U2ieTour, nuova intervista tradotta a Willie Williams

IMG_2097Traduzione dell’intervista di atU2

Gli U2 stanno per salire sul palco a Torino, in Italia, per iniziare la seconda leg del tour Innocence+Experience. I fans sono ansiosi di vedere cosa hanno in serbo gli U2 mentre si apprestano ad afffrontare una rincorsa di 34 concerti in 10 città. Possiamo aspettarci cambiamenti nella setlist? Qualcosa a proposito della produzione? Domande come queste – e tonnellate di ipotesi – si sviluppano libere nei forum e sui social media.

Poche persone conoscono cosa succederà venerdì sera e in seguito meglio di Willie Williams, il collaboratore di lunga data e direttore creativo per il tour I+E. Come ha fatto già in precedenza nel corso degli anni, Williams ha accettato di rispondere a qualche domanda posta via email da @U2.

Mentre si preparava per le domande, Williams dice di aver dato un’occhiata al forum di @U2 per vedere di cosa stessero parlando i fans a proposito del tour. “Sono di solito troppo spaventato per guardare e inoltre non mi è mai d’aiuto” dice “E’ un po’ come leggere la Bibbia dato che, se puoi raggruppare parti a caso, puoi tranquillamente arrivare a qualsiasi conclusione tu voglia.”

Abbiamo mandato a Williams delle domande per questo Q&A, ad alcune delle quali ha detto di non poter rispondere, per altre non conosceva la risposta mentre altre erano, a suo dire, “spunti interessanti per una riflessione”.

E ‘ da questo ultimo gruppo che presentiamo l’intervista di @U2 con Willie Williams in prossimità dell’arrivo in Europa del #U2ieTour.

Matt McGee: Abbiamo appena pubblicato un racconto su @U2 descrivendo alcuni dei momenti della prima leg preferiti dal nostro staff. Il mio è stato a Phoenix quando quel tipo è salito sul palco per suonare “In God’s Country” ed è impazzito abbracciando la band e saltando per tutto il palco. Qual è il tuo momento preferito finora?

Willie Williams: David Harrington, il direttore musicale del Kronos Quartet, una volta ha detto che amava presentare per la prima volta un nuovo brano del suo lavoro perché, fino al momento della performance, è come un segreto. Solo il compositore e i musicisti conoscono quel segreto e poi ad un tratto hai la possibilità di rivelare tutto. Chiaramente i Kronos non sono abituati a membri del loro pubblico che registrano le loro prove dalle uscite antincendio per pubblicarli su internet, ma lo spirito di quello che dice David è valido anche per gli U2.

Anche se questa volta gli elementi delle prove audio sono trapelati all’esterno, avevamo comunque la soddisfazione di sapere che potevamo almeno mantenere nascoste le grandi idee visive. Il concerto d’apertura è sempre un brivido e io amo osservare il pubblico mentre scopre qualcosa di inatteso. Nella prima serata, quando le luci si sono accese su Bono che camminava lungo Cedarwood Road c’è stato un sospiro ben udibile del pubblico – udibile anche sopra la musica. Sarà difficile superare quel momento.

MM: Hai fatto riferimento al tentativo di tenere nascoste le cose. I fan e siti dei fan, incluso il nostro, stavano raccontando cosa accadeva durante le prime prove del tour a Vancouver. Poi, man mano che il tour andava avanti, se la band provava nel soundcheck una nuova canzone nel pomeriggio, la notizia si diffondeva immediatamente online. Come ti senti davanti a cose del genere?

WW: Penso che i segreti siano morti con il 20° secolo. La situazione era effettivamente peggiore nel tour 360°, perché tutto il nuovo materiale provato sul palco stava in pratica per essere lanciato. Ricordo che ero seduto con Luke Halls (creativo che si occupa di video) controllando l’andamento su Twitter mentre i ragazzi provavano “Scarlet” per la prima volta. Si potevano sentire le teste esplodere, era divertente.

In realtà, odio davvero il fatto che ora tutto nelle performance sia di dominio pubblico, ma è così che va la vita. Francamente, se vuoi aprire i regali prima e anticipare la sorpresa della mattina di Natale, poi non te ne lamentare con me.

MM: Un paio di mesi fa, hai detto a Live Design, che l’idea originale di fare coppie di concerti con diverse scalette “non era davvero percorribile”. Puoi spiegare meglio questo concetto ai nostri lettori?

WW: La mia principale spinta verso l’idea dei due show era l’emozione di realizzare qualcosa che non avevamo mai fatto prima. Però la realtà ha iniziato a far chiarezza con il fatto che la stragrande maggioranza del pubblico avrebbe visto solo uno degli show. Volevamo davvero presentare qualcosa di eccezionale come la sequenza da Iris a Until the end of the world per poi avere il 50% dei nostri clienti che non può vederla?

Per chi ricorda il vinile, c’è un’analogia con il fatto che ci sono molti grandi albumi doppi che, grazie ad un editing attento, sarebbero potuti essere album singoli davvero spettacolari. Ogni tanto penso alle setlist per le due serate e penso che per noi sarebbe stato un grande divertimento in tour, ma sono sicuro al 100% che abbiamo preso la giusta decisione per il pubblico.

MM: Tu e la band avete parlato dello schermo che diventa una specie di un muro di divisione che separa il pubblico in due parti. State lanciando pagine di letteratura classica sul pubblico e scommetto che non sarai sorpreso di sapere che i fan online stanno rintracciando tutto quello che cade su di noi. Pensi che il pubblico stia seguendo tutti questi aspetti o il tutto si stia dimostrando un po’ troppo cerebrale?

WW: A proposito del divisorio, il muro di Berlino, i libri, gli elementi su “Cedarwood Road” etc., nessuno di questi è cruciale per godersi lo show, ma ognuno di questi ci ha dato una profondità di comprensione di quanto stavamo facendo. Il racconto è stato di grande aiuto nel mettere insieme lo spettacolo; è molto più facile immaginare cosa funziona o meno quando hai una grande comprensione del contesto generale.

Sono inoltre conscio, naturalmente, che per chi cerca di portare alla luce tutti gli aspetti, questa è una grande opportunità e li incoraggio a continuare. Il grado di indagine finora si è avvicinato ai livelli della pratica forense – ho particolarmente apprezzato la conclusione di qualcuno su @U2 per cui discesa delle mirrorball è una metafora visuale per la pubertà.

Cerchiamo di non spiegare oltremodo le idee dello show, in parte per lasciare spazio all’interpretazione personale da parte dello spettatore, ma anche perché semplicemente non le comprendiamo del tutto nemmeno noi. Con gli U2, e in realtà di solito con la progettazione degli show, è un buon segnale dell’essere coinvolti in un concept complessivo coerente quando alcune delle idee dello show sembrano essere dettate esclusivamente dall’istinto ed è solo dopo che capisci il loro “simbolismo”, se ti piace.

Un buon esempio di questo è la sequenza “Mother & Child”. Avendo trascorso una o due ore “nel mondo” con le sue luci, il caos della vita quotidiana, abbiamo aggiunto delle croci fluorescenti. Da questo, “Mother & Child Reunion” in modo molto ovvio suggerisce una rinascita, rinforzata dal ritorno dello stile dei disegni naif di Oliver Jeffers, per richiamare la madre e il figlio di “Iris”, ora visti dall’altra estremità del canocchiale. E’ una della parti più trasparenti del racconto, ma giuro che arrivarci non è stato assolutamente un processo intellettuale. Le idee sono arrivate separatamente ed è stato solo nel metterle insieme che ho sorriso e pensato “Beh, guarda che..”

MM: Il video d’intervallo è cambiato alcune volte – perchè il collage punk rock è stato accantonato dopo i primi due concerti e poi cosa ha portato all’aggiunta di “The fly” più tardi nel tour?

WW: Abbiamo sempre pensato all’intervallo come una sorta di festa mobile. Ci sono almeno altri due forme di intervallo che non abbiamo ancora mostrato, con idee ben aldilà di queste. L’unico problema è che attualmente sono così innamorato di “The Fly” che non posso immaginare di non volerla più mostrare.

MM: In un paio dei primi show, ti ho visto nel parterre durante il primo set della band e anche nell’avvio del secondo set, posizionato a forse 5 metri dallo schermo con tutti i fans intorno a te. Cosa speravi di vedere o sentire facendo questo?

WW: Ero lì semplicemente per vivere questa esperienza – o più precisamente per provare questa esperienza in condivisione. Nella prima serata ero al controllo tecnico, nel caso qualcuno si scordasse qualcosa, ma dal secondo concerto in poi ho provato a muovermi nell’arena. E’ assolutamente buono da quasi ogni posizione, ma amo quanto è viscerale stando nel parterre. E’ stato meraviglioso vedere il pubblico al centro del passerella che semplicemente non sapeva cosa fare mentre lo schermo calava alla fine di “Raised by wolves” – “devo restare o devo spostarmi?”

A questo punto, le notizie si sono diffuse e il pubblico ora si muove in anticipo rispetto a quello che succederà tra una o due canzoni, ma, hey, guarda i commenti di prima sulla mattina di Natale.

MM: Com’è arrivata l’idea della parte Merkaat, e sei felice di come è venuta – anche con gli occasionali intoppi tecnici? E nello stesso modo, come ti senti a proposito dell’uso da parte del pubblico di Merkaat, Periscope e altri strumenti per trasmettere gli show in diretta?

WW: Ci piaceva il richiamo alla Bonocam dello ZooTV. Il narcisismo “filmami” dello ZooTV è diventato il concetto di partenza del mondo occidentale e così abbiamo ritenuto fosse il momento adatto per rivisitare quell’idea. Gli intoppi tecnici sono la parte migliore perché, come con lo ZooTV, quando qualcosa va storto il pubblico capisce che non è simulato.

Io non penso che qualcuno sia disturbato dal fatto che qualcuno trasmetta gli show – quella barca è salpata da tempo. L’unica cosa che vorrei dire è che guardando lo show tramite il tuo telefono è una cosa, ma quando vedi un’artista avvicinarsi per suonare sulla passerella e tu ti giri per fare un selfie, questo è molto vicino alla maleducazione.

MM: Alcuni elementi dello show sono assolutamente basati sugli Stati Uniti, come i riferimenti di Bono a proposito di Ferguson e Baltimora e quando canta “The Hands that built America”. E’ giusto pensare che cose del genere saranno sostituite nella prossima leg?

WW: La mattina di Natale, etc., etc.

FONTE: intervista di atU2. Traduzione di U2place.com

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