U2, i numeri del 2019 e considerazioni

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Grandi canzoni e grandi numeri.
Quando si evocano gli U2, un tale binomio appare inscindibile.
Alt, fermi tutti!
Onde scongiurare improvvisi corrucciamenti da parte dei puristi più intransigenti, puntualizziamo subito che non necessariamente vige un’intima correlazione tra questi due fenomeni: avremo pertanto grandi artisti che non godono di un’adeguata consacrazione commerciale e, per converso, “top seller” adusi a sfornare lavori pedestri.
Nel caso degli U2, però, seppur a distanza di oltre trent’anni dai fasti di The Joshua Tree, quel connubio emana ancora il crepitio scoppiettante del pieno fulgore.

SONGS OF EXPERIENCE: VENDITE E IMPATTO COMMERCIALE

Chi ci ha seguito assiduamente sin qui, ricorderà che ci eravamo lasciati alla fine del 2017 mentre riecheggiavano impetuose le note di Songs of Experience, fresco di pubblicazione.

Un album etereo, pervaso da un lirismo intenso, come da diversi lustri non accadeva. Un disco che rifletteva i travagli interiori di un Bono sospeso tra la vita e la morte, asserragliato nel propugnacolo dell’introspezione spirituale, divenuta irrinunciabile in seguito a quel “brush with mortality” (tuttora avvolto da una fitta cortina di mistero) che lo aveva indotto a fare i conti con il tema elegiaco della caducità.

Ne è scaturito un album emotivamente pregnante che, nel nome di un ineludibile revisionismo esistenziale, ci invita a soffermarci sul senso primevo della vita.
Tredici tracce (quattordici computando il brano inedito presente nella versione deluxe) in cui Bono si mette a nudo, parlandoci con il cuore in mano: The showman gives you front row to his heart”, d’altro canto, no?

Tra eloquenti moniti contro la “barbarie dell’indifferenza” patita dai migranti (Summer of Love, Red Flag Day) ed esortazioni a preservare il lato innocente connaturato in ciascuno di noi (The Little Things That Give You Away), gli U2 ci hanno ricordato che, quando le tenebre ammantano le nostre giornate, è pur sempre possibile scorgere uno spiraglio di luce (13, Lights of Home), e che l’amore ci “incide”, imprimendo un segno simile ad una cicatrice, perché dopo aver amato, irrimediabilmente, non siamo più gli stessi: ed è quell’incisione, quella cicatrice indelebile, a suggellare il “contratto del cuore” (Book of Your Heart). Proprio muovendosi nel solco dell’amore, Bono ha celebrato il sentimento che lo lega da una vita alla sua Ali, confezionando una ballata che è anche uno dei migliori episodi del disco: un’epistola sentimentale, un vivido affresco che non indulge mai in melliflui convenevoli, ma regala istantanee di vita di coppia autentica dal sapore dolceamaro (Landlady).

Qual è stato il rendimento dell’album nelle classifiche? Ha soddisfatto appieno le aspettative?

La risposta è senz’altro affermativa, tenendo conto dello stato asfittico in cui versa, da anni ormai, il mercato discografico, vessato e depredato dall’imperioso fenomeno dello streaming

Songs of Experience ha venduto, ad oggi, circa 1,6 milioni di copie, 300,000 in più del gemello Songs of Innocence. Di queste, circa 400,000 provengono dagli Stati Uniti, 180,000 dalla Francia, 125,000 dal Regno Unito, 105,000 dalla Germania, 100,000 dall’Italia (album certificato “doppio platino”), 70,000 dal Canada, 50,000 dal Brasile, 40,000 dall’Olanda, 35,000 dal Messico e dalla Spagna, 30,000 dall’Irlanda, 28,000 da Portogallo e Australia, oltre 25,000 dal Giappone, 20,000 dal Belgio, 15,000 dalla Svizzera. Rimarchevole, nella fattispecie, il primo posto conquistato negli States, dove gli U2 si sono issati al vertice della Billboard Album Chart per la quarta decade consecutiva: a Songs of Experience, per il decennio terminato da pochi giorni, si aggiungono How To Dismantle An Atomic Bomb e No Line on the Horizon per il periodo 2000-2009, Achtung Baby, Zooropa e Pop per il periodo 1990-1999, The Joshua Tree e Rattle and Hum per gli anni ’80.   

Risultati lusinghieri, dunque, stanti gli attuali standard di vendita, ma che inducono un po’ di malinconia se giustapposti a quelli di appena dieci anni fa. Snocciolando il rendimento di No Line on the Horizon (2009) – disco che, peraltro, non fece faville nelle classifiche – la contrazione del mercato si appalesa in tutta la sua crudezza: il dodicesimo album in studio rastrellò, infatti, oltre 1,4 milioni di copie negli Stati Uniti, 425,000 nel Regno Unito, 350,000 in Francia, 270,000 in Germania, 250,000 in Italia, 180,000 in Canada, 100,000 in Australia.

L’assunto secondo cui il risultato commerciale di Songs of Experience sia comunque da giudicarsi più che soddisfacente, trae conferma dal Global Music Report stilato dalla IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) in ordine agli album più venduti al mondo nel 2017: l’ultima fatica sfornata da Bono, Edge, Adam e Larry si è piazzata al #6 con 1,3 milioni di copie, a 500 mila copie di distanza soltanto dal podio, occupato da P!NK (Beautiful Trauma, 1,8 m.), Taylor Swift (Reputation, 4,5 m.) e Ed Sheeran (÷, 6,1 m.).

U2 “LIVE”: NUMERI DA RECORD!

Come ben sappiamo, a Songs of Experience è seguito un tour, l’eXPERIENCE + iNNOCENCE, che, a partire dal battesimo di Tulsa (2 maggio 2018), ha infiammato arene e palazzetti.

Anche qui la graniticità dei numeri testimonia inconfutabilmente che gli U2, nell’odierno panorama musicale, continuano a farla da padroni: 59 show, tutti sold out, con un incasso complessivo che ha superato i 126 milioni di dollari e con quasi 1 milione di tagliandi venduti (923,733 per la precisione).

Di recente, tuttavia, la band di Dublino ha dovuto deporre lo scettro per il tour con maggiori incassi nella storia della musica, piegandosi al dominio di Ed Sheeran: gli oltre 736 milioni di dollari che le 110 tappe del 360° Tour avevano fruttato tra il 2009 e il 2011, non sono stati sufficienti a rintuzzare l’assalto del cantautore britannico che, con 255 date (più del doppio rispetto agli U2!) del suo Divide Tour, ha sbancato i botteghini e conquistato la vetta della classifica, incassando oltre 775 milioni di dollari. Ad onor di cronaca, pur soffocando ogni afflato fazioso, bisogna sottolineare che per un’inappuntabile comparazione degli eventi sarebbe necessario attualizzare i numeri del 360° Tour, tenendo conto dell’inflazione: in questo caso, gli U2 manterrebbero saldamente il comando con circa 837 milioni di dollari!

L’egemonia commerciale dei nostri dubliners, comunque, è stata ben lungi dall’essere scalfita. Anzi, “Bono e soci” continuano imperterriti a macinare record.

Nelle scorse settimane, Pollstar (magazine statunitense specializzato nel settore dei concerti e dell’industria musicale) ha stilato la classifica degli incassi live dell’ultimo decennio (2010-2019): indovinate un po’ chi ha trionfato?

Ma gli U2, chiaramente! Oltre 1 miliardo di dollari (segnatamente, 1,038,104,132) gli introiti che la band si è garantita in virtù degli ultimi quattro tour: 360° Tour – computato solo a partire dalla leg europea del 2010 – iNNOCENCE+eXPERIENCE Tour (2015), The Joshua Tree Tour (2017), eXPERIENCE+iNNOCENCE Tour (2018). Sul podio troviamo i Rolling Stones, secondi con oltre 929 milioni di dollari, e proprio Ed Sheeran, medaglia di bronzo con 922 milioni.

C’è di più.

La medesima classifica pubblicata da Billboard per il decennio 2000-2009, aveva visto invertite le posizioni di testa: sul gradino più alto erano saliti i Rolling Stones con quasi 870 milioni di dollari, seguiti dai nostri U2 con 844 milioni e da Madonna con poco più di 800 milioni. Dilettandoci con qualche calcolo, possiamo evincerne agevolmente che gli U2, battendo sul filo di lana quei mostri sacri degli Stones, risultano essere gli artisti che hanno incassato di più nell’intero ventennio (2000-2019): 1 miliardo e 882 milioni di dollari! Numeri da capogiro, suffragati dalla classifica, recentemente diffusa da Forbes, sugli artisti che, in generale, hanno guadagnato di più negli ultimi due lustri: gli U2 si attestano al quarto posto con 675 milioni di dollari, preceduti da Beyoncé, Taylor Swift e Dr. Dre (per chi non lo sapesse, si tratta di un rapper e produttore americano, la cui fortuna scaturisce, essenzialmente, dalla detenzione di una quota del 20% di azioni della “Beats”, una linea di cuffie e casse audio acquistata nel 2014 da Apple per la ragguardevole cifra di 3 miliardi di dollari). Va rimarcato con orgoglio, infine, che gli U2 si sono aggiudicati per ben sette anni il titolo di “live act” con maggiori incassi (1992, 1997, 2001, 2005, 2009, 2011, 2017).

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THE JOSHUA TREE TOUR E I NUMERI

DI UNA CARRIERA “ON THE ROAD”

Da poco, come noto, si è conclusa la propaggine asiatico-oceanica del The Johua Tree Tour 2019. I dati, appena divulgati, sono perspicui: 15 show, tutti sold out, che hanno fruttato un incasso di circa 73,8 milioni di dollari, per un afflusso pari a 567,000 spettatori. Ma avventuriamoci più approfonditamente nei fascinosi meandri dei numeri, leggendo il report riepilogativo ufficiale elaborato da Billboard:

THE JOSHUA TREE TOUR 2019: 5TH LEG – OCEANIA AND ASIA (TOTAL STATS)

GROSS (incasso totale): $ 73,787,641
ATTENDANCE (spettatori totali): 566,576
AVERAGE GROSS (incasso medio): $ 4,919,176
AVERAGE ATTENDANCE (presenza media): 37,772
AVERAGE TICKET PRICE (prezzo medio dei biglietti): $ 130.23
SHOWS: 15
SELLOUTS: 15

Entriamo nel dettaglio e svisceriamo qualche curiosità.

L’incasso più robusto si è registrato nella tappa di Singapore ($ 12,433,310), dove gli U2 si sono esibiti il 30 novembre e il 1 dicembre. Seguono Saitama ($ 10,343,858) e Sydney ($ 9,596,903).
Focalizzandosi sulle singole date, il maggior introito è quello conseguito a Melbourne il 15 novembre ($ 6,909,670), che sopravanza per un soffio il concerto di Manila ($ 6,895,277). Più distante, la performance di Singapore ($ 6,216,655).
A Melbourne, peraltro, annotiamo anche il maggior numero di presenze in un singolo show (59,726). Dietro, piuttosto staccate, troviamo Perth (46,441) e Brisbane (45,609).
Il numero più alto di spettatori per tappa è ascrivibile invece a Sydney: nei due spettacoli del 22 e 23 novembre, infatti, il Cricket Ground è stato gremito da 85,654 persone. Al secondo posto Singapore (82,557) e al terzo Auckland (69,823).
Il prezzo medio dei biglietti? Si passa da Adelaide, fanalino di coda con $ 81.34, a Saitama, che svetta dall’alto di un “raggelante” $ 239.30.
I numeri del 2019 vanno a sommarsi a quelli consacrati dall’omonimo tour tenutosi nel 2017 (50 show, tutti sold out, con un incasso in dollari di 316,990,940, assicurato da 2,713,136 spettatori), così da ottenere un totale complessivo di tale tenore:

THE JOSHUA TREE TOUR 2017 + THE JOSHUA TREE TOUR 2019: TOTAL STATS

GROSS (incasso totale): $ 390,778,581
ATTENDANCE (spettatori totali): 3,279,712
AVERAGE GROSS (incasso medio): $ 6,011,978
AVERAGE ATTENDANCE (presenza media): 50,457
AVERAGE TICKET PRICE (prezzo medio dei biglietti): $ 119.15
SHOWS: 65
SELLOUTS: 65

Non servono chiose, a corredo dei dati esposti, per celebrare un gruppo che, dall’Elevation Tour in avanti, ha inanellato 554 sold out in altrettanti show, incassando quasi 2 miliardi di dollari ed esibendosi di fronte a circa 19,5 milioni di spettatori. Stiamo parlando, d’altronde, degli U2! Una band che, dal vivo, nell’arco dell’intera carriera, ha collezionato i numeri riepilogati nel seguente prospetto:

ANNO TOUR INCASSO SPETTATORI SHOW
2019 The Joshua Tree 2019 $ 73,787,641 566,576 15
2018 eXPERIENCE+iNNOCENCE $ 126,188,344 923,733 59
2017 The Joshua Tree 2017 $ 316,990,940 2,713,136 50
2015 iNNOCENCE+eXPERIENCE $ 152,228,227 1,286,416 76
2009-2011 360° $ 736,421,584 7,272,046 110
2005-2006 Vertigo $ 389,047,636 4,619,021 131
2001 Elevation $ 143,472,379 2,179,642 113
1997-1998 PopMart $ 171,677,027 3,936,841 93
1992-1993 Zoo Tv $ 151,504,072 5,350,554 157
1989-1990 Lovetown $ 22,903,500 748,000 47
1987 The Joshua Tree $ 56,278,095 3,176,952 109
1984-1985 Unforgettable Fire $ 12,421,090 1,034,498 112
1983 War ~ $ 4,500,000 ~ 450,000 109
1981-1982 October ~ $ 950,000 ~ 150,000 103
1980-1981 Boy ~ $ 500,000 ~ 120,000 156

Oltre 34,5 milioni di biglietti per 2,4 miliardi di dollari incassati! E siccome amiamo essere statisticamente esaustivi sulla storia degli U2, che poi è la storia della musica, riportiamo a titolo informativo i primi cinque concerti per numero di spettatori e le prime cinque tappe per incassi registrati.

U2 – TOP 5 SPETTATORI

 

DATA VENUE SPETTATORI
20/09/1997 Reggio Emilia, Campovolo 150,000
15/07/1987 Madrid, Stadio Bernabeu 115,000
25/10/2009 Los Angeles, Rose Bowl 97,014
18/09/2010 Saint-Denis, Stadio di Francia 96,540
11/05/2011 – 15/05/2011 Città del Messico, Stadio Azteca 94,326 (x 3)

U2 – TOP 5 INCASSI

 

DATA VENUE INCASSO
09/04/2011 – 13/04/2011 San Paolo, Stadio Morumbi $ 32,754,065
19/10/2017 – 25/10/2017 San Paolo, Stadio Morumbi $ 32,119,163
24/07/2009 – 27/07/2009 Dublino, Croke Park $ 28,815,352
11/05/2011 – 15/05/2011 Città del Messico, Stadio Azteca $ 22,866,542
24/06/2005 – 27/06/2005 Dublino, Croke Park $ 21,163,695

 

AHIMSA, THE ETERNAL REMIXES, U2-3 E

IMPULSI ALLE VENDITE DEL CATALOGO

L’attività della band nel corso del 2019 non si è tuttavia limitata ai soli concerti.

A sorpresa, a mezzanotte del 22 novembre scorso, il gruppo ha pubblicato su tutte le piattaforme digitali del mondo un nuovo singolo, Ahimsa, frutto della collaborazione con il compositore indiano A.R. Rahman. Un suadente inno alla non violenza (“Ahimsa”, in sanscrito, significa appunto “non violenza”), edito il 13 dicembre anche in versione remix, che ha debuttato dal vivo a Mumbai, il 15 dicembre, nella tappa conclusiva del The Joshua Tree Tour 2019.

“This is a meditation
On your radio station”

Ovunque tu sia – sembra chiedere Bono – fermati un momento a riflettere; abbandonati a te stesso, allontana i problemi che ordinariamente ti affliggono e cerca di recuperare l’equilibrio spirituale.  Un pezzo accorato, che irrompe nella convulsa routine quotidiana come uno squarcio da colmare con quel coacervo di valori – dalla tolleranza alla non violenza, dal rispetto alla compassionevolezza – immanente a Ahimsa. E affine agli inossidabili principi che da sempre i nostri U2 professano con tanto fervore.

L’immagine veicolata da quei versi è forte nella sua trasversalità. Rimanda, magari, ad una persona imbottigliata nel traffico, soverchiata dalle incombenze giornaliere, che, alla ricerca di una stazione radio per godere di un interludio mentale di serenità, s’imbatte nella voce vellutata di Bono e nella sua calda esortazione.

Il messaggio è stato recepito commercialmente?

Considerando che il brano è stato divulgato senza alcun battage promozionale, certamente sì.
Su iTunes, il singolo ha raggiunto il #1 in Olanda, India e Irlanda, il #2 in Portogallo, il #3 in Argentina, il #4 in Brasile, il #5 in Italia, Messico e Spagna, il #9 in Danimarca e a Singapore, il #12 in Svezia e Nuova Zelanda, il #13 in Belgio, Svizzera e Francia, il #14 negli Stati Uniti, il #21 in Australia e nel Regno Unito, il #24 in Germania, il #31 in Canada, il #45 in Austria.
Nella European Song Chart (classifica che elenca i singoli più scaricati in Europa sulla piattaforma digitale iTunes), Ahimsa ha esordito al #5. Ingresso al #6, invece, nella Worldwide Song Chart.
Mentre scriviamo, il brano veleggia ancora nei quartieri alti della “top 500” italiana su iTunes, stazionando appena ai margini della “top 80” (#81).
Restando in tema di vendite digitali, su Billboard, il singolo ha esordito al #7 nella Rock Digital Song Sales statunitense, al #8 nella Digital Song Sales italiana e al #1 nella World Digital Song Sales.
Passando allo streaming, su Spotify, dove gli U2 non sono lontani dal valicare il muro dei 15 milioni di ascoltatori mensili (220° al mondo), Ahimsa ha oltrepassato il traguardo di 2,7 milioni di ascolti, mentre su YouTube, malgrado il video sia stato pubblicato ufficialmente solo il 28 novembre, il brano ha già superato 2,800,000 visualizzazioni (piazzandosi così al #50 tra i video più visti della band), alla commendevole media attuale (“current average”) di circa 12,000 visualizzazioni giornaliere, con un picco di oltre 370,000 raggiunto il 18 dicembre. Per gli amanti della statistica, ricordiamo che il video in assoluto più visualizzato della band resta With or Wihout You, con oltre 330 milioni di visualizzazioni complessive, seguito, a debita distanza, da Beautiful Day, con 135 milioni.

Il nuovo singolo Ahimsa, unitamente agli echi del The Joshua Tree Tour 2019, ha propiziato una vigorosa spinta propulsiva alle vendite del nutrito catalogo U2. A beneficiarne sono state innanzitutto le raccolte: da U218 Singles, sempre più vicina ai 6 milioni di copie, al The Best of 1980-1990, autentico “best seller” con circa 19 milioni di copie, al The Best of 1990-2000, che si avvicina ai 7,5 milioni. Nuova linfa commerciale anche per gli album classici: alludiamo, ovviamente, in primis allo stesso The Joshua Tree, che ormai punta dritto ai 29 milioni di copie vendute dal 1987, ma anche ad Achtung Baby, prossimo alla soglia dei 18 milioni e a All That You Can’t Leave Behind, che ha superato quota 12,5 milioni.

I numeri di The Joshua Tree sono impressionanti e meritano un sintetico approfondimento. Si tratta di uno degli album più venduti nella storia della musica. Solamente nel Regno Unito si contano oltre 3,4 milioni di copie. Pensate che nella terra d’Albione sono ben nove gli album della band ad aver superato il milione di copie: All That You Can’t Leave Behind (1,175 milioni), U218 Singles (1,2 milioni) How To Dismantle An Atomic Bomb (1,260 milioni), The Unforgettable Fire (1,365 milioni), Achtung Baby (1,555 milioni), Under A Blood Red Sky (1,580 milioni), Rattle and Hum (1,655 milioni), The Best of 1980-1990 (1,770 milioni) e, per l’appunto, The Joshua Tree. Nessuno (!!), nel Regno Unito, è mai riuscito a vendere oltre cinque milioni di copie in tre diversi decenni. I numeri di questo capolavoro targato U2, tuttavia, risultano vertiginosi un po’ dappertutto. Eccone qualcuno: Stati Uniti (12,5 milioni), Canada (1,8 milioni), Francia (1,6 milioni), Germania (1,4 milioni), Italia (900 mila), Brasile e Giappone (600 mila), Spagna, Olanda e Australia (500 mila).

È tutto per questa volta? Non ancora.

Il 6 dicembre scorso, la band ha rilasciato negli store mondiali l’EP digitale The Eternal Remixes, che include il mix di Pride e i remix di Love Is Bigger Than Anything In Its Way, You’re The Best Thing About Me e Beautiful Day.

La risposta nelle classifiche non ha tardato a manifestarsi: su iTunes si è registrato il #1 nelle Mauritius, il #2 in Grecia e Argentina, il #4 in Brasile, il #6 in Irlanda, il #8 in Spagna, il #9 in Olanda, il #10 in Indonesia, il #11 in Canada, il #12 in Messico, il #14 in Honduras, il #17 in Italia, Turchia e a Hong Kong, il #19 in Australia, il #24 nel Regno Unito, il #30 in Danimarca, il #31 negli Stati Uniti, il #35 in Germania, il #37 in Nuova Zelanda, il #40 in Belgio, il #63 in Francia, il #69 in Sud Africa, il #116 in Giappone.

Sia nella European Album Chart (classifica che elenca gli album più scaricati in Europa sulla piattaforma digitale iTunes) che nella Worldwide Album Chart, The Eternal Remixes ha esordito al #11.

Niente male per un EP che contiene solamente versioni remix di brani molto noti, già editi come singoli, peraltro: Pride nel lontano 1984, Beautiful Day nel 2000, You’re The Best Thing About Me nel 2017 e Love Is Bigger Than Anything In Its Way nel 2018.

Su Spotify, ad oggi, sono circa 474,000 gli ascolti in streaming di The Eternal Remixes: a farla da padrone, Beautiful Day (Amaal Mallik Reprise) con oltre 206,000 ascolti.

Non possiamo esimerci, infine, dal segnalare il primo posto su entrambe le sponde dell’Atlantico, nelle rispettive classifiche dei vinili, ottenuto dall’EP U2-3, ristampato in occasione dell’ultimo Record Store Day onde celebrare il quarantennale della prima uscita (26 settembre 1979). Delle 17 mila copie numerate recapitate ai negozi aderenti al Black Friday, oltre 3,000 sono state vendute, la prima settimana, nei soli Stati Uniti!

Adesso sì che è proprio tutto.

Calato il sipario sul tour, aspettiamo trepidanti le future mosse della band. Secondo le indiscrezioni filtrate dalla The U2 Conference tenutasi a Sydney lo scorso novembre, il gruppo sarebbe già al lavoro in vista del prossimo obiettivo: il nuovo album!

Cosa è lecito attendersi?
Be’, grandi canzoni e grandi numeri!
Lo vedete, allora, che avevamo ragione?  

RINGRAZIAMENTI

 – Un sentito grazie a Rudy e all’intero staff di U2Place per l’incrollabile fiducia e l’immane mole di lavoro svolta a beneficio di tutti noi “U2-maniaci”.
– Grazie ai placers che seguono assiduamente le statistiche e i numeri legati alla nostra band del cuore, convergendo, sempre più numerosi, in un topic che vide la luce nel lontano 2004.
– Infine, un doveroso grazie a Unforgettablefire85, mirabile autrice delle superbe pennellate esegetiche su Book of Your Heart e Landlady, cui ho attinto a piene mani in quest’articolo.
Gianluigi Cima

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