 1 dicembre 2017: come ha risposto sinora il mercato? La strategia degli U2 si è rivelata nuovamente vincente?

Disveliamo subito l’obiettivo precipuo della band dal punto di vista commerciale: conquistare la vetta della prestigiosa Billboard Chart negli Stati Uniti. Affare tutt’altro che scontato se solo si considerano la morfologia dell’utenza americana, poco proclive a riporre fiducia nelle rock band e negli artisti più attempati, la peculiare declinazione di generi musicali in voga da quelle parti e, non per ultimo, la tendenza ormai inveterata a privilegiare gli artisti cosiddetti da “singolo”, anziché da “album”. In piena consonanza con la frenesia che ormai attanaglia l’industria discografica mondiale!

Ebbene, l’obiettivo è stato brillantemente raggiunto!

L’album ha debuttato al #1 della Billboard Chart, vincendo la concorrenza di Chris Stapleton e Taylor Swift, con 186.000 copie vendute. Quello appena snocciolato è il dato complessivo, che tiene conto anche dei 6,5 milioni di ascolti in streaming (il criterio di conversione in vigore negli Stati Uniti prevede che 1500 ascolti in streaming, ovvero 10 download, di una o più canzoni dell’album, equivalgano ad un album venduto). I dati afferenti alle pure vendite (fisiche e digitali), invece, dicono 180.000 copie.

Gli U2, ci preme rimarcarlo, con l’ottavo album della loro strepitosa carriera piazzato al #1, guadagnano un altro titolo, assurgendo di diritto nella storia della classifica statunitense (più di quanto già non lo fossero). Bono & co. sono, infatti, il primo gruppo (quarto artista in assoluto nella storia della musica) ad aver issato un album in vetta alla Billboard Chart in quattro differenti decadi: ’80 (The Joshua Tree e Rattle and Hum), ’90 (Achtung Baby, Zooropa, Pop), ‘00 (How to Dismantle an Atomic Bomb, No Line on the Horizon), ’10 (Songs of Experience).

Giù il cappello, dunque, al cospetto di una band capace, alla soglia dei sessant’anni, di dettare ancora legge nel più opulento ed importante mercato del mondo: ciò, si badi, malgrado la marcata palingenesi del settore discografico, sempre più orientato al consumo anziché all’acquisto di musica (a pagare dazio sono gli artisti più “stagionati”), e nonostante l’inaridimento di quel fervore artistico che, sino a non molto tempo addietro, era concime per un terreno che sembrava vieppiù ubertoso proprio negli Stati Uniti: paese in cui si è sempre assistito ad un imponente florilegio di artisti, band e generi.

Al primo posto nella Billboard Chart, ha contribuito in maniera determinante la possibilità, limitata ai fan residenti negli Stati Uniti che acquistavano i biglietti per le date dell’Experience + Innocence Tour (in partenza da Tulsa il 2 maggio 2018), di ricevere una copia di Songs of Experience, in virtù di un codice tramite il quale ritirare (“to redeem”) presso uno store collegato a Nielsen SoundScan copia fisica o digitale dell’album Tale operazione ha fruttato agli U2 circa 40.000 copie supplementari.

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Infine, a sostegno del fantastico e storico risultato ottenuto oltreoceano, non va trascurato il battage promozionale intessuto dalla band nei mesi scorsi: 1) lo show di Jimmy Kimmel a maggio 2017 (con l’esordio live di The Little Things That Give You Away); 2) il The Tonight Show di Jimmy Fallon a settembre, con la prima esibizione live di You’re the Best Thing About Me; 3) la doppia performance al SNL il 2 dicembre; 4) l’intervista con il guru dei media statunitensi, Howard Stern, rilasciata da Bono e The Edge al The Howard Stern Show, sul canale radio satellitare Sirius XM, il 4 dicembre scorso. A parere di chi scrive, la scelta di diluire gli impegni promozionali nel tempo, astenendosi da partecipazioni massive a programmi tv e radio nella settimana d’uscita di Songs of Experience, deriva dalla volontà di scongiurare sovraesposizioni mediatiche e mantenere viva nel tempo, in maniera costante, l’attenzione sull’album e poi sul nuovo tour. 

E nel resto del mondo qual è stato il rendimento dell’ultimo, attesissimo, lavoro degli U2?

In Italia, Songs of Experience ha esordito al #2 della classifica ufficiale stilata dalla FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana). La band ha dovuto soccombere alla feroce concorrenza di Jovanotti, uno degli artisti, insieme a Vasco Rossi e Ligabue, capace di coagulare un massiccio consenso nello “Stivale”. Ma gli U2 hanno di che consolarsi, state tranquilli! Innanzitutto con la prima posizione nella classifica di vendita dei vinili ufficializzata dalla stessa FIMI. In secondo luogo, con la certificazionedisco d’oro”, guadagnata in un una sola settimana per aver venduto oltre 25.000 copie. Ma soprattutto con il #1 nella classifica stilata da “MUSICA&DISCHI” che, rispetto alla concorrenza, non assegna valore allo streaming, basando le proprie rilevazioni sulle pure vendite (fisiche e digitali), utilizzando comunque i medesimi canali del competitor.

I nostri, poi, ci sembrano sufficientemente agguerriti per provare a sferrare un attacco alla vetta della classifica FIMI già a partire dalla prossima settimana. La recente esibizione del duo Bono-The Edge il 10 dicembre a “Che tempo che fa”, ad esempio, oltre ad infiammare i cuori dei fortunati presenti in studio, ha funto da propellente per le vendite digitali dell’album, che sulla piattaforma iTunes ha scavalcato Oh, Vita! di Jovanotti, agguantando per alcuni giorni l’agognato numero 1. E non solo. Si è altresì assistito ad un boost di vendite e streaming dei due nuovi brani suonati live in acustico, oltre al rientro in classifica di numerosi album del catalogo.

Per converso, le cose sono andate – relativamente – meno bene nel Regno Unito. L’avverbio è fondamentale: quando si parla di U2, si è portati a credere che solo la prima posizione sia idonea a cementare la primazia della band sul piano commerciale. Gli aspetti da valutare sono invece molteplici e, in ogni caso, almeno due: 1) la carta d’identità dei nostri che, ineluttabilmente, determina una carenza di appeal tra le giovani generazioni; 2) la pubblicazione dell’album in prossimità del Natale che, se per un verso genera numeri di vendita più cospicui, per un altro vede il plotone della concorrenza più robusto che in altri periodi.

Ad onor del vero, anche altri fattori hanno concorso al mancato n. 1 in UK: la ridda di polemiche (speciose, diciamocelo francamente) divampate nel 2011 in merito alla presunta evasione fiscale della band (trasferimento in Olanda della società U2 Limited), che proprio a Glastonbury (chi non ricorda il sarcastico cartello “U pay tax 2?”) ha raggiunto una dimensione parossistica; oppure le recenti,  malevole, illazioni legate al coinvolgimento (?) di Bono nella lista nera dei “Panama Papers” (ribattezzati “Paradise Papers”), sottolineato con enfasi pretestuosa e qualunquistica soprattutto da svariati media britannici. Inoltre, i detrattori della band hanno ulteriormente rincarato la dose riguardo al mal digerito “affaire Apple” risalente al 2014, già ampiamente commentato più sopra. Per ultimo, tuttavia, si rileva anche una strategia promozionale un po’ deficitaria da parte degli U2 in terra d’Albione. Concentrati sulla conquista degli Stati Uniti, non è bastato il minishow a Trafalgar Square dell’11 novembre scorso in occasione degli MTV EMA’S. Sarebbe forse stato opportuno, a nostro modesto avviso, anticipare lo special televisivo che andrà in onda il prossimo 19 dicembre 2017 su BBC1, in guisa da trasmetterlo in concomitanza con il lancio dell’album, rinvigorendo, in tal modo, pure i fuocherelli più sopiti tra i fan (e l’anteprima live di All I Want Is You corrobora ampiamente i nostri sospetti). Ma tant’è. Anche nel Regno Unito, comunque, gli U2 si consolano con il #1 nella classifica dei vinili più venduti e con il #2 in quella degli album più scaricati digitalmente.

Nel resto del mondo l’album si sta comportando in linea con le aspettative. Come più volte ribadito, oggi le charts devono essere analizzate “cum grano salis”, tenendo conto, in relazione ai nostri quattro, del fattore anagrafico, che ormai comincia a pesare, della preponderanza dello streaming, che va a detrimento degli artisti non più giovanissimi – ancorché icone sacre del rock – e vivifica invece le generazioni partorite dai talent show (basti pensare che nella top 20 della Billboard Chart capitanata dagli U2, fanno capolino artisti che, quanto a pure vendite, hanno racimolato meno di 1000 copie, facendo leva esclusivamente sulla spinta propulsiva dello streaming).

Alla luce di quanto evidenziato, eccellenti sono da giudicarsi i primi posti in Olanda e Belgio (Fiandre), autentici feudi per la band irlandese, nonché in Canada (25.000 copie vendute nella prima settimana), Irlanda e Portogallo. Buonissimi anche i piazzamenti al #2 in Germania (da sottolineare, in terra teutonica, l’esibizione promozionale a sorpresa del 6 dicembre a Berlino per la folla che solitamente popola il trasporto sotterraneo tedesco, noto come U-Bahn), Spagna, Austria, Svizzera, Svezia (#1 tra i vinili), Danimarca, e il #3 in Francia, dove ha inciso notevolmente la scomparsa di un’icona della musica francese del calibro di Johnny Hallyday. Si poteva, certo, fare meglio in Australia (#5 in classifica generale, #1 tra gli album digitali) e Nuova Zelanda (#9), luoghi in cui la band non suona dal vivo dal lontano 2010 e nei quali, di conseguenza, l’attenzione verso i nostri è irrimediabilmente scemata, non senza una punta di acredine da parte di innumerevoli fan di lungo corso, sentitisi abbandonati dal mancato passaggio in Oceania degli ultimi due tour. A poco, evidentemente, è servito lo “special-intervista” che gli U2 hanno concesso alla popolare trasmissione australiana “60 minutes”, in onda il 26 novembre scorso.

Che i risultati conseguiti da Songs of Experience siano eccellenti, d’altro canto, lo testimonia la classifica degli album più venduti al mondo stilata dal celebre sito “Mediatraffic.de”: i nostri hanno aperto al #1 con 441.000 copie complessive! Nel 2017, circoscrivendo l’analisi ad artisti affini agli U2 anagraficamente e/o per attuale rilevanza o per genere, solo i Coldplay hanno fatto meglio nella settimana d’esordio. Non è tutto. Gli U2 possono fregiarsi di un altro record: quello della più proficua settimana, tanto a livello di vendite complessive (fisiche, digitali, streaming) quanto di pure vendite (fisiche e digitali), per un album rock nel 2017.

Sul fronte digitale, focalizziamo ogni attenzione sulla piattaforma più diffusa, quella di Apple: iTunes. Ebbene, qui registriamo un dominio incontrastato da parte degli U2, un’egemonia che si è consolidata già poche ore dopo la pubblicazione dell’album. La prima posizione è stata raggiunta praticamente in ogni paese del mondo, eccetto, tra i più influenti, gli Stati Uniti (#2 è il picco). In Italia, l’album ha stazionato al #2, dietro Jovanotti, per diversi giorni. La splendida performance tenuta a “Che tempo che fa”, ha tuttavia spinto Songs of Experience alla conquista del primo posto.

A presidio della descritta supremazia, si noti che, mentre scriviamo, il disco è al comando della European iTunes Album Chart da ben due settimane, mentre ha svettato nella Worldwide iTunes Album Chart per dodici giorni consecutivi!

In conclusione, possiamo affermare che, nonostante il trascorrere del tempo remi contro gli U2, ormai avulsi dalle dinamiche di un mercato che si sta sempre più tenacemente abbarbicando agli ascolti in streaming, agli airplay radiofonici e alle visualizzazioni dei video, due sono i dati irrefutabili da rimarcare:

1) ogni lavoro della band continua a guadagnarsi i crismi dell’evento, con i nostri ancora capaci di dominare le classifiche di vendita un po’ ovunque nel mondo. Soprattutto nel mercato più rilevante in assoluto: gli Stati Uniti. Se poi l‘album è una gemma di notevole caratura come Songs of Experience, beh, il compito si presenta senz’altro più agevole.

2) dal vivo, signore e signori, a tutt’oggi non ce n’è per nessuno.

Chissà che il raziocinante The Edge della Zoo Era non avesse ragione quando asseriva: “I don’t think that our best work is behind this, I think it’s in front of this”.

Un ringraziamento speciale a Rudy e all’intero staff di U2place per la disponibilità e la fiducia che continuano ad accordarci. Non è più un forum. Per noi è una casa. 

Un grazie indistinto, per ultimo, a tutti, ma proprio tutti, gli utenti che contribuiscono assiduamente ad un topic, nato nel lontano 2004,  che continua ad arricchirsi giorno dopo giorno.

Gianluigi Cima (Illusion)

Fabrizio Lunelli (Tallarico)

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