U2.com intervista Flood: prima e seconda parte

Oggi U2.com pubblica la seconda parte dell’intervista a Flood, riguardante la genesi di “Achtung Baby”. La prima parte era stata pubblicata dal sito poco tempo fa. Adesso che sono disponibili entrambi i pezzi vi proponiamo la nostra traduzione.

La traduzione è completamente ad opera dello Staff di U2place.com e ne è vietata la riproduzione anche solo parziale senza autorizzazione.

Prima Parte – Mikaela72

“Flood – altrimenti noto come Mark Ellis – ha lavorato in studio con gli U2 per molti anni, prima come ingegnere del suono, e da ultimo, come produttore. (Ha condiviso un Grammy per ‘Album of the Year’ nel 2006 con How to dismantle an atomic bomb.) Con il rilascio della versione per il 20 ° anniversario di Achtung Baby , Draper Brian lo ha rintracciato per U2.com e gli ha chiesto di ricordare quei primi giorni, in particolare il ruolo svolto agli Hansa studio e durante le sessioni di Dublino sempre di Achtung Baby.

U2.com: Avevi già ricevuto una proposta per lavorare con gli U2 per Joshua Tree, vero?
Sì. Era il 1 aprile, e mi era stato riferito che qualcuno in Irlanda voleva mettersi in contatto con me. Mi passarono la telefonata in studio, dicendomi, “E ‘Bono, per te.” Così presi la chiamata e dissi: “OK, chi si sta prendendo gioco di me?” Ma era lui. Ops.

U2.com: Che cosa ti disse?
The Chaps stavano facendo un album, mi chiese se ero daccordo per un periodo di prova , per vedere se andavamo d’accordo. Gli piacevano un paio di cose che avevo fatto. E la cosa che più mi piacque, quando arrivai da loro, fu che mi rassicurò molto. Mi aveva assunto Bono, non ci potevo credere. Così feci due settimane di prova. Stavano lavorando sulla fase iniziale dell’album, sulle demo. U2.com: Quindi non fu un momento inopportuno per unirsi al loro lavoro?
Incredibile. Venire in Irlanda e lavorare con la più grande band del mondo – o quasi, allora – la sensazione era : Oh mio Dio! Ho solo 26 anni, ma proviamoci …

U2.com: Come è stato lavorare al fianco di Brian Eno e Daniel Lanois?
La mia formazione professionale era quella di ingegnere del suono, ma ho capito quanto il loro approccio non fosse affatto convenzionale. Tutto. Ho dovuto stracciare l’intero manuale che avevo usato per sei anni e ricominciare da capo. Era come se mi fossi svegliato in un altro luogo, un buon posto, un luogo felice.

U2.com: gli U2 ti vollero ancora. Ti chiamarono per Achtung Baby!

Sì, anche se non ricevetti realmente ‘la telefonata’.I Depeche Mode suonavano al Giants Stadium (dopo che avevamo registrato Violator insieme) e io ero seduto sul mio trono alto nella zona riservata alla stampa, pensando: ‘Quanto rende bene?’ quando Anton Corbjin mi disse, ‘Flood , ci sono un paio di persone che vogliono vederti. ‘ Ed entrano due in pullover, con la barba, erano Bono e Adam, sotto mentite spoglie. Così ci ritrovammo tutti lì, con un paio di bottiglie, e loro dissero: ‘Noi vogliamo far saltare in aria i vecchi U2, e andare a Berlino per fare un nuovo album. Sei interessato ‘?

U2.com: Quanto si può pianificare qualcosa di così profondo come far ‘saltare in aria gli U2’ in anticipo? O vi siete semplicemente presentati con un po’ di dinamite?
Beh, è un grosso problema, ma è strano: c’è un tale livello di rispetto tra i musicisti e i produttori, tutti sulla stessa lunghezza d’onda. La band non poteva tornare indietro – questa era la filosofia prevalente. Dicevano a me, ‘Sentiti libero di essere come vuoi essere. Prova tutto! ‘ Avevo lavorato con i Depeche e Nine Inch Nails, quindi erano alla ricerca di questi input più ‘industrial’. Ma ogni giorno poi mi dicevano: ‘E’ troppo simile al nostro vecchio materiale ‘. Ricordo di aver sentito Tryin’ to Throw Your Arms Around the World – suonava come una canzone da falò inizialmente. Io dicevo, ‘Oh, suona bene’, e loro invece dicevano, ‘NO! ! Non va bene così ‘ . Tutti sapevano quello che loro non volevano.

U2.com: Come sei riuscito a trovare quello che volevano?
Bono lo descrisse perfettamente: ‘Tu hai del materiale, lavora intorno ad esso’. Un buon esempio è One. Di One avevamo solo la traccia musicale così come era stata registrata a Berlino. Ci volle circa un pomeriggio, ogni cosa andava al proprio posto, la melodia, gli accordi,fecero tutto in circa tre riprese. Tutti a dire, ‘È incredibile, è una canzone classica, è brillante, è U2!’ e c’era un grande senso di sollievo all’interno della band. Ma Eno ed io ci dicevamo: ‘E’ una canzone brillante, ma ragazzo .. è prosaica, non ha un arrangiamento noioso?’ Così abbiamo passato sei mesi lavorando su questa canzone in ogni modo. Non sembrerebbero molto diverse le due versioni, ma molte piccole cose vennero diversificate a livello di suono rispetto all’originale.

U2.com: In che modo?
La batteria, prima di tutto. Per molto tempo abbiamo provato con grandi tamburi pesanti. Ma Danny aveva un’idea per Larry, per creare un effetto di ritardo sull’intero kit. Questo particolare stratagemma rendeva bene la sensazione di ‘crollo’ – non è evidente nel mix finito, ma è lì – e forniva a Larry anche un modo diverso di attaccare la canzone. Dopodichè cominciai anche a capire che la batteria in mono poteva essere altrettanto potente, senza dover essere la più preminente. Questa è una delle sottigliezze importanti di Achtung Baby: la maggior parte dei tamburi sono in mono, che è una cosa molto, molto insolita ‘. ”

Seconda Parte – FedeU2

U2.com: Quanta pressione hai sentito, lavorando a quelle sessioni?
C’era veramente tensione, ma sotto un certo punto di vista , avevo il ruolo più semplice tra tutti. Tecnicamente ero soltanto il sound engineer. C’erano rapporti molto tesi nella band,ma l’ho scoperto soltanto più tardi, perchè ( i problemi) non furono mai portati dentro lo studio. Questo è quello che caratterizza gli U2.
E sebbene fosse tutto difficile, era soltanto perchè nulla sembrava stesse funzionando. Quello non significa che le persone non ci stessero provando: era come se tu battessi la tua testa contro un muro di mattoni, e la tua faccia diventa sempre più sanguinante.

U2.com: Ahi!
Dopo Berlino, ricordo Eno venire alle sessions di Dublino a Febbraio o Marzo, ascoltando ciò che avevamo, e dire “sembra tutto veramente grigio”. Quella fu l’unica volta in cui la presi sul personale ed iniziai a sentire vera pressione.

U2.com: Ahi ancora! Ma ce la facesti?
Le cose iniziarono a sistemarsi nel corso della primavera. Ricordo Chris Blackwell, arrivare, ascoltare e dire ” Ragazzi, voi davvero non sapete quanto buono sia questo disco” . Quella frase fece dire a tutti ” Forza, possiamo farcela !”

U2.com: Bono affermò (in “U2 by U2″) che a Dublino ” Flood aveva uno sguardo diverso . E poi registrammo The fly”. Cosa capitò?
Era molto frustrato perchè non riusciva a trovare la sua voce per “The fly”. Chiese di provare la canzone in diverse tonalità, ed io dovevo avere tutto pronto (il che era difficile, in quei giorni) ; ma non stava ancora accadendo.
Dissi “Senti Bono. Sto provando un paio di effetti, e questo potrebbe aiutarti”. Così misi un effetto distorto alla sua voce. Ora uso questi effetti da anni con gente come i Nine Inch Nails, ma l’idea, a quel tempo, nel 1991 , che io fossi seduto là, con il più grande cantante al mondo e mettessi un effetto distorto alla sua voce, mi faceva ridere.
Ma ascoltò l’effetto , ci fu un “wow” e fu trasformato. Era soddisfatto. Gli diede la chance per una nuova personalità , una nuova voce che lo avrebbe aiutato ad esprimere quello che voleva dire. Quella cosa fu tanto importante.
Allo stesso modo, c’era una versione primitiva di “Zoo Station” che non funzionava. Bono mi suggerì di provare un “industrial mix” per vedere come suonava. Lo feci, ed adorarono la intro; Bono l’ascoltò nella sua macchina e pensò che gli altoparlanti si fossero rotti.
Sei mesi dopo: stiamo facendo il missaggio ed arriviamo alla canzone. E Bono vuole che il mix primitivo che avevo fatto dell’intro venga messo nel mix come era in quel momento.
Questa era la mentalità : si poteva provare qualsiasi cosa.

U2com: The Edge ha descritto il suono di Achtung Baby come ” Disperazione e rassegnazione con qualsiasi tipo di tonalità inquietante nel mezzo ” .E’ ciò che tu senti?
Sento il suono della necessità, il suono di qualcosa che ha bisogno di cambiare. La vecchia idea di un disco è che risente delle emozioni del momento, del posto, e delle persone. Ed “Achtung Baby ” è tutto questo.

U2.com: Quale è stato il tuo contributo particolare a quel disco ?
Soltanto esser là e farne parte, penso. Ognuno stava dando il massimo , e tutti volevamo ciò per ognuno. Fu una delle sessions più creative alle quali abbia mai partecipato.
Ma tutti erano così freddi emotivamente, quando dico che è un disco di quel momento , quella è la cosa che non dimentichi.

U2.com: eri consapevole che sarebbe diventato un classico?
Sono stato coinvolto in quattro o cinque dischi come questo, dove capisci che ti trovi in un nuovo posto: tutti sanno che sta accadendo qualcosa un po’ fuori dal normale, un passo oltre. Ma anche le stelle devono esser allineate.
Ho in mente l’ultimo giorno del missaggio di “Achtung Baby”. Solo Dio sa quanta gente stesse lavorando, mixando. La band si trovava al piano superiore con Danny e Brian , tutti ad ubriacarsi, e decidere l’ordine delle canzoni, e cambiando tutto all’ultimo minuto, così il lato 2 divenne il lato 1.
Ed alla fine Edge saltò su un taxi con i nastri…

U2.com: Il momento per asciugare le facce sanguinanti?
C’era un tale senso di conquista, di arrivare a quel punto. Era come stare sulla cima dell’Everest. Tu ce l’avevi fatta, strisciando sulla montagna, con solo una mano ed un punteruolo per il ghiaccio, senza ossigeno, ma con tutti i tuoi amici là ad aiutarti a raggiungere la vetta.

Potete trovare gli articoli originali su U2.com a questi link: Parte 1 / Parte 2

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