U2 analisi sulle vendite di Songs Of Surrender

classifica di repertorio anno 1987

Fan-centric“. Questo l’appellativo con cui The Edge ha scolpito Songs of Surrender. Un esergo eloquente, a designare un album che è un cadeau ai seguaci di lungo corso della band.

Gli U2 hanno pescato 40 pezzi dal loro onusto catalogo e li hanno spogliati da qualsiasi orpello, sino a renderli disadorni. Un’opera di scarnificazione tutt’altro che agevole. I brani sono poi stati sottoposti a cesellatura più o meno minuziosa: intagliando ed incidendo, sì, ma badando a mantenere inalterato il nucleo emozionale delle canzoni. Il risultato è un disco intimo e precordiale come in pochi potevano immaginare. La nuova veste cucita addosso ai pezzi selezionati non stona affatto, anzi, in taluni casi (If God Will Send His Angels, Dirty Day, Stay (Faraway, So Close!), 11 O’ Clock Tick Tock, Two Hearts Beat As One) calza che è una meraviglia.

Songs of Surrender, alcune versioni colorate

D’altronde, non bisogna cadere nella trappola – in cui, a dire il vero, sono inciampati numerosi addetti ai lavori – di ossessive comparazioni con le versioni originali, che restano lì, inscalfibili e avviluppate da quell’alone di sacralità che le ha sempre connotate. Si tratta invece di nuove interpretazioni e nuove contestualizzazioni, che non sviliscono gli archetipi, ma ne estrapolano l’essenza, riplasmandola e rimodellandola (anche nei testi) così da offrire all’ascoltatore un nuovo punto di osservazione. Un’ottica inedita, diciamo. È pacifico che alcuni episodi siano meglio riusciti di altri, ma non è questo il punto. Gli U2, ecco l’aspetto cruciale, si sono (ri)messi in gioco, scegliendo, paradossalmente, la via più rischiosa, perché è quella che si presta a maggiori critiche: in luogo di un album nuovo di zecca, foriero di un messaggio di intatta fecondità artistica, si è preferito mettere mano al repertorio, riannodando un’altra volta i fili del passato. Operazione che, secondo alcuni, sancirebbe una carenza d’ispirazione in seno al gruppo. Eppure, trent’anni or sono, un lavoro del genere si sarebbe fregiato del marchio “unplugged” calamitando stuoli di fedeli.

Non essendo un album di inediti, ma neppure una raccolta nell’accezione tradizionale del termine, offrire una valutazione sul riscontro commerciale è esercizio meno immediato del solito. L’assunto di partenza, comunque, è che non era lecito attendersi grossi numeri. Già, perché si tratta di un lavoro potenzialmente destinato a vendere (per quanto sia possibile farlo oggi) nel lungo periodo: via via che gli U2 acquisiranno nuovi adepti, è verosimile che questi, una volta metabolizzati i vari classici disseminati nella discografia della band, saranno poi incuriositi dall’ascolto degli stessi pezzi “re-immaginati” e “re-interpretati”. Eccolo, dunque, il fine ultimo che sottende Songs of Surrender: semplice giustapposizione, e non confronto!, tra presente e passato.

VENDITE E CLASSIFICHE

Salvo qualche rara eccezione, di cui vi daremo contezza in seguito, il rendimento di Songs of Surrender è da reputarsi decisamente soddisfacente. La settimana d’esordio, anzi, ha trasceso anche le più rosee aspettative.

Prima di sviscerare numeri e posizioni, però, una brevissima digressione a beneficio di chi non vanta una consolidata dimestichezza con il mondo delle charts. Le vendite degli album, oggigiorno, sono il risultato della seguente somma: “pure vendite + unità equivalenti”.

Le pure vendite includono tanto quelle (tradizionali) “fisiche” (CD, vinili, cassette), quanto quelle “digitali” (acquisto di album in formato digitale presso le piattaforme online).

Le unità equivalenti rappresentano invece un’unità di misura, di recente introduzione, finalizzata a convertire il download digitale (“track-equivalent albums”) e l’ascolto in streaming (“streaming-equivalent albums”) di singole tracce di un album, in unità vendute dell’album medesimo.

Il criterio di conversione generale prevede che 10 download digitali e 1500 ascolti di una singola traccia equivalgano ad una copia venduta dell’album che la contiene. In realtà, ciascun paese, ha apportato modifiche, anche corpose, a tale criterio, distinguendo ad esempio, sul fronte dello streaming, gli ascolti che promanano da utenti a pagamento (utenti premium) da quelli degli utenti non a pagamento (utenti ad-supported). Così, negli Stati Uniti, sono necessari 1,250 ascolti di una singola traccia da parte di utenti premium per generare l’equivalenza con una copia venduta di quell’album, mentre servono ben 3,750 ascolti di ad-supported per ottenere lo stesso risultato. Un esempio chiarirà meglio l’intera faccenda. Se una singola traccia dell’album fa registrare 5 milioni di ascolti, questi si tradurranno in 4,000 unità vendute dell’album, se gli streaming provengono da utenti premium (5 milioni/1,250), mentre equivarranno a 1,333 unità vendute (5 milioni/3,750), se gli ascolti provengono da ad-supported.

Chiariti i criteri adottati nelle classifiche, vediamo come si è comportata l’ultima fatica degli U2.

Songs of Surrender ha fatto irruzione direttamente al #1 in Inghilterra (è l’undicesimo lavoro del gruppo a raggiungere il gradino più alto del podio), Italia, Austria, Belgio, Croazia (sezione “artisti internazionali”) Germania, Irlanda, Olanda, Portogallo, Scozia, Svizzera. In Francia e Spagna, il battesimo dell’album è avvenuto al #2, in Australia al #3, in Canada e negli Stati Uniti al #5 (#1 nella “Top Album Sales”, classifica che tiene conto delle vendite, ma non delle “equivalenze”), in Nuova Zelanda al #8, in Giappone al #15.

Le vendite nel Mondo

Adesso snoccioliamo un po’ i numeri relativi alla prima settimana di pubblicazione.

In Inghilterra sono state vendute 20,569 unità (di cui 11,042 CD, 6,000 vinili, 1,008 cassette, 1,407 download digitali e 1,112 streaming: qui vi tornerà utile il concetto di equivalenza esplicato poco sopra).

Gli Stati Uniti hanno risposto con 46,500 copie, così distribuite: 19,500 vinili, 13,500 CD, 500 cassette, 8,500 download digitali; 4,000 streaming-equivalent albums e 500 track-equivalent albums.

Tra gli altri paesi, spiccano la Germania (18,300 copie), la Francia (17,400 copie), l’Italia (8,500 copie), l’Olanda (circa 5,000 copie) e il Giappone (4,931 copie).

A deludere sono state le lande nordiche, più “gelide” che mai, dove la band ha racimolato dei modestissimi #24 (Svezia) e #29 (Finlandia). Poco meglio (#12) in Norvegia. Senza dubbio l’aver trascurato certe latitudini con i tour (l’ultima performance in Svezia risale al 2015, in Finlandia al 2010 e in Norvegia, addirittura, al 2005) ha inciso in maniera preponderante.

Ma quindi, quante copie sono state vendute al mondo nella prima settimana di pubblicazione?

Secondo i dati curati da Mediatraffic, sono state vendute 142 mila unità dell’album. Tale rilevazione, tuttavia, non offre una copertura integrale dei vari territori, lasciando scoperta mediamente una quota del 7%. Ciò ci induce a ritenere che Songs of Surrender abbia superato la soglia di 150 mila copie nella prima settimana!

VENDITE DIGITALI

Su iTunes, Songs of Surrender ha guadagnato il dominio del mondo il giorno stesso dell’uscita, issandosi nella vetta di ben 35 paesi (!!) e raggiungendo il #1 sia nella Worldwide iTunes Album Chart che nella European iTunes Album Chart. Prima posizione che il disco manterrà, in entrambe le classifiche, per sette giorni consecutivi.

Sul fronte Apple, invece, l’album si è spinto fino al #3 nella Worldwide Music Album Chart e al #2 nella European Music Album Chart.

Si stima che le vendite digitali dell’album ammontino a circa il 14% del totale.

VENDITE ONLINE

Anche qui si è assistito ad un’egemonia di marca tutta irlandese. Songs of Surrender ha raggiunto il #1 nelle sezioni “CD E VINILI” e “ROCK” in Italia, nel Regno Unito (dove ha conquistato la vetta anche nelle sezioni “POP” e “BOX SETS”) e negli Stati Uniti. In Germania, l’album si è fermato al #2 in “CD E VINILI” e “ROCK”, ma ha conseguito il #1 nelle sezioni “POP” e “BOX SETS”.

STREAMING

Songs of Surrender ha superato i 26 milioni di ascolti, con una media di 308 mila al giorno. I brani più gettonati, sopra il milione di streaming, sono i quattro “singoli” e un brano “outsider”: Pride (In the Name of Love) (4,2 milioni di ascolti), With or Without You (1,9 milioni), One (circa 2 milioni), Beautiful Day (1,6 milioni), Invisible (1,5 milioni).

Si stima che le vendite dell’album ottenute mediante conversione degli ascolti (streaming-equivalent albums) rappresentino solo il 7% del totale.

Le vendite nel Belpaese

ITALIA

L’album ha esordito dritto al #1 della classifica FIMI con circa 8,500 copie all’attivo. Il disco è poi scivolato al #16 (1,700 copie), al #27 (1,000 copie) e al #47 (800 copie), totalizzando sinora 12 mila copie nel nostro paese.

Occorre tuttavia rimarcare che nella classifica degli album stilata da “Musica e Dischi” (un po’ l’antagonista della FIMI), ove si tiene conto esclusivamente delle vendite (fisiche e digitali), ma non delle “equivalenze” (come accade invece per la FIMI), Songs of Surrender ha aperto al #34 (computando un solo giorno di vendite), per poi balzare al #1, e retrocedere progressivamente al #2 nella settimana successiva e al #3 in quella seguente. Uno scenario molto differente, quindi, quello che si dipana osservando le due charts. Tale discrasia spiega in maniera piuttosto emblematica quanto il fattore “ascolti” possa penalizzare una band il cui grado di attecchimento presso le giovani generazioni – coloro che fruiscono maggiormente dei servizi in streaming – è tutt’altro che elevato. Lo streaming, dunque, è diventato un fattore marcatamente distorcente, che ha snaturato il concetto tradizionale di hit parade: non più, come eravamo abituati, una graduatoria imperniata sulle vendite, bensì un indice di popolarità degli artisti. Ed è un fenomeno la cui espansione appare inarrestabile. Basti pensare, a titolo d’esempio, che su Spotify si è passati da 51 milioni di utenti “free” (primo trimestre del 2015) a 295 milioni (ultimo trimestre del 2022).

CONCLUSIONI

Ad un mese dall’uscita, l’album ha superato le 200 mila copie vendute nel mondo. Un risultato di tutto rispetto, stanti le considerazioni svolte in quest’analisi. Consideriamolo un gustoso antipasto che fa da preludio alle succulente portate che seguiranno. L’appetito, infatti, è tanto, inutile nasconderlo. Gli U2, insomma, hanno già scaldato i motori in vista dei prossimi impegni: l’inaugurazione della MSG Sphere di Las Vegas e il nuovo, attesissimo, album. Non vediamo l’ora di udire il rombo in lontananza. Da “numerolandia”, anche per questa volta, è tutto. Alla prossima.
Gianluigi Cima

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