Zoom On Music: “Nevermind” dei Nirvana

Nevermind
Nirvana

Anno: 24 settembre 1991
Prodotto da: Butch Vig & Nirvana
Registrato: Sound City Studios (Los Angeles), Van Nuys Studios (Los Angeles), Devonshire (North Hollywood)
Musicisti:

Kurt Cobain (voce e chitarre), Krist Novoselic (basso), Dave Grohl (batteria e cori)

Tracklist 

Smells like teen spirit
In bloom
Come as you are
Breed
Lithium
Polly
Territorial pissing
Drain you
Lounge act
Stay away
On a plain
Something in the way (Endless, nameless, ghost track)

“… Era solo un ragazzo che componeva canzoni. Se le canzoni erano dure e sporche non era dovuto alla fantasia del ragazzo, per sapere da dove venivano le sue canzoni bastava dare un’occhiata in giro, una passeggiata nei dintorni di sé stessi era l’avventura più terribile che potesse capitare a chiunque…” (Efraim Medina Reyes)

Un giorno imprecisato, verso la metà di agosto del 1991, la WFNX di Boston fu la prima radio a programmare Smells like a teen spirit. Quello che poteva apparire come un qualcosa di “routinario”, fu invece una vera e propria esplosione, tanto che oggi è difficile pensare a cosa potesse essere stato il rock senza quel micidiale riff spezzato, dal sapore vagamente Pixies, che si rovesciava in una vera e propria deflagrazione di energia liberatoria. Un urlo alienante, acido e disperato, irresistibile abbraccio di punk e hard dietro le cui distorsioni affioravano brillanti melodie pop, e con un testo quasi indecifrabile ma ricco di contenuti importanti. Insomma, quello che si dice un “inno generazionale”.

Difficile dunque pensare cosa sarebbe stato il rock, se Smells like a teen spirit non avesse fatto irruzione in modo tanto prepotente, quanto straordinariamente violento nel mondo del mainstream, perché appunto, è grazie a quel pezzo se tutta la scena alternativa, con le sue tendenze e i suoi suoni, venne catapultata all’attenzione del vasto pubblico, e riuscendo peraltro ad interpretare e ad amplificare gli umori di un’intera generazione. Ma andiamo per gradi…

I Nirvana nascono nella seconda metà degli anni ’80, ad Aberdeen per la precisione, anche se sarà Seattle il teatro principale della loro leggenda, fondati da Kurt Cobain e Krist Novoselic, a cui si aggiungeranno diversi batteristi, tra i quali il primo di notevole importanza fu Chad Channing, con cui registrarono il loro primo album, Bleach, nel 1989, uscito per l’etichetta indipendente Sub Pop, fortemente influenzato dai Melvins, primo grande amore musicale di Kurt Cobain, ma echeggiando anche i fantasmi urlanti di Black Sabbath, Black Flag, Husker Du, Mudhoney, Soundgarden, in una visione crudelmente spartana. Tra i crediti in copertina figurava anche un certo Jason Everman, che comunque non aveva preso parte alle sessions di registrazione del disco. Le straordinarie doti compositive della band di Seattle attireranno l’attenzione della Geffen, che li mette sotto contratto. Nello stesso tempo la band, insoddisfatta del poca incisività del suono della batteria, decide di ingaggiare l’ex Scream Dave Grohl.

Per il resto l’attività live della band ha creata una certa fama per la sua “pericolosità”. Gli spettacoli sono l’espressione massima del “dramma” o della “tragedia”, dove Kurt Cobain è solito arrampicarsi sugli amplificatori, facendosi dondolare e minacciando di lasciarsi cadere nel vuoto, o il “vezzo” di distruggere gli strumenti a fine concerto. Tutto dà l’idea che qualcosa di nuovo, di elettrizzante è nell’aria… Atmosfera tutta condensata in Nevermind, il loro secondo album, autentico manifesto di una generazione, oltre che espressione perfetta di un genere, il grunge, che con loro trova la più alta definizione del suo percorso evolutivo. Ma la straordinaria peculiarità di Nevermind è la miscela esplosiva di hard-rock e melodia, asprezza del suono e nitidezza degli arrangiamenti, sarcasmo nichilista del punk iconoclasta e malinconia esistenziale.

Ed è qui che il grido rabbioso di Smells like a teen spirit diventa la voce rabbiosa e disperata di milioni di anime, unendone lo spirito e l’illusione. Come anche gli assalti devastanti di Breed e Territorial pissing, sorretti da una chitarra che approccia il cosiddetto “rumore bianco” dei Jesus & Mary Chain, portano alla luce un’altra America: quella popolata da disadattati e inquieti. Come as you are invece, con i suoi repentini cambi di umore, e un tagliente assolo centrale, manifesta un grande disagio post-adolescenziale, e il desiderio di esorcizzarlo con il rock’n’roll. Vigorose e sanguigne anche In bloom, Drain you e Lithium, mentre il lamento acustico di Polly, narra la triste storia di uno stupro. Prima di passare alle rarefatte e crude armonie di Something in the way, nelle cui maglie sonore affiora il violoncello, c’è posto ancora per la furia di Lounge act, Stay away e On a plain, suggellando quello che è uno dei simboli rock più potenti di fine millennio.

I Nirvana avranno ancora il tempo di dare alle stampe In utero, e il 18 novembre del 1993 si esibiranno a New York per Mtv Unplugged, per un indimenticabile concerto acustico (in cui appariranno anche gli amici Meat Puppets, con cui eseguiranno tre loro pezzi, oltre ad interpretare alcune meravigliose canzoni di David Bowie, Vaselines e Leadbelly), sorta di commovente testamento spirituale di un uomo che, travolto dal successo, dalla dipendenza dell’eroina e dalla turbolenta relazione con Courtney Love, sua moglie, sarà sempre più prossimo sull’orlo del collasso; come quando fu ritrovato esanime all’Hotel Excelsior di Roma il 4 marzo del 1994, per aver ingerito un mix di alcool e medicinali, o quando poco più di una decina di giorni più tardi in preda ad una crisi si chiuderà in bagno armato di pistola nella sua casa di Seattle, minacciando di uccidersi. Si sa: il male di vivere era una delle espressioni della sua arte. Si sa anche che il male di vivere opprime… E il male di vivere ha pienamente colto un uomo di ventisette anni, solo con le sue paranoie e la sua collezione di armi… Un attimo… Un colpo di fucile alla testa gli mette le ali per volare nell’eternità… Era il 5 aprile 1994.

“E’ meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”
(Neil Young, Hey hey, my my, pezzo citato nella lettera d’addio di Kurt Cobain, scritta poco prima di morire)

Pasquale Pierro

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