U2 PLACE INTO THE SOUND: Bono il pilota che corre per restare fermo

Bono, il pilota che corre per restare fermo

Bono Halleluja

Bono ,il pilota che corre per stare fermo

Paul ,andiamocene..è pericoloso

si Ali, sono stato un pazzo a portarti qui..tieniti forte a me

Bono nel 1986 volle portare sua moglie in San Salvador e Nicaragua..voleva toccare con mano e vedere tutto ciò che immaginava. Prese coscienza che le pallottole che sfiorarono la sua testa e quella della sua donna erano americane.

Pallottole e mitragliate su bambini e poveri contadini, non americane, amerikane.

Già, l’ameriKa del mito era anche quella del controsenso…dollari per foraggiare una guerra che scacciasse la  paura del comunismo in centro America..come era possibile?

Come era possibile che l’America mitica di Elvis, Lou Reed, Jim Morrison, Ginsberg, era quella ambigua che calpestava i diritti di poveri contadini..L’America di un ex attore di Hollywood che aveva un viso rosso come una rosa su di un cespuglio di spine come tutti i colori di una scala reale

Torna a Dublino, mentre gli U2 si apprestano a registrare The Joshua Tree, Il disco che  ha il suono dell’America, colpi di harmonica e di slide guitar country, ritmi filo blues..voce sporca, pochi fronzoli..e tanta accusa verso l’Amerika e loro 4 trasformati in un look filo western..stivali, jeans strappati… fa vedere a the Edge quelle immagini e gli chiede di “mettere il Salvador dentro l’ amplificatore”.

Nasce musicalmente Bullet the blue sky, la canzone più dura degli U2..ossessiva e inquietante..la canzone che ha nell’assolo di slide di Edge la contraerea americana che spara..l’amplificatore viene tirato bello alto e innesca facili feedback di chitarra (i fischi dello strumento rivolto verso l’amplificatore)..struttura semplice e ripetitiva..basso martellante e incisivo..batteria dura, con un rullante incisivo ..chitarra molto cattiva , high gain, come mai prima di allora..la tradizione americana del blues passa nello slide (il ditale metallico che crea un suono “hawaiano” ) di Edge ..lui che non voleva suonare il blues..suona l’assolo inconsapevole che dietro il vetro della stanza di ripresa Danny e Bono ascoltano e registrano..Edge suona il solo e gli viene bene..lo stoppano e gli dicono “ è Ok”..senza sapere di essere ripreso..un assolo semplice, molto blues..mentre il riff precedente il solo simula il planare della contraerea americana..Bono nel finale si prodiga in un monologo contro l’imperialismo americano, una sorta di  rap accusatorio..vuole sfidare l’America e dirgli in faccia quando ci andrà a suonare quanto contradditorio sia  che ci siano meravigliosi territori, grandi scrittori, incredibili musicisti, culla del rock and roll, e altrettanto persone capaci di sostenere tali personaggi che giocano con la vita delle persone.  San salvador si era trasferito a Windmill Lane, vietta non lontana dal centro di Dublino..ma là fuori ancora non c’era l’America anche se da lì a poco ci sarebbero andati tra le sue braccia.Là fuori invece la solita sporca vecchia Dublino, dei pub di gente petulante e di tossici che si bucano sotto la Bank of Ireland..o poco più a nord..a Ballymun, quartiere degradato..frequentato dal giovane Bono che conosce una ragazza che si fa di eroina..e la descrive in una canzone, lei non sa che sta correndo per rimanere ferma. Per sempre.

Running to stand still nasce con una chitarra country che fa il verso a Ry Cooder (un grande chitarrista di slide guitar) e un dolce semplice accompagnamento di piano..Gli U2 ci mettono molta america in questa canzone, sentimento, struggimento..Bono canta di una persona che butta la via la vita ancora una volta, dopo Wire, Bad…mentre la sua harp Blues Harmonica in Re libera il suo dolore.

Sono 2 canzoni importanti per gli U2, toccano le corde di Bono che mette  tutto se stesso, le portano in giro in tour..nel Joshua Tree tour durante l’assolo di Bullet the blue sky Bono accende un Occhio di Bue (il grande faro bianco) e lo spara a tempo col colpo di slide di Edge, simulando l’attacco della contraerea nella notte salvadoregna..Edge spara watt dall’ampli, ulula, sibila dentro le braccia dell’America..mentre un tizio conta i dollari da dare a qualche contras…le due Americhe, così si doveva chiamare quel meravigliosso disco che poi è diventato The Joshua Tree, un albero del deserto americano che sarebbe stato buttato giù poco dopo, ma non del tutto.

Già, succede che gli u2 se ne vanno..per ritornare picchettando l’albero di Giosuè..buttano giù tutto, ma non abbandonano queste due canzoni….sono troppo importanti per loro, per Bono..le trasformano. Gli U2 di “tre accordi ,la verità” si trasformano..inventano se stessi, si sono scilolti e ricostituiti tra berlino e Dublino, sulle ceneri dell’europa dell’est e abbracciano la tecnologia come mai prima..e tentano di portare tutto quello che avevano usato in studio a Berlino e Dublino sul palco dello zootv tour..Iniziano a usare sequencer nei quali mettere le parti non da loro suonabili come le tastiere, i pianoforti,bassi,   percussioni di ogni tipo..messe a tempo  e i campionatori.

Per gli U2 è un ri-iniziare a suonare come mai avevano fatto, un nuovo esercizio. Da musicisti condizionati dalla tecnologia…tutto a tempo, tutto con dei tempi prestabiliti, con dei momenti precisi, con pause, come in uno spettacolo teatrale, ogni cosa al proprio posto senza tante possibilità di tornare indietro… una riga bianca in mezzo alla strada .                                                                                                                                                                           Avevano voluto re inventarsi e un prezzo c’era da pagare..rivoluzionare il loro modo di suonare dal vivo, non solo per le nuove canzoni ma per tutte le altre e per sempre..gli U2 su un sequencer, una macchinetta,un computer su cui sono montate in sequenza delle parti che poi compongono una base musicale..possibile? Si, non c’era alternativa..la svolta era in quella direzione, dalle braccia dell’america a quelle dell’europa, dei Kraftwerk e Bowie, synth e suoni industriali..la tradizione blues e rock and roll di Giosuè passa a un nuovo suono, un blues industriale.

Se nella prima parte dello zootv c’era spazio per il nuovo album, nella seconda gli U2 iniziano quella pratica di reinventare le proprie canzoni, ne fanno cover attualizzandole allo spettacolo proposto. Le prime due a subire massicciamente proprio questa trasformazione sono Bullet e Running to stand..reinventate e riarrangiate in chiave ZooTV..modernizzate seppure vecchie di solo 5 anni!! Di certo non avrebbero potuto riproporle in stile vecchio, non si poteva.

Lo ZooTV diventa un campo del salvador, per bono c’è ancora molta america nello zootv. Bullet nello ZooTV era spesso anticipata da bad/all i want is you…Già, la canzone scritta per Ali, la persona a cui ha fatto rischiare la vita in Salvador..e 1,2,3,4 BAAM,entra una fucilata sonora che ci porta in un conflitto a fuoco.Ci sono già i proiettili sopra la nostra testa. Bono sembra dire ad Ali di starsene da una parte almeno questa sera, vuole affrontare il nemico da solo….Baaam la band entra e colpisce,la batteria è il motore della contraerea che sta scaldando i motori..si stanno alzando gli elicotteri,siamo ancora nel Golfo persico?

O in Tv, the drug of the nations? Quando edge tira lo slide di chitarra nell’intro..la contraerea è già in volo,plana Bono rappa il testo di bullet..un pò dell’America dei neri è in lui..come tutti suoi miti che ha addosso, morrison, iggy pop, lou reed e Elvis.

Bono, voce distorta come in Zoostation, sa cosa ha vissuto laggiù. Tarantolato dirige le operazioni..rappa di cattiveria, correndo verso le braccia dell’America, “non puoi farne a meno dell’america, è lei che viene da te tutti i giorni”  si trasforma varie volte,  entra vestito da pilota di elicottero e scandisce le banconote e guida il palco dello zootv, mentre dietro di loro bruciano croci diventate svastiche..il ku klux klan cantato in Bullet viene proiettato nei vidiwall del palco.. le trabant diventano le contraeree notturne , fari nella  notte e la canzone cambia struttura..aumenta di ritmo…la chitarra la batteria, il basso entrano di colpo e creano un grosso muro..il Salvador è di nuovo di casa, la chitarra ancora più di prima mitraglia note come proiettili e il suono è quanto mai acido e distorto, la voce filtrata come nella mosca .. Entra il solo, spesso improvvisato come nella tradizione rock blues..acidissimo come non mai e the Edge si ricorda di un certo Jimi di seattle, non puoi farne a meno..hendrix sta alla chitarra come pastorius al basso..non puoi farne a meno..è colui che ha inventato la chitarra moderna, il primo sperimentatore di suoni, il primo bluesman che ha tagliato la tradizione a pezzi mettendo nel suo modo di suonare i primi effetti per chitarra, wha wha,echo, distorsori tirati a mille, colui che ha fatto passare la propria anima dentro 6 corde collegate all’amplificatore..colui che suonò l’inno americano facendo ululare la chitarra e che fu ripreso dagli U2 nei tour precedenti proprio prima di Bullet..non era possibile quindi non portare Hendrix l’americano sul palco dello ZooTV, con una camicia sgargiante e le paillettes sui pantaloni..mentre il piede pigia su quel wha wha che ha fatto la storia della chitarra, un tutt’uno con la tradizione, a modo loro gli U2 vogliono ricordare cosa ha dato l’america al mondo, non quello che sta facendo.
Edge tira bending blues e col piede sul  wha wha (nome onomatopeico che richiama il pianto di un bimbo u a uaaa) , diventa guitar hero per la prima volta abbracciando la tradizione chitarrisitca rock e si lascia andare in un assolo lungo, blues pentatonico, acido, sporco e sofferente..pestando sul cry baby come un moderno Hendrix di voodoo child in camicia fuxia..la stratocaster di Hendrix è nelle sue mani e il suo wha wha dentro i distorsore fuzz ulula al vento, u aaaaa u aaaaaaaaaa, i bambini del Salvador sono lì sul palco, stanno subendo una mitragliata..quando entra Bono vestito da pilota e predica il suo sermone, scandendo a chiare lettere il suo dire..là fuori c’è l’America..portata sullo ZooTV che aveva inizio con il rap di Bush e  San Salvador si trasforma nella guerra del golfo. San Salvador, Golfo, Amerika, Amerikaaaa, dentro le braccia dell’America..distorta e lacerante nello slide diretto nell’ampli e nel wha wha di edge..il palco sembra un campo di guerra in un  videogame, aerei che sparano a volontà, croci, la guerra del Golfo, le televisioni diventano un nuova arma di conquista di massa, siamo accerchiati, c’è un nemico da uccidere, là fuori.

O dentro se stessi? Se non fosse per la canzone che segue, Running to stand still, attualizzata come la consorella precedente..eliminiamo il pianoforte e mettiamo in un sequencer il suono di una dose di roba che ci annienta..il basso synth che pulsa a inizio canzone è una preparazione dell’autodistruzione..mentre Edge rimpiazza il pianoforte con un arpeggio di chitarra sugli stessi accordi, in maniera semplice efficace come sa fare..mentre Bono si tira su una manica perché sa cosa fare…deve preparare un laccio, wire..e viene illuminato sulla passerella, ancora vestito come in guerra..forse con se stesso? È fuggito dal Salvador e ha visto le pallottole ma ha perso degli amici in città perché pensavano di fuggire dai problemi autodistruggendosi, per rimanere fermi..lui che invece ha scelto di entrare in una band per salvare se stesso.  Entra la batteria e Edge fa entrare un fondo sonoro, un collante tra la sua chitarra e gli altri strumenti, un suono etereo di fondo che assomiglia a un’orchestra di archi, lo shimmer sound..quella che sembra una tastiera non è che un suono da lui prodotto attraverso uno dei suoi effetti..geniale, innovativo, già proposto nei precedenti tour ma qui ancora più integrato nel contesto, mentre Bono sul break prima del finale quando  si ferma la canzone batte 2 dita su una vena, mentre il basso synth sotto pulsa la  dose….sniffa e fa esplodere, sono arrivato, ho corso per rimanere qui, invece di fuggire sprofondo.. hallelujah, è un momento altissimo dello show,intenso,profondo..la harp blues harmonica prepara il finale che è continuato dal suono etereo di Edge, collante tra questa e la prossima canzone, mentre gli aerei americani stanno via via lasciando il campo e il  cielo sarò libero..una canzone che è correndo per rimanere fermi si butta in una dove le strade non hanno nome, il suono di edge è una liberazione,etereo, onirico..ci vuole qualcosa che liberi la pressione delle due canzoni precedenti dove si parlava di pallottole e perle bianche, di prevaricazione e autodistruzione, di fuga..allora ci vuole una liberazione da questa cappa di oscurità che culmina nell’intro di Streets, la canzone che abbatte tutto ciò, di colpo il Salvador e Ballymun non hanno più un nome, nessun nome per nessuno..il mondo non ne ha bisogno, abbiamo bisogno di correre, scappare e liberarci da tentazioni e ingiustizie..scappare da una contraerea, da un ago..correre per liberarsi, liberare le proprie angosce e paure,raggiungere il sole e ripararmi dalla pioggia veleno.

Quando entra l’arpeggio di the edge, siamo già in fuga,liberi

Dove le strade non hanno nome.

Beppe

e adesso buona ‘visione’

 

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